[Background del Regno di Licosura] La Vera Storia

Mabelrode

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Allora, intanto lo posto qui poi, quando verrà aperto un forum apposito, qualche anima mia lo sposterà.
Quando lo leggete partite con il presupposto che questa è la visione religiosa del mio popolo e, in quanto tale, non ha nemmeno vagamente l'intenzione di aver elementi comuni con le altre religioni o di esser in qualche modo condivisa.
Sia ben chiaro, se qualche religione inerente (Culti naturalisti e Vampiri) vuole prendere spunto mi fa piacere ma non è assolutamente necessario... solo i vampiri dovranno contattarmi così ci coordiniamo riguardo gli eventi che hanno portato alla mia totale devastazione :look:
Quindi, quella che chiamo "La Vera Storia" è il contenuto dei nostri libri religiosi e non la storia oggettiva del mondo..

Questa è, a grandi linee, la visione religiosa.. manca ancora un Dio e la creazione dettagliata dei vampiri... chi ha giocato ad Antares noterà che ho riciclato un fottio di roba (veramente tanta) dal background che avevo scritto per lo shard.


edit:
Non spaventatevi se tutti gli Dei sembran buoni e pacioccosi, è solo l'inizio della storia :zizi:
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Genesi

Nell’immensità del Tutto, brillavano molte luci.
Stelle raggianti, intrise di Essenza, figlie del pensiero di Leorath: erano le Intelligenze Celesti.
Esse vagabondavano libere nelle polveri cosmiche, beandosi della reciproca radiosità.
Accadde, in un tempo prima del Tempo, che alcune di queste Intelligenze si incontrassero, trovandosi unite nel medesimo desiderio: esse sognavano che nascesse “qualcosa” nel Tutto.
Qualcosa di solido, reale.
Qualcosa che avesse un Tempo e uno Spazio.
Qualcosa al quale avrebbero potuto ancorarsi, un punto di riferimento, un “Perché”.
E Leorath le accontentò creando una immane sfera di materia grezza, utilizzando il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra.
Accese poi un grande stella di fuoco, il Sole, e fece sì che girasse intorno alla sfera, riscaldandola da lontano.
Era l’alba del Mondo.
Quello, fu l’avverarsi del desiderio di quelle Intelligenze Celesti.
Coloro che noi chiamiamo Dèi.

Il mondo, ai suoi albori, era sconvolto da continui cataclismi, completamente abbandonato al caos. Ma tutti gli Déi volevano creare qualcosa di solido, reale, che seguisse delle regole.
Iniziò allora la Creazione del mondo:
Per primi si mossero Ercheron e Acinonile, che possono essere considerati il padre e la madre del mondo.
Ercheron tracciò il limite tra il cielo e la terra, scavò i mari profondi ed eresse le imponenti montagne; creò le sterminate pianure erbose, dove fece correre i primi cavalli, e sulle colline fece crescere le foreste, dove abitarono le altre sue creature.
E mentre suo fratello continuava a far sbocciare la vita sulla terra, che presto si popolò di tutta la fauna che oggi conosciamo, Acinonile organizzò il cielo, raggruppò le nuvole, impose loro che venissero guidate dai venti: quattro grandi venti, che spostavano quattro grandi correnti, che crearono quattro stagioni.
Insieme, Ercheron e Acinonile chiusero il cerchio della Vita e del Tempo, facendo succedere la morte alla vita, il cacciatore alla preda, il sole alla pioggia, la burrasca alla quiete, per poi ricominciare.
Venne poi il tempo di creare esseri intelligenti, che fossero in qualche modo simili agli stessi Déi.
Allora Ercheron creò gli Elfi, che convivevano in armonia con la natura da lui creata e gli umani ai quali donò la trasmutazione, la possibilità di riunirsi a Dio e governare la terra.
Insieme a lui Luper, impegnato a far ribollire gli antichi vulcani dell’alba del mondo, creò i Nani.
Vulpuana fece dei flutti la propria casa e li popolò con gli animali che avrebbero sfamato i figli prediletti.
Le razze crebbero, si moltiplicarono, nacquero popoli e civiltà, sorsero stati e imperi ma, estraneo alla vita, qualcosa tramava contro i propri fratelli.



Leorath, il Dio Leone


Il Tutto era il primordiale universo, dove nulla aveva un paragone, non esistevano limiti, inizio o fine; inimmaginabile, al di la di ogni comprensione.
Eppure, qualcosa soprassedeva al Tutto.
Un Essere Superiore che i nostri padri vollero chiamare Leorath, il Dio Leone, il Creatore.
Osservatore, Giudice e Giuria di tutto ciò che trova il suo significato nel mistero dei misteri: il perché della nostra esistenza.



Garleo, Il Primo Licantropo.


Garleo è il primo figlio di Leorath che ha camminato sulla terra.
Scelse di manifestare la sua essenza come parte della creazione, insieme ai suoi figli, come uomo tra gli uomini.
Egli simboleggiava la Forza, il Sole Splendente che irradiava le terre.
Visse la sofferenza e la fatica degli uomini come loro pari, e imparò insieme a loro a combattere: fu il primo tra i guerrieri, il più grande dei cacciatori.
Insegnò al suo popolo come coltivare la terra e allevare le greggi.
Spaccò la roccia e ne fece mattone, scuoiò le bestie per farne vesti, tagliò la legna e ne fece fuoco, e con esso fuse il metallo, e con esso forgiò armi e utensili.
La sua anima conobbe il peso della vita, e la paura della morte. Divenne sommo esempio per tutti i suoi figli, come modello di grandezza, di perfezione.
Egli organizzò il suo popolo secondo leggi, stabilendo un ordine a cui attenersi per convivere in armonia. Così gli uomini costruirono grandi città, con case e strade di pietra, affinché durassero nel tempo, e ospitassero i loro figli, e i figli dei loro figli.
Fu lui a costruire i templi e insegnarci la vera storia, fu il primo uomo benedetto.
Il primo della nostra specie.
Dei figli di Leorath che succedettero a Garleo, nessuno poté eguagliare le sue doti di comando, il suo talento di guerriero, la sua grandezza.


Acinonile, la Figlia del Vento.

Acinonile è come il tempo, non è mai uguale.
Il suo aspetto può essere quello di un gigante, grande e minaccioso come una tempesta, ma anche quello di una bambina, allegra come il sole.
In effetti, ella non vive come un’entità singola, ma come un insieme di essenze, ognuna delle quali segue a suo modo il corso del mondo.
I suoi figli sono benedetti dall'anima del Ghepardo, la più veloce tra le creature, e come esso tagliano il vento alla ricerca del tocco della Madre.
Spirito eterno depositario delle conoscenze più antiche del mondo; è stata la sua prima abitante, quando ancora tutte le terre erano avvolte nel fuoco, e i mari ancora rinchiusi nel ghiaccio del nord.


Vulpuana, La Volpe del Mare.


Il Mare.
Immenso, si staglia meraviglioso fin oltre l'orizzonte.
Da Esso è nata Vulpuana, la graziosa Vulpuana.
Soave, insegnò alle creature dell'oceano a cantare, e da esse lei imparò la semplicità e la quiete.
E lungo tempo passò abitando le correnti,
finché, un giorno,
si avvicinò a quella bianca linea spumosa,
che segna il confine del mare.
Salì, come un onda, e si imbatté nel calore della terra.
Fu pervasa dal profumo del vento,
abbagliata dallo splendore delle foreste e della vita che le pervadeva.
Conobbe le creature della superficie che suo fratello Ercheron aveva creato,
e conobbe gli elfi
e gli uomini
e i nani.
E guardò ammirata gli uccelli che solcavano le vertiginose altezze del cielo.
Così, ammirando la Creazione dei suoi fratelli,
Vulpuana, la graziosa Vulpuana,
riconobbe in quello spettacolo l’armonia che abitava l’oceano.
Riconobbe quella meravigliosa energia che muoveva la vita,
così nel mare, così sulla terra, così in cielo.
E questa energia la riempì tutta
permeando i più sottili meandri della sua essenza.
In questo modo Vulpuana, la graziosa Vulpuana,
Vulpuana la semplice, Vulpuana la quieta,
comprese l’Amore.
E desiderò che tutte le creature potessero godere quanto lei di quell’estasi meravigliosa.
Che ogni essere vivente potesse amare i suoi simili, ed essere amato a sua volta.
Vulpuana inseguiva quel sogno.
E noi,
quando guardiamo il mare,
quando ascoltiamo i suoni del mare,
anche noi, in quel momento,
sogniamo.



Ercheron, L'Orso di Pietra


Ercheron è il Dio della Terra e persegue con orgoglio e impegno il suo obbiettivo:
Creare nel mondo un equilibrio tra i poteri che lo dominano, in modo tale da renderlo autonomo, perfetto.
Inizialmente, la sua creazione era semplice,
si basava sul coesistere di diverse forme di vita, che avrebbero seguito un preciso decorso, relazionandosi tra loro e con le regole del mondo che Acinonile aveva ordinato.
Appare ai mortali come un maestoso orso bruno, un padre, possente e nobile.
Proprio come un padre, accoglie tra le sue braccia tutti gli uomini, amandoli in eguale modo, e in eguale modo sa essere duro, impietoso.



Chirovedo, Il Traditore


Quando Leorath s’innalzò, nella prima alba del creato, la sua lunga ombra si proiettò fino all’altra estremità del mondo.
In quei luoghi, l’ombra del Dio diede forma ad un essere nuovo, un immortale, nato nelle tenebre più nere, figlio della notte.
Chirovedo era il suo nome, l'Antico Pipistrello: I suoi occhi non potevano vedere, la sua pelle non poteva percepire il calore del sole.
Ed Egli era solo.
Si aggirò senza meta per le terre dei suoi fratelli per molto, molto tempo; era tra gli dèi un esule, che non comprendeva il mistero della vita.
Le sue orecchie udivano suoni e rumori, e lui non li comprendeva, le sue mani accarezzavano cose, oggetti, e lui non li riconosceva.
E così, incapace, non percepiva la differenza tra il sonno e la veglia, tra il giorno e la notte.
Nel suo eterno aspettare, Egli coltivò l'invidia nel suo nero cuore e tramò la distruzione dei figli dei propri fratelli ma, privo del dono della vita, poté donare solo l'esistenza alla sua maledetta progenie.
Così nacque il male che avrebbe portato al giorno di Hekaton, l'Ecatombe.
Ed anche oggi attraverso i suoi occhi cavi, Egli ci guarda.
Dall’alto del suo trono, con i suoi occhi di bestia.
Ci osserva scemare le nostre vite, brulicare come insetti.
Disgustato, ma impassibile, ci guarda mentre con nostro passaggio modifichiamo la terra e l’acqua.
Mentre con le nostre voci, con i nostri suoni e rumori, inquiniamo il suo silenzio.
Ci guarda, mentre la nostra stessa presenza sancisce il suo fallimento.
Ci guarda, e ci odia.
 

Mabelrode

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Lupar, il Lupo Ardente


Lupar, il Grande Lupo, incarna la fiamma irrazionale che brucia la carne e lo spirito dell’uomo soggiogandolo all’istinto. Il suo cuore gonfio di rabbia abbraccia coloro che si inchinano dinnanzi agli Dei alla ricerca di forza e la sua benedizione ricade sulle vite nutrite da rancore e vendetta.
Egli si mostra ai mortali come lupo ardente di fiamma portando morte e disperazione a coloro che osano minacciare il Regno voluto da suo padre.
Solo i suoi figli si allontanano dalla foresta come viaggiatori solitari, solo loro vagano di città in città alla ricerca delle tracce della progenie di Chirovedo fiutando come lupi la loro carne putrefatta.
 
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