GDR Corone spezzate

Dyolance

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Come concordato via precedenti messaggi, il galeone His Will attraccò a Bastiglia d'Ishitara durante i primi giorni di primavera. I suoi inestimabili passeggeri assistettero alle manovre in porto dal balcone del ponte, notando come alcuni tra il popolino della capitale della Tempesta cominciassero ad ammassarsi lungo la banchina curiosi. Il galeone era una particolarità effettivamente se comparato ai design tipici di quelle terre: in molti compresero subito che non si trattasse di una nave della flotta militare o mercantile ma che appartenesse invece ad un'altra nazione di Ea. Il "chi fosse" era l'oggetto della curiosità dei molti.

Quando infine questi inestimabili passeggeri scesero dal ponte fino a toccare terra, molti rimasero basiti, ammutoliti, sorpresi.
Il Sacro Imperatore Lelouch IL Britannia con la sua consorte e uno stuolo di guardie, dame di corte e attendenti si presentò nel largo piazzale, dove già li attendevano soldati dell'esericto della Tempesta mandati per contenere eventuali dissapori o spiacevoli avvenimenti.

Lelouch non pensava di riprendere così improvvisamente i contatti con il regno umano del Nord; non dopo gli ultimi avvenimenti che avevano unito le due nazioni, ormai dieci anni or sono.
Terribile fu l'affare, davvero una terribile macchinazione: l'Imperatore aveva passato quei giorni di navigazione logorato da cosa avrebbe potuto dire a Re Stannis per allentare la tensione, come avrebbe potuto giustificare la sua mancanza di polso e lo strapotere concesso ai membri della sua corte, concessioni che avevano portato durante la seconda Grande Guerra del Sud al tradimento che ha messo una pietra tombale alle possibilità di vittoria della coalizione anti-Arpie. QUelli erano i primi contatti da quel funesto giorno e il ricordo viveva tutt'ora sui volti di alcuni dei presenti, che non potevano non contenere il proprio sdegno o disappunto verso i britannici.

Nonostante tutto, il corteo arrivò fino al palazzo reale senza problemi, dove si suppone si sarebbe svolto il primo, sofferto incontro tra due Leviatani, due stati che anni prima avevano conosciuto fratellanza e subito dopo tradimento, fin'anche all'odio.
Era desiderio del Sacro Imperatore di ottenere un incontro privato con Re Stannis, un summit a due perché solo così poteva parlargli completamente a cuore aperto e dirgli tutto ciò che voleva dirgli. Nonostante tutto però avrebbe rispettato la volontà del sovrano di eventuali iniziali udienze pubbliche in una sana del trono o davanti ai dignitari della Tempesta e all'Ammiragliato, magari un modo per umiliare la guida suprema e idealizzata di quello che può essere un potenziale rivale -e che ai tempi fu un certo nemico-.

IMperatore e Imperatrice Consorte si presentarono quindi al cospetto della Tempesta, sereni, uno di loro però volentero so di aggiustare le cose, qualsiasi cosa egli volesse dire con quell'espressione.
Offrirono i propri ossequi al Re e ai presenti e poi si rimisero alla sua saggezza e decisione, procedendo con un'eventuale banchetto di benvenuto o con qualche discorso di convenevolo, dicendo che il loro viaggio era stato sereno e che sperassero in un incontro che potesse essere definito a posteriori "proficuo e pacifico", nel rispetto delle parti ma senza dimenticare o non considerare i precedenti legami con i due stati.
Un approccio realista e contemporaneamente speranzoso, di chi sa di aver fatto un torto e ora spera di riaggiustare i cocci.

@Redual
vai pure, decidi se andiamo subito al sodo con un incontro privato (che comunque facciamo per il momento qui in gdr pubblico ed eventualmente ci spostiamo in un secondo moemento) oppure vuoi fare un'udienza pubblica davanti a tutti
io seguo
 

Redual

Brontolo
Dedric stava ultimando i preparativi per lasciare Bastiglia dopo l'udienza della settimana precedente con il consiglio della corona, direzione Justa, o forse Dragonreach per aiutare la sorella a normalizzare la situazione, quando un inserviente di palazzo andò a comunicargli dell'attracco dalla nave di Britannia lasciandolo nello sgomento più totale.
Uscito a perdifiato dalla stanza si diresse di corsa verso le stanze private del padre trovandolo appoggiato meditabondo al parapetto della grande balconata che si affaccia sul porto.

"Padre" disse prima di accorgersi della presenza poco distante di vari membri dell'Ammiragliato e dell'inseparabile Beren.
"Maestà" si corresse subito "ne eravate a conoscenza?"

"Ultimi anni curiosi no Dedric?
Prima l'improbabile inviato di Minnonar, oggi niente meno che Lelouch, in persona, qui, a Bastiglia sai..."
Stannis si interruppe un attimo allo scorgere due figure contornate da guardie mettere piede sul molo.
"Sai..." riprese con molta più enfasi "ho immaginato questo momento centinaia di volte in tutti questi anni... certo nei miei pensieri scendeva da una nostra nave, malconcio ed in catene, anticipato da un messaggero che mi annunciava una Cloveringe in fiamme.

Mi chiedevi?
Ah si... certo lo sapevo, mi hanno inviato delle missive una settimana abbondante fa... ero curioso di vedere se fosse veramente venuto... ed eccolo là pronto e servito"
esclamò sbuffando lievemente come a sottolineare una certa incredulità "se era così facile, avrei dovuto invitarlo tempo fa."

"Maestà... non vorrete mica..."
"Ucciderlo? Imprigionarlo?
Sarebbe un bel contrappasso non credi? Sembra quasi un segno, giunto via mare, come se fosse un regalo di Solonielle.
Al solo pensarci mi prudono le mani."

I presenti continuarono in un silenzio tombale a guardare ora il piccolo corteo, contornato da due file di guardia, la più interna di Britannia, la più esterna e nutrita di guardie cittadine, iniziare a muoversi verso il palazzo.
"Non capisco se ritenerlo coraggioso... o un pazzo incosciente."

"Mio Re... non ci starete veramente pesando... noi... noi non siamo così, avrete sicuramente dato la vostra parola, il vostro salvacondotto per un soggiorno sicuro."

"Certo... un salvacondotto del tutto simile a quello concesso ai nostri diecimila morti sul campo di Rammaj dalle forze di Britannia" rispose seccamente.

"Stannis..."
disse Dedric lasciando cadere ogni formalità.

"Lo so, ma sai mio caro Dedric, la vita è una sorpresa" proferì con un sorriso teso "preparate un accoglienza sobria ma degna e adeguata in tutto e per tutto a loro rango, e conduceteli nella sala delle udienze" concluse dirigendosi verso l'interno.


[continua]
 

Redual

Brontolo
All'arrivo a palazzo la delegazione venne fatta accomodare tramite ingressi laterali in un ala del palazzo adibita per il loro alloggio e letteralmente sorvegliata a vista da un ampio numero di guardie, impossibile dire se una tale attenzione fosse per proteggerli o per controllare ogni loro movimento.
Dopo qualche ora l'Imperatore, l'Imperatrice e un ristretto numero dei loro accompagnatori di corte vennero invitati per l'udienza alla Sala del trono.

La sala era ricolma di persone, era chiaro che ogni notabile del Regno presente a Bastiglia aveva fatto di tutto per presenziare allo storico avvenimento e scoprire i motivi di un tale viaggio.
Nel lato destro del salone si poteva facilmente intuire, dalle vesti e uniformi, la presenza di numerosi membri dell'esercito e dell'ammiragliato, compresi alcuni volti passati alle cronache per la Grande guerra del sud che non avevano voluto perdersi l'evento.
Nel lato sinistro prendevano posto coloro che dovevano essere nobili di vario grado e ricchezza e numerosi mercanti.
Al centro un lungo corridoio di guardie di palazzo creava una tragitto sgombro fino al capo opposto dove si trovava il trono, inoltre ad un occhio attento non sarebbe sfuggita la sinistra presenza di numerosi altri armati in abiti meno appariscenti disposti lungo le pareti e le entrate del salone.

All'ingresso di Lelouch il cerimoniere posto all'entrata batté per due volte il fondo ottonato del bastone ottenendo un rumore sordo che gettò i presenti nel silenzio.
"Sua Maestà Imperiale Lelouch IL Britannia e Sua Maestà Imperiale Lisbeth Von Carstein" altri due tonfi sordi conclusero l'annuncio.

Re Stannis come prevedeva l'etichetta del Regno in presenza di reali non era seduto sul trono ma stazionava in piedi davanti ad esso, a far da contraltare a questa accortezza vi erano gli abiti del sovrano che come solito erano estremamente pratici, quasi militareschi, benché confezionati in stoffe e materiali di pregio rispetto a quelli che avrebbe potuto indossare un capitano o un generale; rispetto al solito l'unica differenza nel solito aspetto del Re per coloro abituati a visitare il palazzo, era la corona che cingeva il capo di Stannis.

Una volta giunti alla distanza di protocollo un paggio si avvicino all'Imperatore porgendogli con deferenza un pergamena conservata con cura, la vista, con stupore, non era nuova a Lelouch; a tutti gli effetti quella che gli veniva porta era la copia della Tempesta dell'accordo segreto stretto con Britannia durante la Grande Guerra del Sud e recante la firma dell'Imperatore, chiaramente l'incontro iniziava in salita.

"Dieci anni fa vi siete scordato questa." disse Stannis rompendo il silenzio "Ad ogni modo, Imperatore, le leggi dell'ospitalità e l'etichetta dovuta al vostro rango, che ancora oggi vi è riconosciuto a Bastiglia, mi impone di accogliervi con la parola e non con soddisfazione per spada.

Avete fatto molta strada con sprezzo di ogni pericolo e abbandonando ogni riguardo, è certo che, malgrado tutto, mi avete stupito.
Dite dunque, cosa vi porta così a Nord?"
 

Dyolance

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Lelouch ammirò sin da subito la prova di sagacia del Re: un'intelligente mossa per guadagnare popolarità agli occhi della propria corte, che ovviamente desiderava vederlo sotto tre metri di terra e certamente non lì, in mezzo a loro. Immaginava che ci fosse anche il Re della Tempesta tra chi desiderasse nient'altro che la sua testa.
Prese la pergamena ma non fece andare il paggetto, fermandolo con un gesto del braccio.

"E io e mia moglie vi ringraziamo per la vostra ospitalità, Re Stannis.
Sì, come avete detto è stato un lungo viaggio, ma le circostanze lo richiedevano: al di là delle scelte e degli errori fatti in passato, in quanto monarca... No, in quanto uomo, è mio dovere portare personalmente i miei omaggi ad uno dei più grandi Re del nostro tempo nell'ultimo anno prima del suo ritiro. La storia vi ricorderà, Re Stannis, e per quanto non abbiate avuto a vostro tempo l'amicizia o il sostegno che speravate di avere da Noi, ciò che non vi è mai mancato è il mio profondo rispetto."
- disse sostenendo lo sguardo e la presenza di Re Stannis. Poi infilò una mano nell'intricata e preziosa armatura cerimoniale con cui era solito presentarsi nelle occasioni ufficiali e da essa ne estrasse una pergamena. La tenne ben in alto mentre riprese a parlare, questa volta ampliando il suo raggio d'azione e muovendo la testa spesso per incrociare quanti più dignitari del Regno possibile: stava effettivamente parlando all'intera aula.

"Ma so che il rispetto non può da solo dimostrare la buona volontà di ripagare i torti subiti in passato: perciò ho qui una lettera cambiale firmata di mio stesso pugno che rappresenta 300 monete d'oro, di cui 100 già nel galeone che mi ha portato fino alla vostra splendida capitale, somma che è la prima di tre tranche tutte di 100 monete. Con questa e con quella del prossimo anno salderemo il debito maturato durante la Grande Guerra del Sud non rispettando gli accordi pattuiti. Vi restituiamo ogni singolo danaro proveniente direttamente dalle vostre casse passatoci per garantire il supporto che infine non avete avuto.
Il terzo finanziamento vi giungerà al secondo anno da ora, nel 3956, con cui speriamo di alleviare, per quanto innumerevoli anni dopo, le perdite che subiste sui campi di Rammaj anche per mano dei nostri fanti e cavalieri. Il soldo non può ridare né padri, né figli, né mariti, ma può aiutare chi gli sopravvive ad andare avanti."


Porse la pergamena sullo stesso piatto che aveva portato la copia del trattato la lettera cambiale, per poi tornare a guardare Re Stannis con un sorriso né beffardo né di sfida. Semplicemente un'espressione pacifica, di chi non vuole raggiungere altri fini se non quello di fare davvero la cosa giusta.

"Britannia non dimentica, Re Stannis, specialmente coloro con cui ha conti in sospeso, siano essi debiti o siano esse riscossioni. Il vostro è uno che abbiamo rimandato di affrontare fin troppo a lungo."
 
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Redual

Brontolo
"Neanche noi dimentichiamo Imperatore, neanche noi."
Pronunciate queste parole Stannis rimase per del tempo in silenzio causando qualche bisbiglio misto tra l'imbarazzo e l'incuriosito tra i presenti della corte del regno nordico.
Agli occhi più attenti sembrava chiara tuttavia la battaglia che si stava combattendo dietro il volto corrucciato ma impassibile del Re, incalzare e forse mettere in difficoltà l'ospite, o lasciare calmare i nervi per un secondo tempo.
Quando finalmente sembrò sul punto di tornare a parlare l'intera sala cadde nuovamente nel silenzio.

"Non rendiamo questo incontro spiacevole continuando a rimuginare di monete o dei nostri screzi, avremo modi e tempi più adatti che durante questa udienza." disse con un sorriso tirato che ad occhi maliziosi poteva apparire alquanto sinistro.

"Sarete stanchi per il viaggio. Riposatevi con calma, questa sera daremo un banchetto per l'evento di questo incontro.

A proposito... quanto pensavate di fermarvi qui a Bastiglia?"
 

Dyolance

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Entrare nella tana di un Leone non era mai una cosa saggia, ma farlo con una succulenta bistecca era molto più saggio di presentarsi a mani vuote ed essere la bistecca. Il Re della Tempesta assorbì la composta risposta del Sacro Imperatore e rispose a tono all'ultima frase dell'Imperatore, torcendola e rigirandogliela conto: si parlava di due stati potenti in quella stanza, di cui uno aveva basato l'intera propria ascesa su di un solo fatto che rappresentava probabilmente il più grande fallimento della storia dell'altro. La Memoria di ciò che era stato sarebbe inevitabilmente stata centrale, e dove uno cercava di aprire e di mandare ai torti fatti l'altro tornava a torcere il coltello nelle budella della morale, rimembrando e ricordando ancora e ancora.
Sapeva di non poter comprare un Re e una nazione ricca tanto quanto lo erano lui e il Sacro Impero, ma quanto voleva raggiungere con quel suo piccolo regalo lo stava ottenendo: redenzione per se stesso, la propria corte e nazione agli occhi di se stesso. Tirò un lungo sospiro, pesante, come se avesse appena fatto qualcosa che desiderava fare da anni.

"Vi ringraziamo per la vostra pazienza e ospitalità allora, Re Stannis. Contiamo di ripartire alle prime luci della prossima settimana... Sapete" - e prima di parlare guardò la sua Imperatrice, la sua Lisbeth, per cui l'amore era sbocciato come un fiore di primavera dopo la nascita di Sigmar - "Normalmente eviterei di trattenermi e di disturbarvi così tanto, ma la mia Imperatrice, che tanto ha desiderato partire con me, necessita di riposo nelle sue particolari condizioni"

Alcuni tra i presenti colsero ciò di non detto dall'Imperatore e qualche brusio si alzò nuovamente.
Lizbeth, che guardava di rimando il suo sposo come una giovincella innamorata, si sentiva troppo giovane per rimanere vedova e quindi aveva insistito a partire assieme all'Imperatore non appena era venuta a sapere della sua destinazione. In cuor suo sperava di risvegliare il decoro e il buon senso del Re della Tempesta, che se desiderava soddisfare le sue vendette doveva ammazzare un marito davanti agli occhi della moglie, incinta per giunta.

Lo stuolo di dignitari britannici si ritirò così nelle stanze a loro assegnate, uscendone soltanto al fare della sera quando i paggetti gli avrebbero ricordato che ormai era ora.

Con la dama coperta di un abito da sera splendente tanto era bianco e suo marito l'Imperatore con l'alta uniforme cerimoniale della Marina Reale Britannica si presentarono al banchetto del Re della Tempesta sereni e riposati.
 

Redual

Brontolo
La strada verso il salone del ricevimento era costellata di guardie che evitavano che gli ospiti potessero prendere un una strada errata.
Nell'ultimo corridoio in modo apparentemente fortuito incontrarono il figliastro Dedric che li accompagnò scambiando qualche parola di cortesia per l'ultimo parte del tragitto.

La stanza adibita per il banchetto era riccamente decorata e già popolata da un gran numero di invitati che parlavano e confabulavano incuriositi e visibilmente eccitati a piccoli capannelli, nei loro modi di fare si scorgeva una certa sorpresa come ad indicare che eventi come quelli a Bastiglia non fossero così soliti.

I tavoli erano messi in modo da formare una grande U, sul lato corto era visibile lo scranno reale con affianco due troni di fattura simile, chiaramente preparati per i reali di Britannia.
Stannis si trovava in piedi, poco dietro il suo posto, a confabulare con un uomo pelato di grande stazza vestito in abiti militari, conosciuto ai più come Bjorn il Rosso, passato alla cronaca negli anni passati per le battaglie, la prigionia durante la guerra del sud e il più recente massacro delle compagnie mercenarie; di contro il Re era insolitamente vestito con una lunga tunica cerimoniale blu, di un velluto ricercato e riccamente decorata di passamaneria d'oro, evento inusuale per come era conosciuto il sovrano nordico.


"Imperatore sapete" concluse Dedric prima di varcare le porte del salone e dirigersi al suo posto "tutto questo non è normale. Mio padre non ha mai dato simili banchetti, ne si è mai vestito a quel modo. Non so cosa ha in testa, ma state accorto."

Alla vista dei sovrani il cerimoniere, come già successo la mattina, gli annunciò sbattendo con forza il bastone per terra e attirando l'attenzione generale.
Alla loro entrata ogni presente si zitti immediatamente lasciandogli il passo.

"Leoluch, Lisbeth, spero che abbiate avuto modo di riposarvi adeguatamente, accomodatevi pure, sarete affamati" disse Stannis indicando con un gesto i posti alla sua sinistra.
"Immagino che molti dei presenti che non vedano l'ora di conoscervi ulteriormente, simili occasioni non capitano spesso."

Dopo i primi necessari e lunghi convenevoli previsti dall'etichetta, dove gli invitati uno per volta si presentarono davanti al tavolo reale, iniziò un febbrile via vai si servitori per servire il pasto.
Il momento topico fù l'entrata di un intero maiale cotto lungamente al forno e servito su un grande vassoio con ogni prelibatezza.
Dopo una veloce presentazione da parte del maestro cuoco prima di venire tagliato per il servizio, l'intera testa, già divisa dal corpo, venne adagiata su un grande vassoio e posta davanti all'Imperatore britannico causando un gran numero di brusii tra i presenti.
La consuetudine di servire la testa del maiale all'invitato d'onore era un'antica tradizione nordica ormai quasi caduta in disuso a causa dei significati negativi che venivano dati al gesto nelle latitudini più meridionali del continente.
 

Dyolance

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Terminato la grande parata di dignitari al cospetto dei reali di Britannia fu finalmente tempo di consmare il pasto. Nella mente dell'Imperatore e della sua consorte frullavano mari di pensieri, diversi certo ma non per attività e numero. Dal canto suo Lelouch cercava di capire e intravedere il disegno dietro le azioni e le parole del Re della Tempesta, a quelle stranezze che gli era stato detto non appartenessero a lui. Non era bravo a leggere nelle persone quanto suo cugino Albrecht né possedeva la stessa parlantina o intelligenza politica, ma di una cosa era più che padrone: buone intenzioni.
Era sua buona intenzione mettere a posto le cose con uno dei regnanti che considerava più importanti di Ea prima che si ritirasse, cosa inusuale per le monarchie di Ea che per tutto il continente erano sempre cariche ad vitam.

Il momento del maiale fu sicuramente topico nella sua gravità e solennità. I brusii si elevarono tra i presenti e mentre la grande testa veniva poggiata davanti a Lelouch egli capì.
Sorrise, come può ridere una persona che aveva appena capito una battuta, un'ironia o un intento. Sentì che molte biforcazioni erano contenute nello sguardo vuoto del maiale e in molte di queste lui finiva in una bara. Ciò non di meno...

"Se mi è concesso" - disse alzandosi con la testa fumando davanti e tenendo in mano il calice. Un silenzio spesso si adagiò su tutta la tavola - "tengo nel momento centrale di questo squisito banchetto a ringraziare per la buona compagnia di tutti voi qui presenti e a ringraziare ancora Sua Maestà per l'ospitalità."
Si girò verso il monarca del regno e alzò il calice in alto, ad indire un brindisi. La buona norma chiedeva che l'indirizzato del brindisi si alzasse per riceverlo, ma avrebbe continuato anche se il Tempesta fosse rimasto sul suo scranno - "Re Stannis, dal più profondo del mio cuore auguro un futuro radioso alla vostra gente e a voi. Dal mio canto posso dire che siete stato un esempio d'illuminato comando e coraggio, qualità che hanno permesso a voi e ai vostri sudditi gesta invidiabili e invidiate da qualsiasi nazione sia ricordata in un libro di storia. Brindo al vostro stato, affinché il processo di cambiamento in cui entra proceda nel più pacifico e fraterno dei modi; brindo al futuro, poiché mi auguro che questa sera marchi una svolta nei rapporti tra la Bastiglia e Cloveringe; e brindo a voi Re Stannis."

Lo guardò intensamente, senza sfida, candido. Lo sguardo di qualcuno che accettava di morire?
"Lunga vita al Re!" - disse bevendo poi dal calice. Che gli altri lo seguissero o meno non aveva importanza, gli bastava avere il supporto della moglie, che pur non alzandosi aveva tirato su il calice assieme al marito.
Lelouch si sedette, riarmandosi di coltella e forchetta per addentare quel piatto che era stato così oculatamente messo da parte per lui.
Non appena alzò il braccio di troppo verso la pietanza, venne fermato con un rapido ma discreto blocco dalla moglie, sedutagli accanto. Solo il Re della tempesta seduto al capo di quella U e così vicino a loro poteva vedere il gesto.
"Avete parlato molto entrambi. Permettetemi di dirvi anch'io due parole, Maestà."
"Lisbeth"
"Insisto, caro"
L'Imperatrice Consorte e già duchessina di Sylvania si sporse leggermente per guardare anche lei negli occhi il sovrano di quel paese. Niente poteva soffocare il fuoco che fluiva nelle vene dei Von Carstein e di certo non la paura di morire.

"Vi prometto una cosa: se mai dovesse succedere qualsiasi cosa a mio marito che possa essere anche solo lontanamente riconducibile a voi, non importa quando, se stasera, o domani, o tra una settimana, o tra un anno, ma avrò la vostra testa servita ai cani proprio come voi avete servito quel maiale. Quindi lunga vita al Re e godetevi la cena finch-"

L'Imperatrice era stata sì animosa ma cauta nel farsi sentire solo dal loro gruppo privato di tre. Il blocco improvviso era stato causato proprio da quel Lelouch, che con un amore quasi definibile santo le prese la mano e la portò lentamente alla bocca per baciarla con tutto se stesso. Trasmise un calore incredibile a Lisbeth, ovviamente non sessuale ma paterno, rincuorante; i due si guardarono per il tempo necessario al Sacro Imperatore di dire due ultime parole. Lui era calmo, gli occhi di lei invece erano rossi e gonfi di lacrime trattenute per non rendere pubblica la scena.
"Mia dolce Lisbeth, non devi temere nulla. Siamo tra amici in questo momento."
Le diede un altro bacio sulla mano per poi accompagnarla fino al fazzoletto che teneva al fianco, ricordandole di ricomporsi ovviamente con garbo e discrezione.
Riprese la forchetta e si girò verso il Re della Tempesta. Guardandolo tagliò l'orecchio, croccante e spesso considerato il pezzo più succulento della testa, e infilzandolo con la forchetta lo spezzò in due, portandone una metà alla bocca. Cominciò a masticarla senza dubbio o esitazione. Masticato e deglutito disse poi sorridente al Re della Tempesta, atteggiadnosi come se non fosse successo nulla...

"Se la gradite sarò contento di dividere con voi metà di questa lecornia. In verità temo che non ci sia spazio per molta di questa, è veramente una porzione notevole e desidero rimanere leggero per il nostro incontro di più tardi."
 

Redual

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Stannis rimase seduto sornione ad assistere prima all'intervento di Leoluch e poi allo sfogo di Lisbeth.
Solo alla fine, quando entrambi tornarono al silenzio si alzò lentamente in piedi con in mano un calice fissando con sorriso bonario Lisbeth, sorriso che andò lentamente a cambiare con lo sguardo che, da concentrato sulla donna, arrivò a perdersi nel vuoto, come se la mente fosse impegnata in pensieri lontani nello spazio e nel tempo, che trasformarono l'espressione da dolce a tirata.

"Lunga vita a Voi Imperatore" disse ripresosi con volto imperscrutabile Stannis "e alla vostra focosa sposa.

Non temete di appesantirvi, stasera... è serata di festeggiamenti, godiamoceli, come avete detto è un evento irripetibile questo, parleremo domattina dopo che la notte ci avrà ridato le forze e la lucidità e poi... non mi azzarderei mai a togliere una portata ai nostri ospiti d'onore."


La serata continuò tra musici e portate in un clima sereno ma che appariva poco adatto alla situazione.
Il Re e gli uomini più vicini a lui si comportavano e discutevano con una tranquillità sconcertante, raccontando storie o parlando di inezie e curiosità che, seppur erano adatte ad un banchetto pubblico, mal sembravano adattarsi alle motivazioni per cui quel banchetto era stato fatto.

Al volgere al termine del lauto pasto, con l'arrivo dei più disparati frutti giunti dai più lontani ed esotici mercati del regno, il clima era pacifico, finanche le numerose guardie presenti sembravano rilassarsi e godersi, per quel che potevano, la serata leggera che era venuta a crearsi; qui e là addirittura non mancarono battute e confidenze di Stannis verso gli ospiti. Unica nota stonata in un concerto unisono era il volto freddo ed impenetrabile di Dedric che pareva studiare ogni singola mossa del padre.

Tutto sembrava procedere per il meglio finché, dalle porte principali chiuse ormai da ore, non entrò un elfo abbigliato militarmente, dai più conosciuto come la guardia del corpo del Re Beren, che senza nulla dire andò a posizionarsi al fondo della sala, solo i pochi rimasti sobri a quell'ora non poterono che notare il cenno che fece nella direzione di Stannis.

Pochi istanti dopo nella stanza entrò anche un trafelato servo della corte di Leoluch che, pur riprendendo la compostezza, si diresse a passo veloce ma discreto al fianco dell'imperatore.
"Mio Signore, un gran numero di uomini della Tempesta hanno disarmato le nostre guardie al porto e preso controllo del galeone mettendolo in secca in un bacino"
 

Dyolance

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Teso l'orecchio al messo, l'Imperatore sussoltò privatamente e senza dare nell'occhio. Lo ringraziò e lo stesso rimase un attimo lì, come in attesa di ordini, per poi allontanarsi confuso. Lisbeth vide il volto del proprio sposo sbianchirsi e subito dopo riprendere colore, come se la fisilogia stessa del Sacro Imperatore si stesse forzando di mantenere un contegno.

In un angolo della sua testa Lelouch si disse di essere stato saggio a lasciare a casa il suo giovane erede al trono. Scacciò quel pensiero velocemente prima di girarsi verso il suo ospitante, parlando quasi sussurrando. Quelle parole erano solo per loro due.

"Mi giungono notizie allarmanti dal porto in merito al nostro galeon. Qualcuno potrebbe addirittura pensare che stiate cercando di tagliare ogni nostra via di fuga." - disse prima di prendersi una piccola pausa. Guardò un attimo la mezza faccia del maiale che lo guardava con espressione vuota, perso nei suoi pensieri.
"Re Stannis, sono venuto per ripagare un debito che ho con voi e la vostra gente in pace e amicizia, nonché per portarle i miei ossequi nell'ultimo anno del suo regno. Se considerate la mia prigionia o la mia vita come l'unica moneta che potrà soddisfarvi sono pronto a rimettere a Dio anche quest'oggi la mia anima..."
Si avvicinò.
"Ma vi chiedo solo di risparmiare mia moglie e la mia gente. Non sono colpevoli dei peccati commessi dieci anni fa"

I cronisti, se davvero la parabola di Lelouch IL Britannia fosse finita quella sera, avrebbero avuto per anni una grandissima storia da raccontare: un uomo che ereditò un regno sull'orlo del collasso e del controllo straniero, prima pupazzo nelle crudeli e infingarde politiche di altri che col tempo si era trasformato in burattinaio, e che alla chiusura del sipario pagava per l'unico crimine che non aveva commesso. Si doveva ammettere che se fosse davvero finita così... Sarebbe stata un'uscita di scena magistrale.

... O forse no?
 

Redual

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"Leoluch, avete avuto tanto coraggio da giungere fin qui da temere inconvenienti così... prevedibili?
Non mi avete detto voi che vi sareste fermato una settimana circa? Tutto il tempo per fare qualche lavoro di riparazione e ammodernamento allo scafo del vostro galeone.
Consideratelo un regalo di benvenuto."
disse Stannis a voce bassa con un sorriso che non preannunciava nulla di buono.

Detto questo il Re si alzò in piedi ottenendo dopo vari secondi, a causa dei bagordi fin troppo alcolici di alcun nobili, silenzio.
"Miei Nobili signori e signore, la serata volge al termine.
I nostri ospiti hanno affrontato una lunghissima giornata e necessitano ora di meritato riposo, come del resto molti di voi."
esclamò causando le risate dei più allegri.


"Noi ci vedremo domattina con un incontro privato vi farò venire a prendere di buon ora non temete" rivolgendosi a voce bassa Leoluch "Beren vi scorterà alle vostre stanze e si assicurerà della vostra... sicurezza."
Sulla porta l'elfo e un nutrito gruppo di armati di tutt'altro stampo rispetto alle guardie di palazzo attendeva la coppia reale per accompagnarla negli alloggi.
 

Dyolance

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Una grande tensione al pensare a cosa fosse pronto l'uomo piuttosto che alle reali conseguenze delle sue scelte riempiva l'intero corpo dell'Imperatore, a tratti incredulo. Si alzò seguito dalla sua sposa, e simulando una situazione perfettamente nella normalità diede la buona notte ai commensali e salutò i presenti, in particolare ovviamente il Re. Seguì la guardia fino ai loro alloggi e i reali britannici non dissero una parola fino a che la porta non fosse stata sprangata completamente. Isolati dalle proprie guardie, erano completamente soli.

"Fortunatamente hai ascoltato tuo cugino"
"Già, in questo momento non me ne pento per nulla"

"Sia chiaro, gli caverò il cuore se oserà anche solo torcerti un capello."
"E io farò la stessa cosa se dovesse farlo con te. Dobbiamo essere pazienti, qualcosa mi dice che tutto ha un'intenzione dietro i suoi atteggiamenti e che il vero obiettivo non siamo noi. In ogni caso, domani se Dio vuole avremo la possibilità di parlare... E anche se avesse intenzioni malefiche potrei riuscire a convincerlo."

"...Quindi non vuoi usarlo?"
"Non ancora, no."

"Mh."
"Tu dovevi restare a casa, lo sai"
"E lasciarti a quei buzzurri? Saresti stato già al posto del maiale senza di me, lo sai"
"Ahah, può darsi, può darsi."


Rimasero guardinghi per un paio d'ore prima di abbandonarsi al sonno, entrambi con pugnali sotto il cuscino e con un orecchio praticmaente sveglio.
Alle prime luci dell'alba, forse anche prima, il portone della loro camera cominciò a fare un gran baccano. L'Imperator,e che era sveglio già da una mezz'ora buona, si mise in piedi di buona lena e dopo essersi rifnrescato ed essersi messo giusto un completo spartano e presentabile e una mantellina col suo stemma reale si presentò alla guardia; non prima di aver dato un ultimo bacio alla sua sposa e averle chiesto di restare a qualunque costo in camera e di restare guardinga, di usarlo non appena avesse anche solo annusato la possibilità di un pericolo.

Detto questo si dimostrò cooperante e seguì Beren ovunque egli l'avesse portato.
 

Redual

Brontolo
La scorta degli armati condusse l'imperatore per i corridoi del palazzo, attraversarono la sala delle udienze, testimone del primo incontro il giorno precedente, per fermarsi davanti ad una porta alla sua sinistra.
L'elfo bussò e, senza aspettare alcuna risposta, aprì il grosso battente, facendo segno, con un ampio gesto della mano, a Leoluch di entrare.

L'ampia stanza faceva parte delle zone private del Palazzo dove Stannis era solito tenere gli incontri riservati, sul fondo una grande balconata si apriva sulla città permettendo la vista del porto in lontananza; l'interno era caratterizzato da un ampio tavolo di legno scolpito con le forme del continente, numerose pesanti sedie erano poste in maniera confusionaria tutto intorno, mentre sul tavolo stesso erano presenti numerosi segnalini delle più svariate forme, sintomo che prima di lui in quella stanza probabilmente si era tenuta un qualche tipo di affollata riunione.

Stannis era seduto a capotavola con in mano un piccolo pezzo di legno che raffigurava una città stilizzata assorto nei suoi pensieri , rispetto alla sera precedente era vestito come ci si aspettava dalla sua fama, in modo spoglio, semplice, militaresco, quasi dovesse imbarcarsi al comando di qualche esercito.

"Accomodati pure Leoluch" disse senza alzare nemmeno gli occhi, con un tono diretto, privo di qualsiasi pomposità o particolare riguardo, mentre Beren gli indicò una sedia dal lato opposto rispetto al Re.

"Temo di non averti presentato Beren." volgendo lo sguardo verso l'elfo "Beren è la mia guardia del corpo, credo una delle persone più fidate che conosca.
Sai Leoluch, quel giorno a Rammaj c'era anche lui, al mio fianco, quando vedemmo sul crinale i tuoi cavalieri nelle scintillanti armature sovrastati ovunque da variopinti vessilli.
Me lo ricordo ancora, per un attimo si voltò verso di me alla loro vista dicendomi <<I britannici, sono spacciate!>>.
Non si può dire che durò molto quella speranza vero Beren?"

L'elfo tacque rispondendo solo con un rumoroso sospiro, come a sbuffare davanti ad una storia sentita troppe volte.

"Non è tanto il tradimento in sé a non darmi pace Imperatore.
Certo, l'affronto di un accordo infranto ha bruciato per qualche anno, non tanto per l'impegno e la parola non mantenuta, quanto più per l'essere stato ingannato.
Ma come tutti avrete fatto i vostri calcoli al tempo e avrete valutato i guadagni dati da Silene più vantaggiosi rispetto alla nostra alternativa. Scelta che ancora oggi, pur impegnandomi a guardare la situazione nel modo più imparziale possibile, non riesco a comprendere, probabilmente diamo un valore differente alla libertà e all'orgoglio che ne deriva.

Ciò che non mi da pace è non averti trovato su quel campo di battaglia al comando dei tuoi uomini, a pagare il prezzo ed il rischio delle tue scelte.
Di Silene ne ero abituato ormai, in tanti anni di guerra non si fece vedere nemmeno per sbaglio, questo la dice lunga sul suo... coraggio predatorio"
esclamò con fare di scherno "ma su di te, Leoluch, avevo riposto speranze, non in quanto a fiducia, quanto più nel trovare un'altro regnante pronto a subire le conseguenze delle sue azioni da Uomo.

Beh... ad ogni modo è passato, ed in quanto tale non si può cambiare, tu non potrai mai essere su quel campo di battaglia ne io potrò mai cambiare l'essermi fidato di te"
detto questo si alzo e lentamente si mosse fino al centro del tavolo andando a posizionare la piccola miniatura laddove si sarebbe trovata Cloveringe.

"Dunque dimmi, a parte volerti far ammazzare da me e la storiella di voler ripianare ai torti del decennio scorso tutto d'improvviso, cosa ti porta veramente qui?"
 
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Dyolance

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Essere messi davanti alle proprie colpe è forse uno dei veleni più amari.
Era sicuramente vero che il processo di contrattazione che aveva portato al controtradimento britannico non l'aveva né voluto né gestito lui -e che quindi quella colpa non gli era teoricamente attribuibile- ma era ancora più vero che il suo peccato era stato un altro: l'ignavia.

Il Re era stato stupendamente preciso nel dipingerlo, lui, che coperto di gloria non era mai uscito dal suo palazzo né aveva rispettato i patti come farebbe un vero Uomo, specialmente con quella che a conti fatti erano i suoi simili, la sua gente (tra l'altro, guardando con l'ottica britannica, persino i suoi figli e protetti).
Lelouch non poté altro che abbassare lo sguardo, colpevole. Ammutolito. Era pronto a quel colpo, se lo aspettava, ma ciò non lo rendeva meno doloroso.

"Non ho paura di affrontare le mie colpe... Avete ragione. Su tutto quanto avete detto."

Prese Cloveringe in mano, giochicchiandoci tra le mani.
"Se potessi tornare indietro molte cose cambierei di quei giorni, in primis il mio comportamento. Mi guardo e vedo solo debolezza." - disse, sinceramente triste in voce. Prese un profondo respiro prima di poggiare la statuina sul tavolo e guardare finalmente Stannis, prendendo coraggio.

"Ma purtroppo gli errori sono errori e devo conviverci, rispondere di essi quando Dio lo reputerà giusto."

Detto questo ci fu un attimo strano, un silenzio che solitamente non si attribuiva a quelli che davvero sapevano dove volevano andare a parare. Lelouch stava effettivamente meditando su come dire quello che voleva dire al Re della Tempesta.

"Vi ho già detto che vi ho sempre ammirato, Re Stannis: non voglio entrare nei meriti ma posso dire che il mio regno non ha sempre sentito la mia presenza come sovrano. Sono stato distante, stupido, debole appunto. Voi no: leggevo di voi nei rapporti e nelle cronache e ovunque vi si guardava avete avuto sempre le redini della situazione in mano, nel bene e nel male: eravate lì quando c'era da seminare e lì quando c'era da raccogliere, così come avete pianto nei momenti di carestia con e tra la vostra gente. Non potevo e non poso tutt'ora vantarmi completamente di questo stesso merito... Per questo ammetto senza remore che vi ammiro e vi considero nella maggior parte delle cose a me superiore."

Era da tempo che quelle parole dovevano essere dette: per quanto vero che Lelouch in dieci anni aveva ottenuto tanto, era anche vero che il tempo non l'aveva messo d'innanzi alle stesse prove e criticità che aveva dovuto affrontare invece Stannis. Quanto diceva era quanto sentiva e pensava, sinceramente.

"Per Ea ho la nomea dell'Imperatore che non fai mai nulla per nulla, e per carità hanno ragione, perché ogni volta ciò a cui ho ben in mente è il bene della mia gente. Tuttavia, questa potrebbe essere davvero la prima volta che compio un viaggio solo mio, personale, per dare e basta a qualcuno da cui al tempo ho solo ricevuto.
Chiamatemi romantico o folle ma ho davvero compiuto questo viaggio soltanto per pareggiare i conti e porgere i miei omaggi a voi: la notizia della vostra decisione di abdicare ha forzato i tempi, nient'altro, perché il conto rimasto aperto era con voi in particolare. Avrei potuto fare tutto questo il prossimo anno con uno dei vostri due figli, ma non avrebbe avuto lo stesso significato... Sarebbe stato da codardi, ne converrete."


Si schiarì la voce e si alzò in piedi, tendendo la mano al Re della Tempesta.

"Non posso ridarvi i tempi del tradimento per rimettere a posto le cose, né il mio oro potrà mai riempire il vuoto che vi ho causato e che comprendo, perché a parti invertite sentirei la stessa bruciante rabbia verso di voi. Non posso fare nulla di ciò oggi, ma con i miei limitati poteri posso dirvi che mi pento ogni ora di ogni giorno di ciò che non sono riuscito a fermare, di aver pugnalato alle spalle coloro che mio padre avrebbe definito Suoi Figli e che io, in qualità di suo erede, dovevo considerare tali."
Mi dispiace, dal più profondo del mio cuore."


E infine, con la mano del sovrano nella sua, si abbassò e gliela baciò. Qualcosa che in pubblico avrebbe causato sdegno ma che nel privato aveva comunque un notevole significato.

 

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Stannis non riuscì a fermare un espressione sbigottita al gesto dell'Imperatore.
Attese finchè non si rialzò per allontanarsi e raggiungere il trono su cui sembrò affondare massaggiandosi pensoso il capo.

"Smettila con queste lusinghe, sono umilianti.
Se le fai nella speranza di cambiare me o qualche evento futuro, mi spiace dirti che è tempo sprecato.
Se le fai come ammissione di colpa o per dimostrarmi una presa di coscienza... beh, non ti fanno onore.
Di lusinghe e buone intenzioni nessuno se ne fa nulla, sono il modo usato dagli ignavi per alleggerirsi la coscienza pur di non agire.
Un uomo, e ancor di più un sovrano, non è la somma delle sue intenzioni, ma quella delle sue azioni e dei suoi comportamenti.

E cosa mi dicono di te le tue azioni?
Che hai preso una nave, sei giunto a Bastiglia chiedendomi perdono ed offrendo oro per colpe di un decennio fa, decennio passato nel più assoluto silenzio.

O sei un pazzo suicida che vive distaccato dalla realtà umana, o vi è qualcosa di più profondo che giochi a tenere coperto, ricoprendolo di un fiume di adulazioni per celarlo per chissà cosa e chissà quando.

Non voglio mentirti Leoluch, donare la tua vita a Solonielle nei suoi flutti è una possibilità che fatico ad allontanare di giorno in giorno, anche se ormai credo che questa vendetta non sarebbe più quella del Regno, ma la mia personale.

Ti farò un dono quest'oggi, un dono prezioso che non dovresti sprecare. Ti dono del tempo."


Il Re fece un segno a Beren che tornò dopo una manciata di secondi con in mano una sottoveste e una lunga tunica in parte sgualcita, di quelle solitamente usate dai monaci.

"Togli le tue vesti e mettiti queste, credo che tu abbia bisogno di riflettere in pace, da solo, ho un posto adatto all'occorrenza."
Prese poi carta e calamaio per posarglieli davanti.

"Scrivi a tua moglie, scrivile che va tutto bene, di stare tranquilla, che le trattative vanno per le lunghe e rimarrai segregato con me fintanto che non avrai risolto tutto.
Nessuno di noi vuole che si preoccupi vero? Soprattutto nelle sue condizioni."
 

Dyolance

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Lelouch rimase in silenzio davanti all'intero discordo del sovrano, il quale dimostrò una saggezza che in pochi per Ea gli avrebbero attribuito considerando il suo focoso passato.
Non si vergognava di quanto fatto, d'altronde il suo onore era già da tempo compromesso: tutti si approcciavano a lui cautamente e sapeva che ogni sorriso che elargiva, anche il più sincero, veniva analizzato in più parti per capire da dove sarebbe arrivato il tradimento. Vecchi e nuovi avvenimenti d'altronde non lo aiutavano a rifarsi una reputazione.

Avrebbe certamente voluto parlare di tante cose col sovrano della Tempesta: parlare di commercio, del futuro, condividere con lui quelle paure che da tempo lo attanagliavano... Ma il fatto che fosse lui ad ascoltarlo lo bloccava nel parlare. Non si sentiva degno di fare offerte o parlare di politica, non finché quel peso che sentiva nel suo cuore si sarebbe alleggerito.

Prese il pennino e si mise silenziosamente a scrivere.

"Accetterò questo dono che mi state dando fidandomi di voi nel più assoluto dei modi." - balenò un attimo mentre apparentemente terminava la scrittura della lettera con la sua firma. Chiuse la carta, piegandola, e poi la allungò direttamente al sovrano, rimettendola a lui affinché la facesse consegnare a chi di dovere.

"Ma vi ricordo che mia moglie e la mia gente sono innocenti e che a questo punto desidererei che riprendessero la rotta di casa. Fatto questo, sarò vostro ospite per tutto il tempo che riterrete necessario, non offrirò alcuna opposizione."


Fece un gentile e composto cenno alla guardia di Stannis, il quale gli allungò il vestito, e prese a spogliarsi delle sue preziose vesti.
 

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Presa la lettera Stannis si avvicino alla porta, la aprì tanto quanto bastava per allungarla ad una figura che si allontanò subito.
"Hai ragione Leoluch, tua moglie non centra nulla, ne tanto meno coloro che qui l'accompagnano tuttavia... rimarranno miei ospiti. Di una cosa è certo, in un modo o nell'altro partirete tutti insieme sulla vostra nave da Bastiglia. Puoi stare tranquillo comunque, non ho intenzione di uccidere donne incinte.
Ora ti devo salutare, ci rivedremo presto, Beren si occuperà di te."



"Lasciate pure qui i vestiti vostra maestà imperiale, qualcuno se ne occuperà. Seguitemi pure." L'elfo attese pazientemente il cambio d'abito dell'Imperatore per poi abbandonare insieme ad altri due armati le sale private.

I quattro camminarono per molti minuti in un dedalo di corridoi che divenivano sempre più grezzi e sembravano condurre al di fuori del palazzo, o comunque in un ala caduta in disuso e praticamente abbandonata.
Qui e la, in quelli che parevano dei sotterranei, si vedevano simboli in rovina del decaduto culto del Kraken di cui si diceva che il precedente sovrano del Regno di Ishitara, Shiran Blacklion, fosse segretamente seguace.
Beren si fermò infine davanti ad una robusta porta in quercia danneggiata dagli anni e dagli elementi.
"Questi luoghi sono un vecchio... tempio e monastero dell'empio culto del Kraken. Questa cella, insieme alle molte altre, era usata dai monaci per riposare e meditare.
Malgrado l'origine della costruzione, sua Maestà le ha sempre valutate molto utili al loro scopo."


Aperta la porta un bagno di luce investì il gruppo accecandoli per una attimo, mentre una brezza carica degli odori del mare invase tutti i loro sensi.
Davanti a Leoluch si aprì una stanza di pietra grezza di cinque metri per cinque, totalmente spoglia di qualsiasi arredamento o oggetto, ma, la cosa più sorprendente, era la mancanza della parete opposta all'entrata che lasciava la cella in balia degli elementi, facendola affacciare direttamente su una ripida scogliera alta decine di metri.

"Buona permanenza." disse Beren chiudendo la pesante porta con varie mandate di chiave.


---

*Toc Toc*
Dopo una manciata di secondi la porta della stanza privata assegnata ai reali di Britannia venne leggermente aperta e la figura di una donna, abbigliata come ci si aspetterebbe da una dama di compagnia, fece capolino dall'uscio.
"Vostra Maestà Lisbeth mi è permesso?" disse una voce squillante e giovanile.
"Il mio nome è Arya, Re Stannis mi ha pregato di consegnarvi questa lettera da parte di vostro marito l'Imperatore.
Temo che le trattative andranno per lunghe e sono stata messa a vostra disposizione per qualsiasi necessità qui a palazzo o in città, per quanto la sicurezza lo permetta.
Mi è permesso entrare?"
 

Dyolance

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Lelouch era un uomo calmo in quelle situazioni. Quando prendeva una decisione o accettava delle specifiche conseguenze si era abituato a farlo con una pace interiore totalizzante e riempente: non una ruga di preoccupazione stava sul suo volto, se non quelle che dedicava alla moglie.

Entrando nella "cella" capì subito molte cose.
"Vi ringrazio, Ser Beren. Fate sapere a Sua Maestà che sarò qui ad attenderlo per tutto il tempo che reputerà necessario."

La porta si chiuse e lui rimase solo e con il mare davanti. L'odore salmastro s'impossessò immediatamente di lui, tanto che in un attimo s'era dimenticato di aver mai avuto altro profumo se non quello delle onde e del sale; sotto i suoi piedi, pozzette d'acqua create dall'umidità condensata e dai residui della tempesta s'infiltravano tra le dita dei suoi piedi, pulendoli e un secondo dopo lordandoli, per poi ricominciare.
Perdendosi nell'immensità davanti a sé rise d'ironia.
"Meditazione, ah." - disse prima di prendere un profondo respiro e fare qualche passo in avanti. S'inginocchiò e dopo aver giunto le mani prese a pregare.

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Lisbeth pres avidamente la lettera e cominciò immediatamente a leggerla.

Mia adorata, mia dolcissima Lisbeth,
Ti prego di non inalberarti né preoccuparti per la mia sorte. Re Stannis rimane comprensibilmente diffidente e i prossimi giorni sospetto che li passerò a parlare con lui e pochi altri, in un totale clima di confronto e incontro. Porta pazienza e non reclamare di vedermi: sono sicuro che starò bene. Sii però prudente e non avere timore di tornare a casa se dovessi anche solo percepire lontanamente un pericolo. Non per me, per te: la tua priorità, lo sai, sono i nostri figli.
Pregherò per te in questi giorni, affinché il Padre vegli sulla tua salute e sul tuo benessere.

Confido in lui che il futuro sia roseo e che qualsiasi cosa succederà nella prossima settimana non causerà danni a te, a me o all'Impero.
Sii calma e stai bene: penserò ogni secondo di ogni giorno a te.

Con tutto l'affetto che un uomo può provare per la sua amata,

sempre e per sempre tuo,
Lelou


Chiuse subito la lettera e se la portò al cuore, visibilmente preoccupata. Era girata rispetto ad Arya e per un attimo rimase a pensare a cosa dire, a quale fosse la sua prossima mossa. Nonostante tutto doveva trovare un modo per proteggere suo marito, anche se le sue parole e la sua volontà dicevano altro.

"Potete entrare, dama Arya, ma solo per ricevere un messaggio che gradirei riferiate a Re Stannis." - disse, girandosi e aspettando che la dama entrasse nella camera.
"Fate sapere al Re tengo a riguardarmi in questa giornata e che rimarrò nelle mie camere anche durante il pranzo, se non è di disturbo. Uscirò dai miei alloggi per la cena. E' tutto, dama Arya."

Lisbeth era una Von Carstein. Diede nuovamente le spalle alla dama lì presente, portando la mano leggermente sotto il suo vestito, dove nascondeva una daga. Si sarebbe fatta trovare pronta se la Tempesta e il suo Re si fossero palesati nei suoi veri colori.
 

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"Per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione Maestà" disse la donna prima di uscire dalla stanza.

La giornata passo tranquilla, nessuno venne più a disturbare Lisbeth, verso l'imbrunire, mentre il tempo all'esterno pareva volgere per il peggio, qualcuno bussò alla porta e da fuori si sentì nuovamente la voce di Arya.

"Mia signora sono Arya. Desiderate che la cena vi venga servita in queste stanze o preferite desinare in una delle sale da pranzo? Purtroppo Re Stannis e vostro marito l'Imperatore non potranno ancora partecipare, se gradite la mia presenza posso farvi compagnia o assecondare le vostre eventuali richieste."



---

E' buffo come il tempo sia un impressione totalmente soggettiva.
Qualche ora in solitudine sembra impiegare lo stesso tempo di sempre, ma quando le ore iniziano a sommarsi una sopra all'altra il loro peso sembra farle rallentare e così una giornata, a volte, sembra diventare giorni interi, addirittura settimane se non si ha nulla con cui distarsi.

Nella stanza spoglia non sembrò passare molto tempo prima che il sole iniziasse a scendere sotto il livello del mare facendo avanzare la coltre della notte e, con essa, i suoi freddi venti.
Dalla mattina nessuno aveva più visitato Leoluch e nessuno gli aveva portato ne cibo ne acqua.
L'acqua soprattutto sembrava un orribile scherzo, il mare davanti a lui, con il suo rumore ed eterno moto, sembrava ricordargli continuamente quanto la gola fosse ogni secondo sempre più secca.

Il tramonto trascinò via gli ultimi bagliori della giornata per gettare lui e tutto il suo mondo nelle tenebre più totali.

La notte fù gelida e parve eterna, scandita solo dal continuo sciabordio delle onde sulla parete rocciosa e dai bagliori dei tuoni di una tempesta distante che disegnavano forme spettrali all'orizzonte.

I primi raggi del mattino, con il loro caldo tepore dopo tanto freddo, sembravano il rinvigorente abbraccio di Dio al suo figlio prediletto.

I rumori del chiavistello a mattina inoltrata risvegliarono i suoi sensi e la sua mente come una campana.

Dalla pesante porta di legno fece la sua comparsa Stannis, dietro di lui due armati portavano delle sedie, una ciotola d'acqua e un piatto contenete un tozzo di pane e qualche pezzo di carne, sistemato tutto sul pavimento, senza dire niente, si girarono ed uscirono dalla stanza.

Il Re si sedette invitando, con un gesto della mano, Leoluch a fare altrettanto.

"Buongiorno Leoluch.

Ogni volta che ho dovuto prendere decisioni importanti sono venuto a passare una notte qui, a ragionare, a pensare.
Vi è chi dice che la notte porti consiglio e saggezza, l'ho sempre trovata una grande idiozia.
La notte e la solitudine spogliano un uomo di tutto e di tutti, e lo mettono davanti a ciò che è veramente, senza gli inganni del suo ruolo e dei suoi doveri.
Lo mettono davanti alle sue incertezze, ai suoi demoni, alle sue debolezze e mancanze.
La notte non porta consigli ma strappa le false certezze e le false verità che ci raccontiamo e ci raccontano.
Solo grazie alla notte, l'alba, a volte, ci dona nuova prospettive o crude verità da digerire e ci mostra realtà nascoste fino al giorno prima.

Credo che ormai tu abbia capito che non esiste alcuna garanzia che tu possa tornare a Cloveringe vivo, e spero che questo ti abbia liberato dal gioco del rimanere a galla.
Oggi sai rispondermi meglio dei passati giorni?

Perchè sei venuto a Bastiglia? Cosa vuoi? Cosa vedi?
Che tipo di persona sei e vuoi essere?"



per me possiamo continuare qui ma se vuoi quando ti pare possiamo andare in privato
 
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Dyolance

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Lisbeth fu immediatamente furibonda perché mai in quegli anni qualcuno le aveva negato un suo desiderio: pretendeva risposte dal Re in persona e quanto voleva le era stato negato. Soffocò tuttavia l'ira dentro di sé, prese un bel respiro e cercò di giungere ad un'altra mossa per migliorare la sua situazione e quella di suo marito.

"Vi ringrazio cara. In realtà ammetterò che nelle ultime ore ho sofferto leggermente la solitudine e gradirei cenare in compagnia di qualcuno: durante la cena di ieri abbiamo fatto conoscenza io e mio marito di un giovane virgulto che sono venuta a conoscenza essere il figlio adottivo di Re Stannis. Se possibile gradirei unirmi a lui per la cena."-

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Non in molti lo sapevano ma Lelouch era abituato alla meditazione personale: quasi dieci anni erano passati dalle sue prime prove di prestigio e impiego dei suoi smisurati poteri ma il ricordo delle lunghe giornate consumate a consumarsi nei pensieri di cosa avrebbe fatto se la politica di Britannia fosse stata in mano sua e non in quelle delle più disparate figure. L'oscurità del suo palazzo l'aveva protetto a lungo, celando quel fiore che lentamente, anno dopo anno e successo dopo successo, continuava a sbocciare.

Non soffrì la solitudine, rimanendo giusto interdetto dall'assenza dei pasti, non spiaciuto, quanto sorpreso. Meditò se quella non fosse una farsa per tenerlo buono buono mentre Re Stannis usava la prigionia del sovrano e della moglie incinta per tenere Britannia fuori da un possibile conflitto. Pregò nuovamente, con ancora più vigore.

Il far della sera fu un momento di assoluta benedizione: coi suoi colori particolari e magnifici gli ricordarono quanto a lungo aveva trascurato il mare e la marina, lasciandola adagiare in una stasi che si era promesso di spezzare già prima della sua partenza ma che adesso era un progetto ancora più vibrante nel suo animo. Molte navi si muovevano dalla costa per le più disparate direzione, in una danza quasi ipnotica che lo fece sentire immensamente vivo e terreno, quasi come se fosse lì, tra le bestemmie e le braccia degli uomini che issavano le vele. Differivano solo per quello effettivamente, Britannia e le Terre della Tempesta: ricchi, forse più ricchi di molte nazioni di Ea messe assieme, e potenti in ogni campo del sapere, tranne sul mare da parte di Cloveringe e dei suoi vassalli. Tuttavia non lo pensava con invidia, quanto con candore: ammettere di essere inferiori era giusto e l'orgoglio era uno dei peccati più imperdonabili per un sovrano.

La notte invece fu sofferta; al freddo soprattutto non era abituato, a sentirlo dentro, a percepire le ossa mangiate da un male che così facilmente nella sua dolce dimora avrebbe potuto allontanare. La luna fece il suo viaggio del cielo illuminando un Sacro Imperatore alternato tra lo sveglio e l'assonato, al massimo impegnato in riposi di venti minuti e non di più. Pesanti occhiaie per l'insonnia scavarono immediatamente i suoi occhi, con sua stessa sorpresa poiché era in realtà abituato alle ore piccole per sistemare le carte del giorno, ma quando finalmente il mattino si levò capì che quanto si era messo alle spalle non era stato poi una tortura così irresistibile.

Aveva partecipato a molte Lodi mattutine a casa: aprì le braccia come per abbracciare ogni raggio con cui il Padre lo benediva e si mise a contare le grazie concessegli, così come a chiedere con tutta l'umiltà del garzone, del fabbro o del bracciante di terra quelle che umilmente sentiva gli mancassero: salute, per la sua famiglia intera e non per lui, e pace nel suo Casato e tra la sua gente, nonché che i nemici del suo Regno fossero sempre più lontani. Parlando i quelle cose pensò a ciò che lo avrebbe atteso nei prossimi dieci anni: era come se il tempo fosse incredibilmente ironico nel suo funzionamento. Sorrise di cuore.

A quella che secondo i suoi calcoli fu l'ora sesta o forse ottava, la pesante porta si aprì.

Lelouch si resse, sentendo nell'atto di alzarsi tutte le giunture indolenzite cigolare come vecchi scrigni o porte trascurate; in particolare una fitta alla parte bassa della schiena lo costrinse ad inarcare la colonna per rientrare di quel dolore, come a concedegli spazio per non soffocarlo e quindi non farlo arrabbiare. Le braccia in particolare erano quelle che facevano più rumore invece.
Fece un cenno per salutare Re Stannis e dopo aver raccolto la ciotola e il cibo si mise a sedere sulla sedia controllando la caduta che invece comandavano le gambe, intanto bagnandosi le labbra e prendendo a sorseggiare contenendo l'avidità. Intanto ascoltò le parole di Re Stannis, guardandolo e intanto permettendosi di addentare carne e pane.

Ora, non seppe spiegarsi se fu la solitudine, il raccoglimento in preghiera o qualcosa che magari ignorava, ma improvvisamente Re Stannis gli appariva in una maniera potentemente cristallina, come se fosse un libro che bastava semplicemente aprire per poter leggere. Tutti i dubbi dei precedenti due giorni, sulla sua volontà di uccidere il Sacro Imperatore o la sua famiglia, o magari sul tenerlo in prigionia per muovere qualche guerra da una posizione di vantaggio, ecco tutti non più avversari tra di loro bensì uniti, coesistenti. Il dialogo interno di Stannis era quello di un uomo tormentato tra il bruciante desiderio di portare a termine una vendetta e i suoi doveri di sovrano, poiché rispettare uno voleva dire rinunciare all'altro. Probabilmente solo la sicurezza di vedersi piombare tre degli eserciti più potenti di tutta Ea aveva fino a quel momento bloccato la sua mano dallo sgozzare la gola di Lelouch: dimostrava molto più senno di quanto in molti angoli di Ea gli attribuivano.

Prese un profondo respiro Lelou, sentendo i polmoni riempirsi del mare. Improvvisamente si sentiva laconico, come svuotato di tutta l'ampollosità di maniere e discorsi che era caratteristica del suo paese.

"Che uomo voglio essere mi chiedete: migliore. È la risposta più completa che posso darvi. Solo così posso sperare di diventare la guida che mio padre ha cercato di essere prima di me e che ora ci si aspetta diventi io."


Quella che si consumava nella privacy dei due Re era considerabile una bestemmia in tutta Britannia: il Profeta e Sacro Imperatore Clovis era stato la guida di tutti i credenti, anzi quella di tutti gli uomini. Nel Sacro Britannico Impero si raccontava che solo il tempo e la malattia avevano fermato il più Santo tra i Santi nella costruzione dell'Impero Universale che aveva immaginato, ma i pochi risultati raccolti durante il suo regno raccontavano invece tutt'altra storia. Un uomo che aveva sognato tanto, anzi sicuramente un sognatore, ma all'atto pratico aveva quasi condannato quella sua stessa visione con una politica di contenimento e argine piuttosto che di decisa presa di posizione. Era sopravissuto, nient'altro.
Come suo Erede, il compito di Lelouch era quello di ascendere a quella guida, e in dieci anni di attività stava ottenendo molto di più di quanto fatto dal padre in quasi venti anni: molti schiavi umani erano stati liberati grazie alla cancellazione del Formicaio, mentre la Chiesa del Padre era tornata unica e solida grazie all'incontro con i teocrati di Agarthi. A conti fatti l'Impero non era mai stato così splendente... Ma una lunga ombra si stagliava ancora all'orizzonte e bloccava il sole che era Britannia. Anzi, che era Il Regno degli Uomini.

Lelouch si girò verso il Re della Tempesta, riprendendo a parlare.

"Non vi ho mentito dicendo che mi sono imbarcato in questo viaggio solo per porgervi le mie scuse e i miei omaggi prima della vostra abdicazione; volevo farlo a prescindere da come le cose si sarebbero evolute nei prossimi anni con i vostri successori e sono grato di averlo potuto fare.
I miei pensieri per il futuro come potrete immaginare sono tuttavia tanti e sì, molti vi riguardano: ma se ho omesso di parlarvene era perché il mio senso di colpa era troppo opprimente per poter discutere con voi liberamente di affari, diciamo così. Il tempo di nascondermi però, per me, termina qui, in vostra presenza. Forse mi serviva solo qualcuno di a me simile per potermi completamente confessare e confidare."


Sollevò la ciotolà e inghiottì completamente ogni goccia d'acqua in essa contenuta, schiarendosi la gola. Si pulì con la manica, un gesto che normalmente non gli apparteneva. Poggiò tutto per terra e si lavò velocemente le mani con una pozzetta piena d'umidità, non dando peso al salino.

"Dunque, da dove cominciare..."

ci spostiamo in privato sì
penso che dopo il privato comunque chiuderemo anche questo gdr con l'eventuale ritorno a casa, ma se non ce ne fosse l'occasione tengo a ringraziarti sinceramente @Redual perché è stato uno dei gdr che più mi ha divertito scrivere e leggere. Non mi divertivo così tanto da anni, grazie mille davvero
 
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