Battaglie turno 10

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[size=1.45em]La battaglia di Cantiaci:
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Forze in campo: spedizione sassone contro esercito del Gwent e esercito imperiale romano.

La Spedizione sassone continuava la sua avanzata, sicura che presto tutta la britannia sarebbe caduta sotto al suo piede feroce.
Erik il Grasso in persona comandava un esercito di circa 7mila anglosassoni, tutto sommato non male ma piccolo rispetto al numero totale del suo popolo.
Forse si aspettava di occupare facilmente Cantiaci ma non fu così.
Dopo aver domato la resistenza locale con relativamente poche perdite, i suoi esploratori lo informarono dell'arrivo di un grosso esercito.
I soldati di Aelle si radunarono in una pianura, in un giorno di pioggia battente, con il cielo scuro come la pece. E li videro per la prima volta i loro nemici, i loro veri nemici.
Di fronte a loro erano schierate due intere legioni, armate di tutto punto, luccicanti nell'oscurità, impassibili e marmoree.
Diecimila romani al comando del generale Maggioriano, venuto apposta dalla Gallia, da molti considerato degno della porpora.
Insieme a loro c'era anche Vortighern e i suoi 5000 soldati del Gwent, addestrati dal Magister Militum Ghask dei Caledoni.
Infine, più come banidere cerimoniali che come guerrieri, c'erano alcuni nobili caledoni.

La battaglia:

Non facendosi certo intimorire gli anglosassoni iniziano ad urlare ed inveire contro i loro nemici, ingraziandosi gli dei per la battaglia. Vengono mandati avanti i tiratori che scaricano sui fanti romani gruppi ti teste calcificate. I soldati romani resistono con i loro possenti scudi, mentre gli ausiliari un totale di 187 perdite e un danno morale non indifferente.
I romani non rispondono al tiro, è palese che attendano di scontrarsi con il nemico in corpo a corpo.
Erik non desidera altro e dopo aver inflitto altre 200 perdite ed esaurito i dardi ordina la carica generale, apparentemente fatta a caso ma in realtà ben ponderata.
Le formazioni ibridate di fanti pesanti e lancieri sassoni sono le prime ad arrivare in corpo a corpo ma il loro impeto , forse rallentato dalla pioggia, si infrange sugli scudi dei romani, dopo che questi hanno fiaccato le file nemiche con lanci di pilum. I danni arivano soprattutto sul lato destro dove si contano 500 perdite in pochi minuti.
Al centro invece le cose vanno molto meglio. Un migliaio di berserker colpiscono all'improvvisto, supportati dagli urli delle donne guerriere.
La fanteria pesante romana flette e subisce almeno 200 perdite a fronte di sole 9 per i berserker.
Un gruppo di 2000 cavalieri leggeri romani tenta un aggiramento sul fianco che i lancieri anglosassoni non riescono a vedere.
Fortunatamente 1000 arcieri decidono di immolarsi per l'onore e si lanciano all'attacco, bloccando la carica di cavalleria e perendo ma permettendo ad un distaccamento di lancieri di coprire la falla. Si salvano solamente 75 arcieri.
Il lato destro torna a flettere a favore degli anglosassoni, che colpendo duramente fanno arretrare i romani, sugli altri lati invece prevale una staticità combattiva che dona morte ad entrambi gli schieramenti.
1000 bande da guerra anglosassoni tentano un aggiramento dello schieramento nemico ma la piogga le rallenta abbastanza da farle notare alla cavalleria leggera, fortunatamente i prodi fanti riescono a scappare nelle retrovie in tempo.
Il lato destro ancora una volta cambia: gli anglosassoni subiscono perdite molto consistenti specie nella fanteria pesante, che è costretta a ritirarsi, rimpiazzata da 1000 lancieri.
Aelle e i suoi, invece, ottengono un maggior successo sul lato sinistro, mandando in rotta il primo reggimento di fanti pesanti romani. Il vuoto viene rimpiazzato da oltre 2000 lancieri del Gwent comandati da Vortighern in persona.
Al centro i berserker, completamente presi dall'ira, macellano oltre 800 soldati romani, subendo un centinaio di perdite.
Aelle comanda una sortita di un migliaio di fanti leggeri a supporto del suo lato, sfortunatamente questi vengono intercettati dalla cavalleria leggera romana, che ne uccide 265, mentre gli altri trovano riparo dietro ai lancieri.
La situazione pare totalmente imbottigliata sulle ali e lo scontro si deciderà al centro, nel crudo corpo a corpo.
Sul lato destro i romani continuano a prevalere nelle loro formazioni rettangolari e ben pensate, nonostante gli anglosassoni combattano con maggiore impeto.
Sull'altro lato Aelle vede un iniziale successo contro i fanti di Vortighern, si trova però rapidamente circondato dalle riserve della fanteria romana. L'unica cosa che può fare è chiamare in suo soccorso 1000 bande da guerra e sperare in bene.
Al centro ancora un successo netto per gli Anglosassoni, i cui berserker massacrano 1104 fanti romani a fronte di pochissime perdite. Ormai hanno creato un cuneo netto all'interno delle file romane che viene riempito in fretta e furia con gli ausiliari.
Il lato destro, alla fine pare cedere a favore dei romani definitivamente. Gli Anglosassoni si riuniscono a schiltron cercando di opporre resistenza su ogni lato, la loro avanzata può dirsi conclusa.
L'arrivo delle bande da guerra non cambia la sorte sul lato sinistro, i soldati anglosassoni sono circondati e rischiano di venire massacrati. Aelle allora si mette alla testa di un manipoli di coraggiosi e si lancia in prima linea verso sud. L'azione è inaspettata e il nobile sovrano riesce ad aprire una via di fuga ai suoi compagni e anche a salvarsi la vita.
Vortighern viene ferito ad una spalla e si ritira vigliaccamente.
Al centro i berserker combattono contro gli ausuliari, purtroppo la forza del loro impeto va esaurendosi e la loro ira diviene sempre meno potente. La cavalleria leggera romana riesce a prenderli alle spalle, complici le donne guerriere che fuggono di fronte ad un nemico troppo forte.
Nonostante i buoni propositi si può dire che la battaglia sia persa per gli Anglosassoni, che si ritirano abbastanza frettolosamente.

Esito:

Vittoria di misura della coalizione romana
Gli Anglosassoni lasciano sul campo: circa 4000 soldati.
I romani lasciano sul campo: circa 2500 soldati.
Il Gwen lascia sul campo 1007 lancieri , 260 fanti pesanti e qualche centiniaio di tiratori
 

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[size=1.45em]La battaglia dei Campi di Burgundia.[/size]

Forze in campo: esercito reale burgune, esercito reale franco, esercito reale alemanno, impero romano d'Occidente contro esercito del Khan unno, esercito degli svevi, esercito degli eruli, esercito dei lemovi, esercito dei rugi.


Le spie dei burgundi avevano segnalato qualcosa di assolutamente impossibile. Un esercito, il più grande esercito che l'uomo avesse mai visto.
Una sterminata orda di barbari al comando del Khan Attila in persona stava attaccando direttamente le terre di Burgundia!
Re Gundioco sapeva di non poter far fronte ad un esercito di oltre 100mila nemici. Cosa poteva fare? I suoi alleati sarebbero arrivati?
L'esercito burgunde, appena ventimila uomini, si schierò su una collina, nascondendo i cavalieri nelle numerose foreste vicine.
Paradossalmente quel terreno, che formava una conca naturale senza alberi, era favorevole anche ad Attila e ai suoi cavalieri unni.
La battaglia stava per cominciare, il piccolo esercito burgunde coraggiosamente si preparava ad andare incontro al massacro.
Il cielo era sereno, con poco vento.
Attila comandava il suo esercito, sotto di lui c'era Offa di Lemovia e Ermerico II degli Svevi.

La Battaglia:

Attila inviò un ultimatum ai burgundi, che non mostrarono desiderio di arrendersi. L'esercito unno allora lanciò in avanti la propria cavalleria. Oltre 30mila arcieri a cavallo unni, abili sia nel corpo a corpo che con i dardi. Non c'erano speranze per i burgundi, sarebbero stati travolti dalla pioggia di freccie e la collina poco avrebbe cambiato.
Gundioco decise di sacrificare le truppe meno utili mandando avanti le bande da guerra, 2000 uomini.
In quel momento un rullo di tamburi ed una serie di passi marziali destarono l'attenzione dei presenti.
Ai piedi della collina, uscendo dagli alberi, avanzava Ezio con il suo esercito, circa centomila romani armati di tutto punto che andavano ad integrarsi nelle file dei burgundi.
Gli arcieri unni fecero volare le loro salve con grande ferocia e molti furono i morti per i difensori, sia romani che burgundi. In pochissimi minuti le bande da guerra furono messe in rotta e sostituite da un gruppo di arcieri sacrificabili.
Gli Unni continuavano a tirare, massacrando i loro nemici. La cavalleria avversaria era inarrestabile e nessuno dei difensori aveva un rateo di fuoco abbastanza elevato da rispondere.
Dopo pochissimo tempo si contavano già 3 battaglioni in rotta per i burgundi e almeno 2000 perdite per i romani.
Un nuovo rumore, questa volta quello di un corno, catturò l'attenzione dei vari combattenti.
L'esercito franco stava giungendo dall'altra parte della collina e si stava ricongiungendo anch'esso con i Burgundi.
Sfortunatamente Clodo era alquanto timoroso e non si era preparato una tattica adeguata, ed erano solo diecimila, comunque vera e propria linfa vitale per i difensori.
Gli Unni cominciarono a bersagliare anche loro, che risposero con il tiro di 4000 arcieri, a cui si aggiunsero sul momento 1000 burgundi e 4000 romani.
I difensori subirono perdite relativamente leggere ma non seppero infliggere danni considerevoli ad un'orda così grande.
Volarono ancora le freccie, questa volta gli Unni riuscirono a spezzare il morale del loro nemico e a mandarli in rotta, non prima però di aver subito perdite assolutamente esagerate, forse a causa del dislivello del terreno.
Il bilancio della prima fase era di 10000 morti per la coalizione romana e circa 5000 per gli Unni, che si trovavano in vantaggio.
Attila decise di provocare la rottura dello schieramento avversario ordinando la carica delle fanterie degli alleati, nonostante la collina e di mandare i suoi cavalieri a colpire sui lati come uno stormo di vespe.
La carica degli alleati però fu un fallimento totale. Non solo la collina li rallentò eccessivamente ma i burgundi gettarono contro di loro palle di fieno imbevute di pece e appositamente infuocate.
L'effetto fu molto imprevisto e provocò il panico nel nemico, che subì perdite molto consistenti, ritirandosi dallo scontro.
Ma Attila aveva comunque ottenuto ciò che voleva.
La sua cavalleria fu intercettata sul lato destro dai lancieri burgundi, mentre riuscì a colpire sul lato sinistro e al centro.
Gli unni contro i lancieri burgundi furono rapidamente messi in fuga. Al centro riuscirono a infliggere forti perdite agli ausiliari romani ma alla fine dovettero ritirarsi per evitare uno scontro con la fanteria pesante.
I Franchi, invece, disorganizzati, furono travolti dall'onda di piena e colpiti molto duramente. Dure reggimenti di fanteria leggera furono messi in rotta e gli stessi fanti di re Clodo subirono perdite pesantissime, pur restando a fronteggiare il nemico, che si ritirò dopo questa sortita.
Attila mandò avanti una seconda ondata dei fanti dei propri alleati.
Anche questa volta la carica fu lenta ed inefficace, nonostante i burgundi avessero finito le palle di fieno proprio poco prima del contatto gli aggressori furono travolti da una pioggia di giavellotti romani, aiutati da qualcuno burgunde.
Lo scontro si concluse in breve tempo con una nuova ritirata delle truppe di Attila e appena 1005 perdite per i romano-franco-burgundi.
Attila stava tentando un nuovo attacco a tenaglia come poco prima ma l'arrivo di un nuovo esercito gli fece cambiare idea.
Un gruppo di 5000 alemanni, senza comandante e peraltro un po' spaesati, stavano uscendo dalla foresta.
Attila gli inviò contro 7000 cavalieri pesanti, desideroso di sbarazzarsene il prima possibile.
In quel momento i burgundi e i franchi capirono di dover cogliere l'occasione. Dalla foresta uscirono 5000 fra cavalieri burgundi e franchi, pesanti e leggeri, comandati dal valente Chiplerico lanciarono una carica sul fianco delle truppe svevo-ruge.
Gli Alemanni combatterono coraggiosamente ma la loro inferiorità sotto ogni punto di vista si fece presto sentire ed abbandonarono il campo dopo un'entrata in scena non molto decorosa.
Nel frattempo Chiplerico aggirò uno schieramento di lancieri messo a schiltron e fece schiantare i suoi contro oltre 4000 fanti nemici, massacrandoli completamente.
Gli ausiliari eruli e lemovi ancora in vita, peraltro circa 3000 uomini, cercarono riparo fra le fila degli unni, venendo rincorsi.
La cavalleria unna tentò un colpo sul lato destro ma per un errore tattico si schiantò direttamente su una formazione serrata di fanti pesanti burgundi, che subirono ingenti perdite ma seppero respingere il nemico.
Anche ai franchi andò bene, i lancieri riuscirono a respingere la cavalleria nemica ma ormai il loro numero era così esiguo che un cedimento di fronte pareva inevitabile.
Contro i romani andò meglio. Gli Unni riuscirono a provocare il nemico con una finta ritirata e schiacciarono totalmente oltre 3000 fanti pesanti nemici caduti nella trappola.
La cavalleria dei difensori eliminò quel che restava delle fanterie nemiche, quindi dovette scontrarsi contro 7000 cavaleri pesanti di Attila.
La carica degli unni, leggendaria, fu travolgente e le truppe alleate non riuscirono a resistere. Chiplerico fu sconfitto e ucciso mentre i suoi ripiegavano frettolosamente nella foresta.
Ancora una volta la cavalleria di Attila si schiantò contro i burgundi, infliggendo qualche perdita ma non facendo rompere lo schieramento.
Contro i Franchi andò meglio, le loro già demoralizzate linee si ruppero improvvisamente quando Clodo venne colpito dalla cavalleria nemica e travolto.
Dopo un iniziale insuccesso, invece, i romani ricompattarono le loro fila e seppero tenere testa alla cavalleria nemica grazie alla superiorità delle legioni.
La battaglia stava raggiungendo le sue fasi finali.
L'armata romana dovette allungarsi ulteriormente per coprire il buco dei Franchi e la cavalleria unna lanciò una nuova carica.
Improvvisamente dalla foresta uscirono 3000 bande da guerra franche che attaccarono gli unni sul lato.
Il loro diversivo, perquanto folle, funzionò e trattenne diversi gruppi di cavalieri nemici.
Il lato in precedenza in mano dei franchi fu un tritacarne, gli Unni colpirono a cuneo e fecero strage di legionari romani.
Al centro, invece, la fanteria romana combattè orgogliosamente e seppe tener testa al nemico grazie anche ad una carica di 6000 cavalieri comitatensi fino ad allora nascosti nella foresta.
I fanti pesanti burgundi, supportati da alcuni leggeri, tennero testa per un tempo sufficiente anche dopo la morte di Gundioco.
Attila comprese che quella battaglia stava per finire e comunque si riteneva soddisfatto, avendo ucciso entrambi i re dei propri nemici anche se dovette lasciare il campo ad Ezio.


Esito:

Vittoria di misura della coalizione romana
Gli Unni e i loro alleati lasciano sul campo circa 60mila uomini, di cui quasi tutti quelli degli alleati.
I Burgundi lasciano sul campo circa 13mila uomini e il loro re.
i Franchi lasciano sul campo circa 6400 uomini e il loro re
gli Alamanni lasciano sul campo circa 3500 uomini
I romani lasciano sul campo circa 45mila uomini.
 
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