Diplomazia La fine di un Regno - Parte 2: Cessione

Silen

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Garnet rispose con un lieve cenno "Apprezzo il tuo complimento, preda, ma è Silene che ci tiene unite, nel bene e nel male. E' stata la tendenza della mia razza verso la dispersione che ci ha portato lungo la china della decadenza. Non sono state le prede a scacciarci nelle Terre Desolate e a distruggere i nostri nidi, siamo state noi stesse. Il nostro individualismo ci ha impedito di sviluppare una civiltà come la vostra e così, mentre il mondo attorno a noi cambiava, le Sorelle rimanevano sempre uguali, legate ad un modo di vivere sempre più indatto mentre il nostro orizzonte si restringeva, anno dopo anno, finchè i nostri nidi sono rimasti vuoti e ci siamo ritrovate a vivere nelle steppe e nei deserti, noi che un tempo dominavamo i cieli di Ea.
Noi abbiamo bisogno di una Prima, abbiamo bisogno di una visionaria che ci riunisca uno Stormo e che ci guidi, la mia razza ha bisogno che una di noi emerga dai suoi ranghi e assurga al ruolo di Colei che Apre la Via. Silene non è forse la Prima ideale, ma è tutto quello che abbiamo. Per questo motivo ho deciso di seguirla." la maga e guaritrice alzò fieramente il capo "Anche se sono una albina, sono pur sempre una Cacciatrice. Faccio quello che deve essere fatto."
Gli occhi rossi dell'arpia vagliarono con un accenno di curiosità la sala del banchetto, poi accennò nuovamente con la testa "Accetto volentieri la tua ospitalità; il viaggio è stato lungo e faticoso."
 

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Il re sorrise all'albina, mentre rimuginava sulle sue parole.
Finalmente i due arrivarono al tavolo, accomodandosi. Un Canerita dormiva scodinzolando con la sua strana coda ai piedi del tavolo, segno che il cibo era di qualità eccelsa e, data la varietà di carni offerta, era di certo un buon segno.
Gid Lucione rispose a Garnet mentre versava del vino in entrambi i calici "C'è veramente molto da imparare e da studiare sulle arpie, siamo popoli molto diversi. Ad esempio, dalle tue parole comprendo che nella vostra società l'albinismo non è ben visto, mentre tra noi centauri è motivo d'onore ed orgoglio, in quanto si risulta ancora più diversi dalla già eterogenea moltitudine di razze." Nel frattempo il re finì di versare il vino, dunque si accomodò "Ed è particolare anche il bisogno della tua specie di avere una Prima. E' una storia triste quella del tuo popolo, decaduto a causa della sua natura." Il re prese dunque il suo calice e lo porse verso Garnet "Un brindisi, che possa Silene avere una lunga vita. Anche se con te al suo fianco, sono convinto sarà così." Gid Lucione attese che l'albina ricambiasse il brindisi, non era sicuro se dalle sue parti fosse usanza questo genere di cose ma ci provò lo stesso, dopodiché si concedette qualche sorso di buon vino.
 

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"Fra le Sorelle l'albinismo è visto nè più nè meno che come una menomazione" disse l'arpia con la schietta francheza che si riscontrava spesso nella sua specie "sfortunatamente ci sono motivi fin troppo concreti che giustificano questo modo di vedere: se rifletti, potrai capirne facilmente alcuni. Il Sole non è mio amico; la mia pelle e il mio piumaggio sopportano male i raggi solari e i miei occhi sono abbagliati dalla lcue intensa. Oltre a questo le mie piume sono in genere più fragili e meno resistenti; l'insieme di questi fattori fa di me una volatrice e una cacciatrice peggiore. Nelle Terre Verdi questo non ha una grande importanza, ma nei deserti e nelle steppe delle Terre Desolate, una Sorella albina ha ben poche speranze di sopravvivere fino alla età adulta. Infine nella mia razza l'albinismo spesso si accompagna alla sterilità." Garnet scosse il capo "Le Sorelle ammirano quello che sono riuscita a fare; ho reso orgogliosa la mia madre-vera. Nonostante questo avrei apprezzato una vita più semplice." la maga esibì un accenno di sorriso, forse per non esporre al suo ospite la possente dentatura in tutta la sua spaventosa interessa. Era noto che il sorriso di una arpia tendesse a turbare le altre specie. L'arpia rispose al brindisi con uan certa esitzione, palesemente non avvezza a quel genere dic erimonie dei Senzali "Mi lusingo di credere di riuscire a dare un aiuto significativo alla Prima." disse modestamente.
 

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"Su, non siate modesta. Oltre all'ottimo servigio che ho sentito fate a Silene, ho sentito di come avete sconfitto l'ex mago di corte, Zecor, durante il torneo Britannico. Una prestazione davvero lodevole, nulla da dire" Il re notò che l'arpia che aveva di fronte era diverse da tutte le altre, anche più di quanto non lo fosse Silene o addirittura Sylanna, la prima del Picco Rosso. Non voleva convincere con la paura ed il timore gli altri, ma sapeva come parlare... pensò che Garnet fosse l'arpia più umana di cui avesse mai sentito parlare, ma di certo non le avrebbe confidato questa impressione: sarebbe potuta risultare come un'offesa all'orecchio di un'arpia.
"Qui nelle terre verdi, chiunque ha una possibilità. C'è chi si deve impegnare di più per raggiungere le vette più alte, certo, ma ciò vi fa solo onore quando ci riuscite, e vedo che tu sei riuscita molto bene nella tua impresa." Il re sorseggiò un altro sorso di vino, quindi fece cenno ad un attendente, un lizartauro dall'aspetto impassibile, e fece servire nei piatti un misto di carni: oltre alle semplici carni bovine, vennero inserite anche carni di Caprale ed altri animali caotici, oltre che varie insalate di cui il re ne prese un bel po'.

"Sai" Continuò il re mentre tagliava le carni degli animali "Ero scettico quando andai da Silene per consegnarle le redini del regno. Credevo che fosse la mossa più sicura, ma nonostante ciò avevo grosso timore sulle sorti della mia gente, di quelli che sarebbero rimasti. Ma mi ricredo sempre di più, per fortuna. Dopotutto sei venuta a discutere di questo, non è vero? Sono curioso di conoscere i piani di Silene per Centaurestria." Concluse il sovrano, prima di addentare un boccone di Caprale.
 

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Garnet assaggiò un pò di questo e un pò di quello, evitando soltanto le insalate e verdure. Anche il vino, dopo il brindisi, rimase intatto, probabilmente non era abbastanza dolce per il suo palato.
"Si, è per questo che sono venuta. Le intenzioni di Silene in realtà sono molto semplici. La Prima desidera dimenticarsi della vostra nazione per quanto possibile; tutto quello che vi viene chiesto è di versare un tributo annuale e di impegnarvi a non stipualre patto alcuno con i nemici dell'Impero. L'entità di quanto dovrete dare verrà stabilita dalle nostre discussioni."
L'arpia addentò un boccone di manzo e masticò piano "Abbiamo saputo che molti membri della vostra corte sono andati in esilio. Buona parte del vostro popolo è fuggita verso sud e alcune regioni hanno proclamato la propria indipendenza. Mi chiedo se, forse, quando sei venuto nella nostra città non ti aspettassi di morire."
Garnet fissò il centauro con quei suoi inquietanti occhi color carminio "Mi chiedo se in realtà non fossi deliberatamente venuto a morire. Biara mi ha detto che non hai svelato la tua identità a coloro che ti hanno scortato. Ho pensato che forse desideravi fare qualcosa di molto sciocco. Se è così, mi chiedo cosa ti abbia fatto cambiare idea."
 

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Il re rimuginò sulle parole dell'arpia mentre ingoiava della cetriottuga. "Dimenticarsi di Centaurestria in cambio di un tributo annuale e l'impegno a non stipulare alcun patto con i nemici dell'Impero" Ripeté Gid Lucione "Si può fare senza alcun problema, dovete solo notificarmi quali sono i vostri nemici, così saprò con chi non possiamo intrattenere rapporti." Dunque il re sorseggiò dell'acqua, prima di rispondere alla domanda di Garnet "Beh, non lo nascondo. Quando andai al cospetto di Silene dissi esplicitamente che volevo consegnare la mia vita in cambio di quella del mio popolo, già vedevo il mio cranio accanto a quello dei vecchi Re di Justa." Il re teneva ancora in mano il calice, mezzo pieno d'acqua "E se non ho svelato la mia identità prima, è semplicemente perché preferivo arrivare vivo al cospetto di Silene, nonostante avessi con me una lettera ove riassumevo ciò che le ho poi detto. Qui a Centaurestria in pochi hanno fiducia nelle arpie, io per primo; mi sarei aspettato qualsiasi gesto nei confronti del vostro nemico, figuriamoci poi da Biara che non mi è mai sembrata il massimo della diplomazia" Il re sorrise, come se stesse pensando in modo scherzoso a qualche vecchio rivale.

"Quanto alla migrazione, ammetto di averla favorita prima di partire, ma anche di questo non ne faccio segreto. Però no, non dipende dal fatto che ero dato oramai per morto, tolto un re se ne fa un altro, il motivo è la scarsa considerazione che i centauri hanno per l'Impero. Pochi erano disposti a sottostare all'Impero, quest'ultima scelta ha ricevuto poco supporto ma la ritenevo oramai la nostra miglior opzione. Chi è rimasto, lo ha fatto perché non voleva abbandonare le proprie case, i luoghi di culto, o perché gli importa poco di chi stia al potere." Il re agitò un po' il calice d'acqua, creando delle piccole onde al suo interno.

"Però ammetto che, trovatomi al cospetto di Silene, quando mi disse che non voleva uccidere una preda indifesa mi sfiorò l'idea di sfidarla a duello. Lei avrebbe avuto tutti i vantaggi del caso, compresa un'ottima guaritrice al suo fianco, ma lo stesso sarebbe valso per me: in caso di vittoria, avrei potuto reclamare ancora pace ed indipendenza per Centaurestria, mentre in caso di sconfitta... sarebbe rimasto tutto come ora, solo con qualcun altro al mio posto. Inoltre sarebbe stata una morte più che onorevole, per mano della Prima dello Stormo Imperiale." Il re si concesse un amaro sorriso prima di riprendere "Però l'idea mi è passata subito di mente: sarebbe stato sciocco e rischioso per il Regno tentare una simile impresa, quindi ho cercato di vedere il calice mezzo pieno ed ho pensato che restando in vita posso assicurarmi che vada tutto per il verso giusto, che tra l'altro è anche il motivo per cui Silene decise di tenermi in vita, quindi almeno su questo la vediamo alla stessa maniera." Il re si concesse quindi un altro sorso d'acqua.
 

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Garnet rise piano alle parole del centauro su Biara "Non tutte le anziane trovano facile adattarsi alla nuova via, e Biara è una di quelle che trovano irritante il solo dover parlare con delle prede. Per lei, quadrupede, non sarai mai altro che una bistecca dotata di zampe e che epr qualche capriccio del caso, parla...Inoltre non gioca a tuo favore il fatto che voi e i vostri alleati naga l'abbiate costretta a fuggire dalla sua città...no, forse hai fatto bene a non rivelarti a lei. Per me è diverso, ero molto giovane quando Shiver mi ha portata nelle Terre Verdi. Nerissa poi, la mia sorella-vera più giovane, era ancora una implume non svezzata e non conosce altro modo di vivere che quello del Territorio di Caccia."
L'arpia accennò col capo alle parole successive, accettando il complimento sottointeso "Tu ti sei presentato di fronte a lei mentre i re di justa si sono rintanati nella loro isola ed Elenwen nel suo palazzo. La tua sfida sarebbe stata onorevole e Silene l'avrebbe accettata. Non avresti avuto nessuna speranza contro di lei ma il tuo cranio non sarebbe finito su una picca come il loro anche se certamente Silene avrebbe divorato la tua carne, perchè è passato molto tempo dall'ultima volta che una preda ha osato sfidarla in combattimento"
Improvvisamente l'arpia si interruppe, scosse il capo e ridacchiò sembrando vagamente imbarazzata "Per te questo non è molto consolante, immagino. Ma nella mia razza è il trattamento che viene dato ai nemici meritevoli. Se poi Silene avesse avuto una nuova verafiglia, coloro che credono nella fede di Sheika ritengono che la tua anima si sarebbe reincarnata in lei per vivere una nuova esistenza come una Sorella. Vita per Vita, era questo il nostro patto" concluse citando una canzone popolare fra le creature alate.
 

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Il re spalancò gli occhi mentre ascoltava Garnet. Non poteva credere a quel che aveva sentito: un'arpia in grado di ridere genuinamente e, addirittura, imbarazzarsi? Gid Lucione ebbe la conferma definitiva che di fronte a lui si trovava un'eccezione di tutta la specie, probabilmente l'esser cresciuta con il peso dell'albinismo l'avrà aiutata a formarsi in quella maniera... Chissà.

Dopo essersi ripreso dalla scioccante visione di un'arpia che si comporta in maniera quasi umana, il sovrano ricambiò un imbarazzato sorriso all'albina "Beh, suppongo che la vostra sia una religione molto legata alla natura ed al ciclo naturale. La vita dopotutto trae sostentamento da altre vite... Però si, ammetto che non è la migliore delle visioni immaginare il proprio corpo divorato in tal maniera." Il re sorseggiò un po' di vino, come a voler far scivolare giù quel pensiero "Anche se devo ammettere che noi centauri siamo un po' particolari su questo argomento. Come avrai immaginato, la nostra dieta è prettamente erbivora, ma non disdegnamo della carne di tanto in tanto. La cosa controversa, però, è che mangiamo anche carni bovine ed equine, entrambi animali che compongono per metà il nostro corpo... Non è esattamente cannibalismo, ma solitamente chi viene dall'esterno rimane scandalizzato dalla cosa!" Il re rise lievemente "Tranquilla, la carne servita su questi tavoli proviene da allevamenti scelti di animali, non serviremmo mai la carne dei nostri simili... Sia mai risulti buona!" Il re scherzò, ridendo leggermente più forte mentre diceva una cosa così lugubre.

Il re si fece poi serio "Devo ammettere, comunque, che parlare con te è stato una rivelazione. Mi hai fatto notare cose che non avevo mai nemmeno immaginato di notare nella tua specie, e mi lascia presagire belle cose per il futuro. Mi ha fatto molto piacere" Disse in fine con un sorriso.
 

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Garnet ricambiò il sorriso badando nuovamente a non scoprire l'intera chiostra di zanne "Peccato, avrei gradito un belcosciotto di centauro" ribattè l'arpia con l'evidente intenzione di vedere se Gid avrebbe portato avanti lo scherzo o meno.
"Non tutte el Sorelle condividono le idee di Biara. Voi prede però spesso preferite dimenticarvene" aggiunse in tono di rimprovero "Non resta che definire l'entità del tributo. Ritengo che un terzo degli introiti di Centaurestria sarebbe una cifra equa."
 

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L'attendente nella sala pareva nervoso, evidentemente aveva ascoltato parte dei discorsi, ma nessuno ci fece caso.
Il re rispose alla provocazione di Garnet "Oh, sono desolato di informarvi che con questa pace avete perso l'ultima occasione di assaggiare la prelibata carne centaurea." disse ironico, curioso di vedere come avrebbe risposto Garnet. Da qualsiasi altra arpia si sarebbe aspettato un inquietante sorriso ed una minaccia non troppo velata, lasciando intendere che se avesse voluto avrebbe potuto divorare Gid Lucione seduta stante. Chissà come avrebbe reagito Garnet...

"Vorremmo dimenticarcene, ma purtroppo... succedono cose che ci fanno tornare il terrore verso la vostra specie. Sono sempre le notizie più eclatanti e brutte che fanno colpo e girano di più." Dopodiché il re rimuginò sulla cifra del tributo "Un terzo, accetto l'entità del tributo ad un terzo degli introiti netti. Invero, è meno di quanto mi aspettassi." Concluse il re, con un sorriso quasi malinconico.
 

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"Davvero? Che peccato. Neanche un piccolo morso?" questa volta le labbra di Garnet si ritrassero abbastanza da mettere in mostra buona parte del suo apparato masticatorio. Veder sorridere un'arpia era un pò come veder sorridere una tigre: anche un "piccolo morso" sarebbe stata una faccenda assai sgradevole.
"Avete perduto una parte rilevante della vostra popolazione, diversi membri della corte e alcune province." enumero la maga "Non siete più una minaccia per noi, e non è interesse delle Sorelle aggravare la vostra situazione. La Prima ritiene che il paese dei centauri possa ancora essere utile come stato cuscinetto fra il Territorio di Caccia e ciò che stà oltre i territori inesplorati e io concordo con lei."
 

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L'attendente iniziò a sudare freddo, ma rimase immobile
Il re sghignazzò invece alle parole di Garnet "Con una dentatura così letale... temo di non poter consentire, spero che la cosa non sfoci in un incidente diplomatico" disse il re, ironico.
"Mi sembrano più che sensate le argomentazioni di Silene, ed apprezzo la gentilezza. E' un ottimo accordo a mio avviso" Concluse Gid Lucione.
 

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"Allora è deciso" annuì l'arpia "i centauri verseranno un terzo delle loro entrate e si impegneranno a non avere rapporti con i nemici delle Sorelle; in cambio potrete continaure a governarvi da soli senza alcuna ingerenza da parte nostra. Forse in futuro valuteremo la possibilità di inviare una Residente, quando avrete trovato una maggiore stabilità e gli odi causati dalla guerra si saranno sopiti. Ma questo riguarda il futuro, per ora possiamo continaure a goderci questo banchetto" concluse prendendo una crocchetta composta da un trito di quattro tipi di carne amalgamati con un impasto di patate, formaggio e uova e insaporiti con varie spezie. Per la verità Garnet non sembrava particolarmente affamata, ma pareva trovare piacere in una varietà di piccoli assaggi. La maga sembrò per un attimo sconcertata dal sapore del tubero, ma nel complesso sembrò trovare il piatto gradevole, tanto da ripetere l'esperimento.
"Se non hai nulla in contrario, vorrei fermarmi qualche giorno prima di ritornare nel Territorio di Caccia. Non sono mai stata così a sud e mi incuriosisce la grande varietà di animali mutati che abita le vostre contrade."
 

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Se il re risultò soddisfatto dal fatto che il cibo fosse di gradimento all'arpa, l'attendente ne fu estremamente sollevato oltre che entusiasta.
La richiesta di Garnet lasciò però stupito, per l'ennesima volta quel giorno, il re. "Mi stupisce la vostra curiosità, ancora una volta atipica della vostra specie. Ma siete la benvenuta nelle nostre terre e sarò ben contento di ospitarvi" Disse il re con un sorriso "La Vostra permanenza potrebbe anche essere utile a migliorare la visione che i centauri hanno per le arpie, spero che la permanenza possa essere di vostro di gradimento e che la nostra varietà di animali possa intrattenervi al meglio: alcuni di questi animali sanno essere particolarmente gustosi, altri utili" Concluse con un sorriso il sovrano, accarezzando il canerita.
 

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Garnet sembrò sorpresa dallo stupore del centauro, ma si riprese velocemente "Sono una maga; l'influsso che le energie del caos hanno su piante ed animali sono parte della mia sfera di interesse. Credo che tu abbia qualche pregiudizio nei nostri confronti; noi siamo curiose come lo sono molte prede, soltanto abbiamo interessi differenti. Molte delle cose che interessano voi prede per noi non hanno molta importanza. E viceversa, senza dubbio."
 

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Il re fece spallucce, evidentemente dispiaciuto dai suoi pregiudizi "Purtroppo, come vi ho già detto, appena sono giunto in queste terre sono stato ricoperto da continui avvertimenti e continue parole di disprezzo verso voi arpie. Fortunatamente, incontrarvi mi sta facendo superare molti di questi pregiudizi, ma sarà un duro lavoro fare in modo che anche il popolo li superi: un duro e lungo lavoro che però sono convinto avrà buon esito." Sorrise Gid Lucione, prima di continuare "Sai, tra i centauri rimasti c'è la dottoressa Morrigan. E' piuttosto cinica e lunatica, ma da oltre dieci anni è a capo della ricerca magica del Regno. Ha un cervello veramente molto grosso quando si parla di scoprire nuovi utilizzi della magia, anche se come maga non è nulla di eccezionale, paradossalmente."
 

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Gli occhi dell'arpia sia ccesero di interesse "Ah, una teorica della magia. Le parlerò volentieri, le Sorelle che come me praticano le arti magiche in genere sono più interessate alle applicazioni pratiche che allo studio della magi pura. Noi alate siamo delle empiriche, dal vostro punto di vista" concluse con un pizzico di ironia.
 

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"Sono convinto che anche lei sarà entusiasta di poter parlare con voi, la cultura di voi arpie è veramente particolare rispetto alla nostra, e la Dottoressa non si fa prendere molto facilmente dai pregiudizi. Inoltre, ha contribuito molto alla stesura di un bestiario di Centaurestria, ove ha descritto e catalogato varie specie di creature caotiche, ed ha studiato e teorizzato come il caos di Tiamat abbia corrotto e trasformato gli esseri viventi" Il re annuì sorridente "Credo proprio che avrete discussioni molto interessanti, quando volete potrò far venire direttamente qui la dottoressa o, se preferite, potrei scortarvi nel suo studio, non molto distante da qui." Concluse infine il sovrano.
 

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"Hai catturato il mio interesse, quadrupede. Sarei lieta se più tardi vorrai accomapgnarmi da questa studiosa della magia teorica."
 

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Il re sorrise, contento di aver attirato l'attenzione della sua ospite.
Nel frattempo l'attendente portò un vassoio con delle tazze ed una bevanda di color verde molto chiaro stipata all'interno di una brocca: si trattava di Coccotè. Per quanto il re dubitasse che all'arpia potesse piacere una bevanda così particolare, fece versare un po' della bevanda anche nella tazza di Garnet e, mentre sorseggiava un po' della strana bevanda, rispose "Quando lo desiderate. Vi scorterò con piacere ovunque vogliate andare".


Nel caso l'arpia fosse voluta andare direttamente dalla Dottoressa Morrigan, il re avrebbe chiamato delle guardie e si sarebbe fatto scortare assieme a Garnet verso i laboratori di ricerca della dottoressa. Il viaggio sarebbe stato tranquillo, ma i laboratori di Morrigan si trovavano accanto alla Torre Centrale di Centaurlot e dunque durante il viaggio non fu raro notare Dragocentauri, attratti dalle energie magiche della grossa torre, i quali non potevano avvicinarsi grazie a dei particolari recinti costruiti ad hoc, ad una distanza tale da permettere ai Dracocentauri di assorbire energie e restare calmi, ma anche di non commettere disastri.

L'ufficio della dottoressa, avvertita dell'arrivo del re e dell'arpia, era un subbuglio di pergamene ed ampolle appoggiate su delle scrivanie, mentre su un tavolo si trovavano barattoli contenenti alcuni piccoli animali caotici inseriti sottaceto in modo da conservarli.
Se quello era l'ufficio, figuriamoci i veri e propri laboratori.
Morrigan invece era un'equitaura, la sottospecie più comune di centauri dal corpo equino ed il busto perfettamente umano. Il suo manto era completamente nero a parte per due linee parallele al terreno, una per fianco. Lo stesso si poteva dire per i lunghi ed arruffati capelli, che parevano mantenersi in piedi con la magia: anch'essi perfettamente neri se non per una striscia bianca che li adornava da lato a lato. Tutto questo nero quasi stonava con il pallore della pelle ed il bianco camice che copriva il busto umano.
La dottoressa avrebbe accolto molto calorosamente il duo, piegandosi in avanti in segno di rispetto e dicendo con un grosso sorriso: "E' un piacere ed un onore averVi nel mio ufficio! Accomodatevi pure, cosa desiderate?"
 
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