Un plico sigillato in ceralacca con lo stemma degli Altavilla giunge a Genova. Sul verso del foglio, è facile leggere AD CONSULEM CAFFARUM.
Console Caffaro,
la Corona di Sicilia e del Ducato di Apulia e Capua mi ha incaricato di renderVi partecipe del dispiacere che attanaglia la Corte di Palermo alla luce delle vicende che hanno portato alla destitutio della Rex Publica Pisae.
Il dispiacere è nato quando la Corona è stata informata dell'accaduto non da messi della Serenissima o della Liguria, ma da mercanti e pescatori del porto, quasi che il Regno di Sicilia fosse l'ultimo dei paesi italiani per ordine di importanza.
E sì che l'apporto dato dalla Sicilia a codeste terre è stato, è tuttora notevole: tuttora accordi commerciali ci legano alla ormai Vostra Corsica, ai giudicati sardi, ed entrambe le isole si arricchiscono con i nostri prodotti, per non parlare dei diritti commerciali che portano numerosi tarì nelle casse del Vostro comune.
Come se non bastasse, è davanti agli occhi di tutti i sovrani di levante e ponente che il tanto agognato equilibrio in quel d'Italia, cercato dai Savoia e voluto da tutti i regnanti della Penisola, è stato messo in secondo piano, dato che, nel tentativo di stabilizzare la situazione pisana, è stata ignorata una Corona che raccoglie sotto la sua ala protettrice più di un terzo dell'Italia stessa. La scelta di un delegato degli Altavilla nel Consiglio pisano, mossa tra l'altro dal governo della Serenissima, risulta una sorta di contentino che mal si adegua alle necessità di un'Italia tranquilla e priva di lotte intestine.
Le voci di indignazione che si alzano dagli empori, dai porti e dalla corte di Palermo non sono lusinghiere nei confronti di coloro che, a primo acchitto, hanno banchettato sui resti di una res publica che si è tolta la vita con le sue stesse mani.
La Corona confida che non sia questa la realtà dei fatti, e chiede una prova di buona fede.
Pertanto, alla luce del nascente Principato di Pisa, le modeste richieste del Regno di Sicilia sono:
1) un tributo una tantum in monete d'oro, uomini d'arme o navi già armate, a prova della volontà degli Stati di mantenere i buoni rapporti;
2) il mantenimento delle rotte commerciali già consolidatesi con l'isola di Corsica e i giudicati sardi di Arborea e Gallura, che comunque rientrano nella sfera d'Influenza genovese;
3) La fondazione a Pisa di un'Ambasceria fortificata con un presidio di cinquanta uomini d'arme altresì inviati dagli Altavilla, affinché il Regnum Siciliae possa fungere da garante per l'equilibrio tra le due Repubbliche Mercantili di Venezia e Genova.
Come potete leggere, Console Caffaro, le richieste non sono esose, ed esulano dagli introiti cospicui di cui beneficerà il vostro Demanio.
All'inadempimento di una di queste richieste, la Corona d'Altavilla sarà costretta a revocare i diritti commerciali che legano i nostri Paesi.
Uno stesso plico verrà recapitato alla sede del Doge della Serenissima Repubblica di Venezia.
In fede,
Thomas Brun, Kaid della Corte d'Altavilla
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/c3/Blason_sicile_famille_Hauteville.svg/160px-Blason_sicile_famille_Hauteville.svg.png