Diplomazia Talassocrazia II

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All'inizio dell'anno, dopo la fine del conflitto - mai davvero iniziato - col Carandor e la risoluzione tutto sommato pacifica della crisi, un inviato di Almarillan prese la strada della Bastiglia. Via mare, come era stato anni prima per Vittoria Melara, perché anche lui - come la precedente - era un capitano di vascello e non un principe né un re. Celemidan Milith era un eldar di bell'aspetto, molto giovane, che si distingueva per essere stato tra i primi a prendere parte alle rinnovate accademie navali messe in essere dal principato. I capelli biondi, portati lunghi fin sotto le spalle, ed i lineamenti affilati e spigolosi lo avrebbero senz'altro reso androgino agli occhi di qualcuno che non era avvezzo a rapportarsi con i figli di Gallean, ma alla corte di Dedric la sua stirpe era ben nota. Proprio per quel motivo era stato scelto un eldar, quella volta, per andare a conferire col Re Tempesta: c'era molto di cui dovevano conferire, su cui accordarsi, ora che le colonie nel nuovo mondo avevano presto a prosperare in piena autonomia.

La nave di Celemidan era di modeste dimensioni e con poco equipaggio, appena un centinaio di marinai di cui più della meta senza nemmeno le armi. Dopo aver atteso di essere contattato, si presentò e dichiarò ufficialmente il motivo della propria visita.
«Sono Celemidan Milith, neo ammiraglio del Principato, e vengo a voi per chiedere udienza a Sua Maestà Dedric. Prima ch'io parta per Aman mi è stato chiesto di parlare della situazione economica e commerciale nel nuovo continente e ho ritenuto saggio presenziare personalmente in questa occasione, così che non si creassero inutili attriti di sorta.»

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Pochi giorni dopo il suo arrivo, l'ammiraglio ricevette da un messaggero una lettera che, con linguaggio stringato e sbrigativo, lo invitò per il giorno seguente a palazzo.
All'ingresso venne accolto da un faccendiere che, invece di condurlo nella sala delle udienze, lo fece passare per corridoi secondari, fino a portarlo nello studio privato del sovrano.
La stanza era pressoché la medesima usata da Stannis, se non fosse che, di fianco al grande tavolo in legno rappresentante Ea, ve ne era un'altro raffigurante la gran parte delle terre e dei mari scoperti di Aman.

Dedric osservava, dal grande balcone aperto, il porto di Bastiglia quando Celemidan entrò dalla porta.

"Accomodatevi"
disse il Re voltandosi "ho pensato che essendo marinai volessimo evitare perdite di tempo e pomposità per venire subito al dunque.
Che parole mi portate Eldar?"
 
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L'eldar, una volta ricevuto il messaggio, si fece trovare pronto ed in poco tempo stava già camminando a fianco del faccendiere di palazzo per i corridoi secondari della reggia. Era sceso da solo, come era giusto che fosse trovandosi in terra relativamente amica, e quando venne fatto entrare nello studio privato del re i suoi occhi non poterono che posarsi quasi all'istante sulla grande mappa di Aman. Lui, come quasi tutti, nel nuovo continente non era ancora stato e vedere quelle cartine così dettagliate quasi gli fece perdere il senso dell'eleganza. Ripresosi immediatamente, sotto lo sguardo di Dedric, s'inchinò.

«Vostra Grazia, è un piacere potervi incontrare.» esordì. «E avete ben pensato. Non avrei saputo bene nemmeno come comportarmi in una cerimonia di alto profilo, vi ringrazio di avermi risparmiato l'umiliazione della goffaggine.»
«Sono venuto per conto del Principe Carnil a parlarvi del nuovo continente, Aman. Ricambierò la cortesia non facendovi perdere tempo: con l'espandersi repentino della nostra piccola colonia, la Viceregina Vittoria ha iniziato una serie di esplorazioni verso settentrione. La sua idea, seppur col solo scopo di aggiornare le nostre carte nautiche, potrebbe essere anche volta a prendere contatti con i locali.» fece una breve pausa.
«Cosa che potrebbe nel tempo portare al desiderio di espandere i propri commerci o instaurare qualche legame diplomatico. Sappiamo bene che voi siete arrivati in zona per primi, e che adesso ci sono anche i frostlings, quindi un nostro "passaggio" non discusso era da ritenere scortese, secondo il mio principe.» affermò.
«Sono quindi venuto a chiedervi se per voi fosse un problema quello che stavamo facendo e se ci fossero delle condizioni che vorreste rispettassimo. Sarebbe bello che Aman rimanesse un territorio quanto più "neutrale" possibile al vecchio mondo e per farlo ritengo sia importante tutelare i nostri rispettivi interessi, qualsiasi essi siano.»
 

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Dedric squadrò l'inviato dubbioso alle sue parole.

"Mio caro Celemidan, vi abbiamo dato i mezzi e il trampolino per giungere ad Aman, e sapevamo che una volta arrivati la avreste intessuto la vostra solita tentacolare rete di... conoscenze.

Qualche mia parola potrebbe evitare questo? Ne dubito, tanto quanto dubito di poter convincere un uccello a non volare.

Tuttavia il vostro "sogno" di tenere Aman neutrale rispetto al vecchio mondo è un pensiero strano.
Le terre di Aman e i popoli che li vi abitano non sono così tanto diversi da noi, ne sono i buoni selvaggi che qualche filoso e letterato amava sognare. Si massacrano tra loro tanto quanto noi facciamo da questa parte del grande mare.

Tenere quella terra neutrale rispetto al vecchio mondo è un pensiero che non riesco pienamente a cogliere.
La strada che porta ad Aman non potrà essere neutrale rispetto a nulla. Verranno guerre e grandi sfide per controllarla, è solo questione di tempo e opportunità. E l'accesso al nuovo vecchio mondo varrà sempre di più col tempo, ma a parte questo pensare che ciò che accade qui potrà avere grosse conseguente al di là del mare credo sia un igenuità.

Non ve ne siete ancora accorti? Là non valiamo nulla.
Siamo lontani ed isolati, e quando avrete finito di donare le vostre perline ai vostri nuovi "amici" il vostro peso eguaglierà il vostro numero, una manciata di umani ed eldar al di là del mare, lontani da casa e da ogni aiuto, e con meno forza del più disgraziato staterello.

Chiunque riuscirà a sbarcare ad Aman, più il tempo passa e più se ne accorgerà di non valere nulla. E più verrà guardato storto perchè non avrà altre perline di regalare ma vorrà solo terre e ricchezze.

La domanda, mio caro, non è se Aman rimarrà neutrale per noi, la domanda è, il nostro problema sarà l'avversario delle nostre terre che giunge o chi è già là?"
 

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«Certo, Vostra Grazia, ma è proprio in virtù della gentilezza per cui ci avete aiutati che sono qui.» rispose l'ammiraglio. «So che valiamo poco e so anche che le nostre ambascerie tendono a essere capillari. Abbiamo imparato a nostre spese l'errore di chiudere troppe porte - e quello di aprire a gente sbagliata - ma questo non significa che questo vada a discapito dei nostri rapporti.»

«Quello che intendo è che siamo disposti a "frenare" le nostre ambizioni diplomatiche se queste rischiano di compromettere i nostri rapporti. E potreste anche non crederci ma è davvero quello che sono venuto a chiedere, senza nessun secondo fine.» annuì alle sue stesse parole.

«So bene che valiamo poco lì, ed è il motivo per cui cerchiamo quotidianamente di consolidare la nostra posizione. Certo... cerchiamo di farlo senza danneggiare nessuno, restando a basso profilo, ma non ho l'arroganza di credere che la guerra non arrivi, tutt'altro! Quello che intendevo era che, almeno tra noi, e includo in questo i Frostlings, sarebbe piacevole evitare attriti in quel di Aman, oltre che nella vecchia Ea. Ora che la situazione col Carandor è rientrata e gli attriti tra i nostri paesi sono diventati via via meno rilevanti, credo valga la pena provare a fare le cose per bene.»

«E in ogni caso... se il nemico giungerà da Ea, sapremo affrontarlo. Se giungerà da Aman, da uniti sarà più semplice tenere ben saldi i nostri domini. Se iniziamo a dividerci, a frammentarci, finiremo per valere ancora meno nel corso del tempo. Per quanto riguarda le perline, sì, probabilmente avete ragione, ma nel Sarennor c'è la nostra gente, non fareste un tentativo anche voi?»
 
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