Lisbeth rimase stizzita alle parole del Principe, che a quanto pareva gli attributi lì sotto li aveva e non faceva altro che nasconderli. Tutta la timidezza e la titubanza che aveva percepito al suo arrivo nella sala e subito dopo erano svaniti, rivelando un giovine d'intelletto e scaltro a muoversi con le parole, anche se tremendamente onesto. Strinse il calice di vino con forza prima di bagnarsi le labbra.
"Convergenza di obiettivi e ambizioni... Divertente." - disse prima di alzarsi rumorosamente dalla sedia senza aver finito la propria cena.
"Vi consiglio di tenere in salute e in forze mio marito perché da quello che ho appena sentito andrete tremendamente d'accordo voi due. Farò il tifo per voi affinché vinciate l'elezione ma ho appena capito che finché non smetterete di difendere vostro padre e i suoi eccidi con la stessa calma con cui parlereste del tempo non ho nulla da dire al voi. Bisogna parlare direttamente col macellaio per poter avere quello che si vuole: riferitegli che mi aspetto di parlare con lui entro domani sera. Con permesso."
Si girò abbandonando la stanza. Incrociò una Lady Arya appena tornata, da cui strappò di mano l'impacco di erbe visibilmente interdetta. Nonostante tutto rimase nelle sue stanze anche quella notte, dormendo in pensiero per il marito e con un pugnale sotto il cuscino.
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Lisbeth si svegliò di buon mattino e con nessuna notizia ad attenderla alla porta. A parte l'interesse di Arya e la colazione in camera non ottenne altro. Fu mangiando controvoglia gli ultimi tocchi di pane della colazione che sentì bussare alla porta. Si alzò subito e prima di aprire si ricordò del pericolo imminente: fece scivolare la mano dietro al vestito e impugnò il pugnale che teneva sempre con sè, nascondendolo sempre nel fodero e quindi dietro la schiena. Aprì la porta e si trovò davanti Beren, la guardia del Re, e più dietro di lui l'alto e bel profilo di un uomo dai capelli lunghi e dorati anche se leggermente lordi, come lo era d'altronde il viso e ancor di più gli abiti monacali di Solenielle che indossava. Suo marito.
Ritirò la mano dal coltello e lo andò immediatamente ad abbracciare, scansando la figuara della guardia.
Era stato solo un giorno e un re a tenerli lontani, eppure sembrava passata un'eternità spesa con la paura di essere sopraffatti da un tiranno.
"Oh caro, che ti è successo?"
"Niente Liz, abbiamo parlato a lungo. Vi ringrazio Ser, passerò qualche minuto con mia moglie."
Beren si congedò, lasciando i due sposi soli all'interno.
Lisbeth si fece portare una bacinella da bagno in camera e lei personalmente aiutò il marito a ricomporsi: intanto discussero di quanto successo, se fosse necessario per la Von Carstein aguzzare le spade e andare in giro per tagliare ogni cazzo in quel dannato castello, ma l'Imperatore calmò più volte la sua consorte, confortandola e dicendole che era filato tutto per il verso giusto. Lei gli raccontò dell'incontro il giorno prima con il principe e lui le disse che non era necessario che lei si muovesse così tanto per lui; nonostante tutto la ringraziò, perché l'amava e lei amava lui ed era ben conscio che non poteva controllare quel vulcano che era in realtà sua moglie.
Il resto della giornata dei Cloveringi venne passato nelle loro stanze con grande sorpresa della moglie: il marito aveva perso la voglia della politica tutta d'improvviso, non perché improvvisamente disgustato da essa ma perché completamente soddisfatto, come lo si può essere di un orgasmo.
Persino l'idea di parlare con i possibili eredi del Re parve non tangerlo. Semplicemente disse che tutto quello che desiderava fare l'aveva fatto e che ci sarebbe stato un tempo per ogni cosa.
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La mattina seguente, Lisbeth venne svegliata non dai raggi del sole ma dal rumore del marito che ravattava nei loro bagagli da viaggio.
"Che succede caro?"
"Oh, perdonami cara, non volevo svegliarti. Stavo cercando l'uniforme"
Lisbeth rimase estremamente confusa: l'alta uniforme imperiale era uno dei vestiti che aveva usato nei giorni precedenti Lelouch e rimaneva appesa e in bella vista, era letteralmente impossibile non vederla. Timidamente però la indicò e Lelouch seguì il dito, scuotendo poi la testa.
"No quella... Quella non va bene."
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Come preannunciato da Re Stannis la mattina precedente, dopo che la coppia imperiale fu pronta Beren arrivò per scortarli nella sala delle udienze. Se Lisbeth non aveva rinunciato al lustro nel vestiario che il suo rango permettea, Lelouch era completamente irriconoscibile: per sé aveva scelto l'accesa stoffa rossa delle uniformi da basso ufficiale imperiali, quelle che potevano vantare i capitani durante le parate per intenderci, ovvero quegli ufficiali che coordinavano non più di dieci o venti uomini nei momenti più concitati della battaglia.