Diplomazia Nel cuore della Montagna

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Con il disciogliersi dei primi ghiacci, il nano Hjalmar aveva insistito con l'assemblea di Ysil per prendere contatti con i membri della sua stirpe insorti a sud, lungo le montagne gelide. Sulle prime l'idea non era stata accolta con particolare interesse, vuoi per la distanza tra i confini, vuoi per il fatto che la reazione dei nani nei riguardi degli skaven non era stata delle migliori, ma alla fine anche quei pochi topastri con voce in capitolo optarono per una quieta accondiscendenza. Ad Ysil servivano alleati, risorse, infrastruttura economica e soprattutto sicurezza. Non doversi preoccupare di quanto succedeva in tutto l'est era una priorità che, anche davanti al rischio di inimicarsi qualcuno, valeva la pena di prendere e sfruttare al massimo.
Con la benedizione della regina, quindi, Hjalmar Mandiferro partì con una piccola scorta alla volta della Via Argentea, il cuore dei domini del Karaz-Ankor. Decise di prendere la via delle montagne, da bravo nano, e sfidando le nevi - che comunque andavano mitigandosi con la primavera - varcò gli antichi passi noti ai carovanieri per affacciarsi, a metà della stagione, sui confini dei fratelli nani. Era dall'inizio del morbo che non usciva più dai confini della foresta, quasi cinque anni di effettiva "reclusione arboricola" che lo avevano fatto sentire stretto, impotente. Ma finalmente riusciva a tornare a quello che più amava fare: parlare, accordarsi, discutere e... commerciare. La sua presenza lì, infatti, non era solo foriera di futuri buoni rapporti, ma anche di un interesse ben chiaro d'intraprendere relazioni fruttuose per il futuro. Ancora il Karaz-Ankor era distante, le vie insicure, ma tempo al tempo tutto sarebbe cambiato e lui voleva essere lì quanto i tempi sarebbero stati maturi.

Una volta entrato nei confini si diresse verso l'insediamento più vicino così da trovare qualcuno che sapesse indirizzarlo verso il re delle montagne.

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Hjalmar Mandiferro sapeva bene come i suoi simili ragionavano. Egli aveva scelto una vita su più bassi pendii, ma certe usanze e tradizioni non venivano mai dimenticate.
Presentarsi senza essere prima stato invitato nella Karak Regale, avrebbe suscitato più di un borbottio da parte dei nani più anziani, che avrebbero commentato come le nuove generazioni mancavano del dovuto rispetto.

Per questo, il saggio nano, scelse di scendere a valle nelle pianure di Passo Morte dove il clima sarebbe certamente stato più mite che sulle vette e valichi dei monti che sino ad ora aveva attraversato. La primavera era alle porte, e si era in quel periodo dell'anno di transizione, malgrado alcuni anziani ripetevano che non esistessero più le mezze stagioni.

Presentatosi nel primo villaggio vicino al confine nord della regione, venne indirizzato verso l'insediamento principale, Karak-Zon. Rocca Sole, letteralmente.
Ed una volta giunto nei suoi pressi, poté comprenderne il motivo. La cittadella era appena stata terminata, ma già da lontano si poteva ammirare la tipica architettura nanica, che faceva da padrona lasciando però spazio in certi ambienti a costruzioni più "esotiche" ma che altri popoli trovano più congeniali a loro. Tutt'intorno, enormi campi di grano. Certo, in quel periodo non potevano che sembrare semplici campi da pascolo, ma uno sguardo più attento avrebbe notato la differenza. Hjalmar si perse ad immaginarsi quel panorama in piena estate, prima del raccolto, con il sole alto e luminoso e il giallo del grano che circondava la città.

Arrivato nei suoi pressi, venne fermato da guardie un po' circospette, più che per il corazziale, per l'atipica scorta che lo accompagnava, chiedendo oltre alle generalità il motivo della visita. Presentatosi venne scortato sino alla guardiola, dove il tenente lo accompagnò sino al capitano, che lo portò dal comandante, che riempendo di insulti il poveretto (una volta appreso il largo giro di passaggio di consegna) si premurò di scusarsi e dopo una breve rifocillazione, lo accompagnò al Palazzo del Re, Traflaz Cuorimpavido.

"Mio Re, un messo dal lontano Regno di Ysil chiede udienza con l'Alto Re, dice di venire per conto della Regina Daz-Gwennhel Ozkirion"
annunciò il giovane comandante.
Traflaz, che stava esaminando su un tavolo dei progetti per la costruzione di nuovi edifici assieme ad altri due nani e un halfling si girò verso il comandante e il nuovo arrivato sospirando. Sospiro che gli si strozzò in gola, alla vista della lunga e curata barba bianca candida del presunto messo regale.
A passi decisi e con le spalle belle dritte si avvicinò a Hjalmar "Sono Traflaz Cuorimpavido Traflazson, Re di Karak-Zon e nobile alla corte dell'Alto Re Euan Ironfist, al vostro servizio" concluse chinando lievemente il capo in segno di rispetto verso un Throngrink.
Si fece poi da parte, mentre allungava la mano ad indicare un lungo tavolo posto in disparte, su cui erano presenti alcune caraffe.
"Rifocillate chiunque fosse giunto con costui, e offrite loro la giusta ospitalità." Sentenziò poi nei riguardi del comandante, che dopo un rapido saluto militare uscì da dove era entrato.
Il sovrano accompagnò l'ospite a sedersi, per poi farlo anch'egli su uno scranno di legno posto a capotavola. La sua barba era di un nero scuro come la pece seppur superasse di poco l'ombelico e gli occhi di un colore altrettanto neri. La pelle era scura, arsa dal sole della pianura. Un nano che certamente fino a poco tempo prima passava molto tempo all'aperto.
Offerto, nuovamente, da bere all'ospite, Traflaz rimase in attesa di udire le sue parole prima di decidere il da farsi.
 

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Il nano aveva quasi scordato la vita tra la sua gente e la lunga peregrinazione prima di giungere a destinazione non fece altro che ricordargli tempi passati quando, nonostante tutto, aveva modo di viaggiare in lungo ed in largo con le sue carovane. Giunto che fu a Karak-Zon ebbe modo e maniera di sapere quale fosse, almeno superficialmente la situazione del neoriformato regno nanico e di tutti gli annessi ed i connessi che erano avvenuti durante il suo viaggio, quando i messaggeri non l'avevano potuto informare. Hjalmar, sotto sotto, fu divertito da quella lungagigne burocratica per arrivare a vedere il regnante locale e si premurò di lasciar correre qualsiasi tipo di disagio subito assicurandosi che non venisse punito alcun soldato per il tempo che aveva atteso, dopotutto avrebbe di gran lunga preferito starsene lì che nelle foreste a nord, ma gli affari erano affari, oltre al fatto che nelle montagne del nord la sua schiatta viveva da millenni.

Giunto infine al cospetto di Traflaz Cuorimpavido s'inchinò rispettosamente attendendo che fosse il sovrano a rivolgerli per primo la parola; solo a quel punto si presentò a sua volta. «Io sono Hjalmar Mandiferro e vi ringrazio infinitamente della vostra ospitalità. Domando scusa se non vi ho fatto avvertire prima ma le lande sono perigliose e ho preferito presentarmi di persona così che quanto vi debbo dire non andasse perduto.» si spiegò, accettando poi di buon grado sia di prendere posto a sedere che una ricca pinta di birra. Assieme a lui erano arrivati anche altri delegati che, rimasti in disparte, si rifocillarono bevendo e mangiando grazie alla cortesia di Cuorimpavido.
Hjalmar, a quel punto, con la gola inumidita e conscio d'essere tra amici, illustrò al re il motivo della sua visita.
«Sono qui per conto di Sua Grazia Gwenniel d'Ysil. Mi manda in segno di amicizia a conferire con voi. Per molto tempo i vii ed i nani della mia stirpe hanno vissuto sotto i monti d'Idylla assieme, abbiamo combattuto e respinto molti nemici, e solo l'Impero - sia tre volte maledetto - ha interrotto una lunga e prospera amicizia.» esordì. «Ora che siamo liberi dalle catene è nostro desidero ripristinare quell'amicizia tra i popoli dell'est, ponendoci a baluardo per scongiurare una nuova catastrofe da parte dei Theofonias.»
Si umettò ancora la bocca con la birra prima di proseguire.
«I nostri regni sono ancora lontani e le terre che ci dividono inesplorate e violente, ma tempo al tempo le cose miglioreranno e la mia signora non vuole farsi trovare impreparata ad accogliere vecchi nuovi amici.» sorrise. «Sono qui per dirimere ogni quesito che possiate avere in merito alla nostra richiesta di amicizia, quindi non siate parco nei quesiti; vi dirò tutto quanto posso e anche di più se necessario!»
 

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Traflaz ascoltò attentamente l'anziano nano, lisciandosi la distrattamente la barba nel mentre. Probabilmente pensando a quanti altri anni avrebbe dovuto vivere per averla lunga e bianca come il suo interlocutore, e soprattutto se ci sarebbe arrivato.
Al sentire nominare l'impero sì uni a Hjalmar nelle maledizioni, e al nome dei Theofonias sputò per terra, per la gioia di chiunque avrebbe poi dovuto ripulire. Ma erano reazioni più che giustificabili.

Annui vigorosamente dicendo "Certo, certo... La stirpe della tua Regina è stata di grande aiuto durante la Liberazione. Combattono con la forza di un Urk, ma sono decisamente più trattabili. Dovrò chiedere la consultazione degli archivi di Karaz-a-Karak, per confermare che in passato vi fosse amicizia tra i nostri rispettivi popoli; anche se molta della nostra conoscenza è andata perduta, quei locali non venivano aperti da almeno sei secoli, qualche riferimento vi sarà sicuramente." Prese un sorso di birra, che bevve rumorosamente, asciugandosi poi la bocca con la barba. Un gesto sicuramente poco nobiliare ma comune nelle cerchie di più basso rango. La nobiltà da poco ristabilita aveva fatica ad abbandonare di punto in bianco quei comportamenti che aveva sempre avuto sino a poco tempo fa.

"Certamente però, non nasconderò la nostra più che comprensibile diffidenza... Avete usato la mano leggera con gli Imperiali. Secondo i più di noi state covando delle serpi in grembo, non ci si può fidare e mangiare allo stesso desco di chi fino a poco prima ti guardava dall'alto in basso sentendosi superiore. Sappiamo inoltre che avete accolto tutte le razze, a parte per i Thaggoraki e gli Skofzani [ndr: ratti e uomini lucertola] noi non abbiamo nulla di particolare contro le altre razze, ma non reputiamo degne di fiducia i primi, e pericolosi i secondi... Soprattutto i secondi, a causa delle voci che giungono da sud.
Rassicuratemi su questi due punti e, nel caso, farò il possibile per organizzare un'udienza con l'Alto Re.
" concluse.
 

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Hjalmar si unì alla bevuta del Re, sorseggiando a sua volta dal boccale. «Ah, Vostra Grazia, dubito che ci sia qualcosa nei vostri archivi. Parlo di guerre e battaglie avvenute tre vite e mezzo d'elfo addietro.» scrollò la testa, meditabondo. «Le montagne di Idylla erano la casa di una fiorente comunità nanica. Esistono persino alcuni ibridi tra vii e nani! Prima erano più comuni, mi hanno detto, quando le roccaforti sotterranee brulicavano di vita.» abbassò lo sguardo. «Abbiamo perduto i contatti con il sottosuolo un lustro fa. Non sappiamo nemmeno se ci siano sopravvissuti laggiù... ma non sono qui per farvi deprimere con vecchie storie, affatto. Il tempo è tiranno.»

Poggiò il boccale e, mettendosi meglio sulla schiena, prese a lisciarsi la barba. «Posso capire la diffidenza, ma Ysil è sempre stata patria di genti e culture diverse. La lingua del regno è l'elfico, eppure tutti parlano almeno due o tre lingue in più. I nostri dei sono accettati, talvolta persino pregati, e non v'è distinguo tra le persone se non tra nobili e cittadini.» si grattò un sopracciglio. «E anche lì, vi dirò, nemmeno così marcato. Gli uomini ratto, che nella lingua del bosco di chiamano Nyarroi e gli Anguloi, i Wyrm, sono razze... peculiari. Ma se i secondi sono esseri abietti senza onore, i primi sono più che altro esseri malguidati. Quei poveracci che vivevano nelle foreste, Vostra Grazia, non vi dico com'erano conciati. Peggio di bestie, lasciati a patire la fame e la sete.» fece una smorfia schifata. Aveva parlato in elfico quasi perfetto nel dire quelle due semplici parole. «Se anche in gioventù li disprezzavo, vi dico che con trascorrere delle stagioni ne ho visti morire di fame e stenti così tanti da essere stato mosso a compassione. La mia regina è di buon cuore, forse troppo, ma non è riuscita a ignorare la supplica che si levava all'ombra dei suoi alberi.» spiegò.
«Tuttavia per le serpi... quello è un affare diverso. Nel nostro regno ve ne sono pochissimi e sparuti, non li abbiamo uccisi solo perché non erano necessariamente colpevoli di quanto fatto dai loro fratelli schifosi. Nondimeno sono sgraditi nei confini, ed i prossimi che giungeranno non troveranno rifugio né asilo nelle nostre terre.»
 

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La prima reazione del monarca fu una grassa risata, che quasi gli fece andare di traverso la birra. "Throngrink dovresti sapere che abbiamo molto a cuore il nostro passato, le nostre Radici. Se parli di un passato remoto, sicuramente ne troveremo traccia. A meno che non sia stato distrutto volontariamente. Molte cose sono andate perdute con la sottomissione all'Impero, ma altrettante sono state preservate, in attesa che le catene venissero spezzate." Prese un altro sorso "Se c'è una cosa che sappiamo fare noi Dawi, è resistere. Siamo testardi, sicuramente qualcuno è rimasto ne sono certo. Abbi fede nei Progenitori, loro vi guideranno dai nostri simili perduti! Un brindisi, ai Progenitori!" disse alzando il calice e svuotandolo definitivamente, per poi riempirlo nuovamente al suo ospite e a lui.

Stavo nuovamente bevendo quando Hjalmar parlò dei Wyrm, questa volta la birra gli andò di traverso. "Non sono certo di quello che affermi" disse tossicchiando "Riguardo i rettili. Sono giunte poche voci a cui è difficile credere, ma abbiamo appena superato un'epidemia che ha lasciato un segno indelebile su queste terre, l'Alto Re non è certamente ansioso di doverne affrontare un'altra nel breve periodo. La via scelta è stata certamente drastica, ma a mia detta coscienziosa. Vi osserveremo e vedremo se abbiamo agito in maniera avventata..." sbattendo le mani sul tavolo sì alzò in piedi "Le vostre risposte mi hanno soddisfatto, ora però è da vedere se soddisferanno anche l'Alto Re. Siete fortunato Mastro Hjalmar Mandiferro, si da il caso che Egli sia qui a Karak-Zon per ora. Domani avrete la vostra udienza. Ora riposate, il viaggio deve essere stato lungo e faticoso." Chiamò quindi due individui che erano rimasti in disparte, parzialmente nascosti dietro delle colonne. Erano entrambi nani, la cui barba era appena spuntata. "Mostrate ai nostri ospiti i loro alloggi, e date loro tutto ciò di cui hanno bisogno." Chinò nuovamente il capo di fronte al Throngrink, per poi allontanarsi a grandi passi verso il tavolo su cui erano ancora sparsi i progetti e a cui i due nani erano in attesa. L'udienza col Monarca di Karak-Zon era terminata.


****


Le stanze assegnate alla delegazione di Ysil erano nella parte appena ricostruita, poste qualche decina di metri nel sottosuolo ed erano più che dignitose, seppur non ricche di comfort, segno che ancora molto vi era da fare nella ristrutturazione della città. Stranamente non fu imbandito nessun banchetto, ma la cena si svolse con naturalezza. Per la prima volta i delegati videro dei non-nani nel palazzo, molti eteridi e qualche viis, che sedevano al fianco di nani vestiti molto elegantemente. Avvennero diversi discorsi, giuramenti, e brindisi. Insomma una tipica cena sotto la montagna, senza però la montagna.
Al ritorno nella sua stanza, Hjalmar, poté notare da subito tre dettagli:
Il primo era la porta, che egli aveva sicuramente chiuso dietro di sé, socchiusa.
La seconda era una flebile luce che filtrava attraverso la porta socchiusa.
La terza un leggero odore di fumo aromatizzato.
Dentro la stanza, se vi fosse entrato, avrebbe trovato un nano che seduto ai piedi del letto fumava, in attesa.
 

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Di ritorno dalla cena, dove aveva approfittato dell'ospitalità della sua gente, Hjalmar si era soffermato a parlare con un paio di vii che aveva intravisto nella karak. Non s'immaginava neppure che ci fossero dei figli delle foreste così distanti da Ysil e chiese loro, a grandi linee, cosa ci facessero nelle fredde montagne dell'est, scoprendo senza troppo stupore che il periodo imperiale aveva diffuso i vii in lungo e in largo nel continente. Dopo essersi congedato anche da loro, con lo stomaco pieno e la testa altrettanto colma di pensieri, deambulò verso la sua stanza trovandola inspiegabilmente aperta. Socchiusa per la precisione, ma comunque non come l'aveva lasciata. Era disarmato, per buone maniere, ma maledisse i suoi antenati per non aver con sé la fida ascia in momenti come quello. Si avvicinò alla porta e la aprì lentamente, trovandosi davanti un nano dalla barba bruna intento a fumare. Si rilassò in quel momento, distendendo le spalle.
«Avete forse sbagliato stanza?» domandò. Poi guardò meglio e comprese che no, quello non era un nano che aveva semplicemente errato porta dopo aver alzato un poco il gomito. «Siete un inviato dell'Alto Re, nevvero?» entrò nella stanza e la chiuse alle sue spalle.
«Credevo mi avrebbe ricevuto l'indomani... ma immagino volesse assicurarsi di non star parlando con un ciarlatano qualsiasi. Potete dunque rassicurarlo, porto parole di amicizia e intenti altrettanto amichevoli.» pur non essendo ancora decrepito, l'età non era più quella di una volta e, lentamente, si avvicinò al letto per sedervisi. «E... ringraziatelo da parte mia per l'ospitalità. Re Traflaz è un vero figlio delle montagne, era molto tempo che non mi sentivo a casa.» sorrise amaramente. «Spero che Idylla e la sua fortezza sotterranea tornino presto sotto il vessillo di Ysil.» quell'ultima frase la disse a bassa voce, parlando quasi tra sé e sé, come se l'altro nano nemmeno fosse lì. Tanto era passato dall'ultima volta che aveva veduto le aule della casa dei Lomelindi, sotto la montagna.
 

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Il nano lasciò che l'ospite sedesse sul letto, aspirando pigramente dalla pipa e facendo anelli di fumo fragranti vaniglia.
Vestiva una comoda uniforme da viaggio, un corpetto di cuoio su cui era stavo egregiamente inciso uno stemma, uno scudo di campo uniforme su un piccone, un martello posti trasversalmente incrociati, sormontavano una montagna. Gli stivali erano di buona fattura, ma lievemente usurati.
Lasciò che il vecchio finisse di parlare.
"No" disse semplicemente espirando "Non ho errato stanza. D'altronde ognuna di queste stanze mi appartiene" Guardò il nano facendogli segno di sedere accanto a lui per poi tornare a fissare il muro di fronte a sé, come se nella nuda parete di fronte a lui ci fosse qualcosa di degno della sua più totale attenzione.

"Accetto i Vostri ringraziamenti. Anche se accetto meno volentieri che una fortezza della mia gente porti un vessillo differente dal proprio... E dal mio." Aspirò nuovamente. "Rik Traflaz mi ha accennato di Voi. Udito però le ragioni della vostra visita, non volevo tardare oltre." Espirò "La Vostra Regina vi manda ad incontrarmi, dovrete aver attraversato molte regioni di cui sono anni non si sa nulla. Spero quindi che ciò che avete da dirmi, e la mia eventuale risposta, sia valso questo rischio." La mano che fino a pocanzi era appoggiata sul fianco, passò ad accarezzarsi la barba.
 
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Hjalmar dapprima si sorprese, non comprendendo, ma poi tutto gli fu chiaro e socchiuse gli occhi annuendo alle parole dell'alto re. Fece un leggero inchino con la testa, sedendosi dove se Ironfist gli aveva indicato. «È un privilegio incontrarvi qui. Domando scusa se il mio entusiasmo pare smorzato, ma la stanchezza è tanta e la sorpresa molta.» sorrise. «La mia regina manda a dirvi che ha tutta l'intenzione di esservi amica e che, al tempo opportuno, gradirebbe unirsi a voi nella difesa di tanta parte dell'est di Ipairos.» sintetizzò in breve. «Ella vuole che i rapporti col nostro popolo rifioriscano, crescano e si facciano più stretti.» proseguì. «E per quanto riguarda la vecchia Idylla, lasciate che vi racconti la sua storia poiché ha un cuore e un'anima tutti suoi che non appartengono né al nostro popolo né a quello della mia signora, ma a qualcosa nel mezzo.» si mise meglio comodo.
«Quando i Sei Regni governavano sulle foreste, l bianche vette di Idylla furono assegnate a Lomelind, il più valente e coraggioso tra i sei re. Egli guidò la sua gente sotto le montagne ma non poteva viverci né prosperarci senza aiuto. I miei antenati, che già allora peregrinavano in quelle regioni come raminghi, decisero di aiutare Lomelind a creare una città che fosse tanto bella quanto prospera.» aveva gli occhi sognanti nel raccontare, quasi vedesse quelle immagini davanti agli occhi. «Nel corso dei secoli abbiamo combattuto contro goblin, ratti e altre amenità del sottosuolo... fino all'avvento degll'Impero. I discendenti dei Lomelind vivono ancora, così come la nostra gente.» guardò il re a quel punto.
«So quanto il timore e la diffidenza abbiano fatto, ma la regina Gwenniel altro non vuole se non il bene dei nostri popoli tutti. E si, può sembrare poco, ma ella è davvero intenzionata a nient'altro che all'amicizia e alla prosperità. Un giorno la conoscerete anche voi, Vostra Altezza, è capirete cosa intendo... a parole è difficile esprimere quello che la giovane Ostirion trasmette in persona.»
 

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Il vecchio aveva parlato a lungo, a circa metà discorso Euan si era voltato a guardarlo negli occhi, specchio di sogni di un tempo passato e ricolmi di speranza per il futuro. I suoi del fuoco della giovinezza, il loro colore quello del cielo in estate. Ora che poteva osservarlo meglio, si poteva vedere come i lineamenti del viso non fossero marcati come quelli di un nano adulto, probabilmente avrà avuto tra i 60 e i 70 anni, certamente era insolito però che la barba fosse così lunga e folta ad una così giovane età.
Aveva smesso di fumare, per ascoltare attentamente ciò che gli veniva detto. "Pace... Prosperità... Amicizia..." disse meditabondo, aspirando nuovamente dalla pipa "Traflaz ha ancora dubbi su chi accoglie gli imperiali piuttosto che tagliargli la testa. Io sono più pratico. Qui era la cosa giusta da fare, la tradizione imponeva una vendetta, da altre parti sono giunte voci differenti. Tra di noi vi è quel Marchesato per esempio, lì hanno cercato di imprigionarli e sono scappati... Potremo dire che invece, io e la vostra regina, abbiamo raggiunto lo stesso risultato con metodi diversi. Da noi gli imperiali non sono più un problema, come non lo sono da voi... Per ora."

Si alzò in piedi, e fece dei passi misurati verso la porta per poi fermarsi prima di raggiungerla e girarsi lentamente verso Hjalmar. "I corazziali della vostra Regina hanno avuto un ruolo importante durante la Drazhazi-A-Vrengynazi [ndr. Notte della Vendetta], hanno combattuto e versato assieme a noi il loro sangue in nome della libertà" si girò e diresse verso il caminetto della stanza, le cui braci emanavano ancora tepore, svuotandoci poi i rimasugli della pipa. "Dite alla vostra regina, che l'Alto Re accogli con piacere il suo messaggio di pace e che guarda al futuro in cui i nostri popoli potranno incontrarsi." Andò verso la porta, che era rimasta parzialmente aperta. "Difensori dell'Est..." disse fermandosi sulla soglia "Bisogna solo capire, se chi dovremmo difendere la pensa come noi" Non attese ulteriori risposte, ed uscì dalla stanza mormorando "Il gioco è valso la candela"


***

Il mattino seguente Hjalmar sarebbe stato informato che l'Alto Re non era più presente in città, urgenti questioni lo avevano portato in altri luoghi. Il breve ma intenso scambio della sera prima sarebbe dovuto bastare all'inviato della Regina.
Agli inviati venne lasciato libero accesso alla città, seppur solo ai Nani fu anche concesso l'entrare a Palazzo, lasciando a loro la decisione sul quando ripartire.
Quando questo sarebbe avvenuto, sarebbero stati riforniti per il viaggio e scortati fino ai confini e poco oltre.

lo so che andresti avanti all'infinito, ma mi pare un buon inizio per ora! Una volta risposto possiamo chiedere ad eni se le relazioni sono migliorate
 
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