Carnil ascoltò attentamente, poi guardò Ailas con la coda dell'occhio. Il giovane figlio di Carnil comprese l'antifona e non disse nulla, lasciando che fosse il padre a condurre quella discussione, ben conscio di quanto nel vivo si sentisse punto per la questione di Eruanna.
«Capisco la ritrosia, ma ricordatevi che una di quelle che voi definite in maniera poco lusinghiera "sbandati separatisti" è oggi una principessa a pieno titolo. E quelle stesse persone che così tanto bistrattate sono quelle che hanno patito maggiormente per le negligenze che avete, giustamente, portato alla luce. Il punto è, Lantalion, che non è di storia che sono venuto a parlare. Non è successo che dieci anni fa, lo ricordiamo tutti benissimo.» si accomodò meglio sulla sedia.
«Altrimenti sarebbe anche il caso di tirare fuori la questione dei pagamenti elargiti alla nobiltà per perorare la causa. In effetti Re Stannis è stato magnanimo con voi, considerando che avete preso denaro anche da lui prima di ritirarvi dal conflitto ponendo de facto fine alla guerra.» guardò per un attimo lo stormborn. «Avete passato due lustri al nord, quindi parlerò schietto e diretto come ho capito usa qui: potevate scegliere da che parte stare, in entrambi i casi l'altra parte vi avrebbe fatto a brandelli. Se siete stati accolti nel Tempesta è sì per la magnanimità di sua maestà Stannis, sia anche perché eravate una possibile arma contro di noi, un "apparente nemico" fuori le porte della Bastiglia. Così come il vostro accordo non prevedeva qualcosa di troppo elegante: volevate sposarvi con mia cugina Fianna, ancora minorenne, per diventare Alto Re in sua reggenza, accrescendo il potere della nobiltà esponenzialmente. Io apprezzo molto che abbiate visto la follia delle politiche precedenti, ma il vostro modus operandi non era né migliore né più accettabile di quelli di Elenwen. Per troppo tempo noi nobili abbiamo pensato solo ai nostri interessi, ad avere sempre più potere, a volerci imporre sugli altri e il risultato quale è stato, sire Lantalion? Il vostro esilio, una ecatombe, un governicchio inefficiente e composto perlopiù da burocrati ammantati di seta e lustrini.»
Il principe scosse la testa vigorosamente.
«Probabilmente la cosa mi addolorerà, ma questa era la migliore scelta che potessimo fare. Non quella perfetta, non quella divinamente guidata da Gallean, ma quella che ha permesso alla nostra gente di continuare a vivere e prosperare. Ci sono stati dei sacrifici? Certo. Ci sono stati dei morti? Sfortunatamente. Ci sono colpevoli? Tutti quanti. Io, voi, persino il nostro gradito padrone di casa, tutti abbiamo fatto una piccola o grande parte in quello che è successo, negarlo sarebbe sciocco, quando non menzognero. Possiamo cambiare il passato? Non possiamo, sire Lantalion, né è utile pensarci.»
Fece una breve pausa. «La vostra rabbia è giustificata adesso, come lo era la mia dieci anni fa alle vostre richieste. La differenza tra allora e oggi è che io vi offro di tornare come cittadini, anziché come sudditi, di tornare come persone anziché come titoli e casati. Le vostre proprietà non esistono più, oggi il paese è costellato da città e centri abitati, alcuni dei quali fanno impallidire le vostre vecchie dimore. La scelta che dovete fare è quella di tornare a casa come fratelli e riunirvi a noi al solo prezzo di non tentare mai più di sovvertire l'ordine costituito dalla nostra gente, oppure di restare come ospiti nelle terre di Re Stannis. Non vi sto minacciando, forzando o obbligando, vi sto dando la concreta opportunità di tornare a casa e rifarvi una vita nel luogo dove siete nati e vissuti, dove avete combattuto, e di rendervi di nuovo partecipi del futuro del vostro paese.» alzò le sopracciglia.
«Se vi preoccupano gli attriti con il Tempesta non dovete avere timori, c'è un motivo se Vittoria mi ha preceduto e se oggi siamo qui. Stiamo riaprendo il dialogo, stiamo parlando, e niente vieta che col tempo i rapporti si normalizzino. Niente rimane immutato nel tempo, nemmeno gli screzi, e se lo dice un diplomatico come me dubito che qualcuno possa smentire. Il tempo passa, indugiare sul passato e su quello che sarebbe potuto essere fa sol danni e dolore.»