Le nazioni

giobia86

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Salve, in questa sezione fate una bella presentazione con qualche immaginetta spoiler della vostra nazione
 

giobia86

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ARCADIA
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Dopo la distruzione della potente Atlantide dovuta all'ira di Poseidone, molte delle neonate colonie atlantidee vennero spazzate via, poche di queste sopravvivono oggi, una di queste è la piccola nazione insulare di Arcadia.
Collocato nella parte meridionale dell'Egeo il piccolo arcipelago ospita una rifiorente cultura atlantidea,Dalla sua capitale da poco ribattezzata Neocron (nuova era) gli esuli di Atlantide ricominciano a sperare.

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Sono stati tempi duri per Arcadia, tra il costante afflusso di profughi disperati dalle colonie che venivano via via distrutte alla perdita di contatti con la madrepatria in pochi erano disposti a credere in un futuro luminoso, ma ora ciò appare possibile, il popolo si è affidato ad un nuovo capo carismatico, Kull detto Alexandros, figlio della divina musa Urania, ha radunato attorno a se la popolazione ed ora guida Arcadia come nuovo tiranno.
Per proteggere la sua gente Alexandros ha radunato attorno a se i suoi Hetairoi (compagni), un reggimento di cavalleria pesante d'elite, addestrato nell'uso di ogni arma conosciuta e formato soltanto da coppie di amanti votato alla difesa di Arcadia e al culto della divina Erato.

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Dyolance

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creta.
Isola Madre dell'Egeo e di tutte le isole greche, grande non solo in dimensioni ma anche per gli uomini e le donne che la popolano. Su di essa prospera infatti una civiltà ben più antica dei recentemente giunti dori, ioni e achei, ricca per bontà d'ingegno, risorse e favore degli dei ma purtroppo divisa, frammentata: teatro di lotte continue tra numerosi Re in aperta rivalità tra loro per l'ottenimento della corona suprema di padrone assoluto dell'isola, Creta ed i suoi figli hanno sempre assistito agli avvenimenti del mondo greco come semplici comparse e mai come protagonisti, trattenuti dalla cupidigia e dalla fame di potere di pochi.

Ma questo ciclo era destinato a raggiungere una sua conclusione quando Asterione, figlio di Tettamo ed uno dei Re più influenti dell'isola, morì senza eredi legittimi. Allo scranno improvvisamente vacante ascese Minosse, figlio adottivo di Asterione ma figlio legittimo della moglie del defunto re, Europa; fu proprio Europa a richiamare il proprio ragazzo dal suo girovagare per la Grecia alla ricerca di saggezza ed esperienza e lei stessa lo incoronò, rivelando inoltre che egli fosse, assieme ai suoi fratelli Radamanto e Serpedonte, figlio del possente Zeus e che gli Déi lo avessero scelto per portare Creta fuori dai suoi tempi bui.

Minosse indubbiamente si rivelò all'altezza del nome e delle aspettative: nel giro di pochi anni riuscì ad unificare i vari regni sotto la propria egida, schiacciando i regnanti rivali e consolidando il proprio dominio uccidendoli. Saggio e previdente, imbastì sin da subito un'importante riforma religiosa che puntava a svecchiare svecchiare gli antichi culti popolani cretesi ancora legati al concetto di Grande Madre Terra, sostituendola con la più efficace e moderna Pallade Atena (Dea di cui Minosse si è proclamato campione e discepolo) ma senza sputare o sdegnare le antiche vie ed i loro insegnamenti (il toro conserva infatti tutt'ora la sua importanza nella fede e nella tradizione militare cretese). Visionario ed intraprendente, è grazie a lui che venne costruito il sacro palazzo di Zakros, fortificazione cittadina sviluppatasi attorno alla dimora stessa del sovrano che rappresenta il primo esempio di architettura complessa in tutta l'isola (anche se si dice esso sia stato semplicemente una prova per un progetto ancora più grande che Minosse già immagina sorgere in altri angoli della sua terra).

Il ritratto di Minosse, Eroe e Signore di Creta, è quello di un giovane uomo estremamente intelligente e maturo per la sua età, acculturato in ogni campo del sapere; la sua capacità di giudizio e l'astuta comprensione di coloro che lo attorniano lo rendono un abile osservatore ed un individuo estremamente perspicace nell'indovinare i caratteri di alleati e nemici, nonché nel disvelare i loro fini e motivi, siano essi palesi o nascosti. Tuttavia, il pugno duro con cui ha represso gli altri re di Creta ha mostrato anche i suoi lati più spigolosi ed oscuri: freddo, calcolatore, distante e cinico, talmente tanto che molti lo definiscono "senza cuore". In virtù del disegno più grande, quello che lo porta con naturalezza ad operare nell'amore e nel rispetto della sua gente, non si disdegna di sporcarsi le mani o di essere chiamato "mostro".

Minosse, figlio di Zeus ed Europa, Re Giusto di Creta poiché è con la solennità di un giudice che governa le sue terre. Lo sguardo è glaciale e ben piantato sul mare all'orizzonte, la mano proiettata in avanti per farlo suo... Ma quali siano i suoi piani, i suoi disegni e le sue macchinazioni nessuno lo sa.


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TFT

Ninja Skilled!
La leggendaria città perduta di Atlanta:

"Fonderemo una città tutta nostra! Con pergamene e squillo di lusso!"

Queste la parole di un gruppo di filosofi che, stufi della corruzione e delle tasse ad Antlantide, emigrarono nell'estremo occidente in un piccolo arcipelago, dove fondarono la città di Atlanta.
La civiltà che si sviluppò sulle isole è da sempre rimasta isolata e dedica alla ricerca filosofica perchè "è impossibile capire i problemi vicini se non capiamo quelli di chi vive in mezzo alle nuvole" come recita un famoso detto Atlantico.
Indifferente agli avventimenti del mondo esterno, gli Atlantini perseguono una vita pacifica, nonostante abbiano accolto molti esuli altantidei nel corso del tempo.
Chi comanda è il Sinodo, un'assemblea dei 30 filosofi maggiori che decidono a maggioranza le questioni dell'arcipelago e vengono eletti per merito.
La grandissima ricerca e la disponibilità di menti illuminate permette agli Atlantini di condurre una vita mediamente agiata e di disporre di mezzi spesso non comuni nel continente.

Pacifici e riflessivi si, ma non certo disarmati. Infatti alcune leggende narrano di armi segrete e poteri magici in possesso degli abitanti delle isole, fra le quali dei potenti raggi di fuoco sacro in grado di abbattere qualunque combattente di mare, di terra o di aria.
Ma forse, sono solo leggende.
 

Last Century

Ninja Skilled!
EURYPHAESSA
- La Splendente -

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Euryphaessa, sovente chiamata anche col nome più comune di "La Splendente", nasce come una comunità di umili pescatori di origini ioniche, giunti sino alle coste nord-occidentali del continente cercando di eludere le vicissitudini e le diatribe dei grandi governi centrali, sempre in guerra tra loro. Agli albori dello stato, tutt'altro che mitici o leggendari, vi erano vari popoli esuli radunatisi in quelle zone per sfuggire al caos e alla devastazione; ogni piccolo gruppo aveva il suo credo, la sua ragion d'essere e il suo modo per affrontare le vicissitudini, ma tutti quanti convivevano con lo scopo tacito di rifuggire una volta - e per tutte - al pericolo. Così provarono, di comune accordo, a formare un vero e proprio stato ma l'instaurazione di un tiranno o di una figura apicale mal si sposava con la pluralità eccessiva di quel popolo, così diverso e variegato, così come risultava impossibile affidarsi alla democrazia date le troppe idee e menti dalle opinioni opposte presenti. Ad aiutare gli anziani a prendere una decisione intervenne una giovane ragazza, sacerdotessa di Atena. Spiegò di come sarebbe stato possibile unire tutti affidandosi alla filosofia, alla giustizia e alla saggezza tanto cara alla sua dea. Sulle prime l'idea di accettare il consiglio di una giovane sacerdotessa gettò scompiglio nell'ancora non formata Euryphaessa, ma dopo interminabili giorni e notti di discussione giunsero infine ad una decisione.

Avrebbero creato un consiglio, guidato dalla voce illuminata di Atena e delle sue sacerdotesse, per guidare il popolo tutto verso una rinascita sociale e culturale, nonché verso la sicurezza che tanto anelavano. La prima città di Euryphaessa fu nominata in seguito ad Atena stessa ma, non sentendosi così arroganti da volerla chiamare Atene, preferirono l'umiltà di chiamarla Palladia, in onore di Pallade, amica fraterna dalla sventurata sorte, della stessa Atena. Il consiglio, invece, fu costituito prendendo un numero pari di uomini e di donne e per accedervi fu posta la necessità di aver dichiarato la propria devozione ad Atena e non aver compiuto crimini di alcun tipo o maniera: sebbene privo di una struttura vera e propria questo concilio ristretto, inizialmente formato perlopiù dai capi delle piccole comunità, andò consolidandosi come vera e propria istituzione politica, radicandosi nel tessuto sociale e fondando la sua stessa esistenza sul concetto di moralità, di rispetto e, ovviamente, di saggezza. Parallelamente al consiglio la giovanissima sacerdotessa che della stessa assemblea era stata ideatrice, fondò un culto sacerdotale nominato "Le Sorelle di Palladia", una casta di sacerdotesse guerriere devote ad Atena che avevano lo scopo di salvaguardare la giustizia, la legalità e il benessere di tutti gli abitanti dello stato. Al vertice delle Sorelle di Palladia fu posta, ovviamente, la giovane sacerdotessa che perse il proprio nome umile soppiantandolo con quello di Bellona, con cui sarebbe stata conosciuta da lì in avanti.

Sotto lo sguardo di Bellona, guidata da Atena e dalla sua infinita saggezza, il consiglio di Palladia ebbe modo di far prosperare la città espandendola e inglobando i villaggi vicini, instaurando commerci e aprendo le frontiere a nuove idee e nuovi punti di vista. Pur ripudiando la guerra la loro dea esigeva comunque una preparazione più che eccellente sul campo e per questo si adoperarono più volte in battaglie non proprie per riportare l'ordine e l'armonia nei paesi vicini, senza mai tuttavia avere l'ardire di interferire troppo intensamente nelle decisioni degli altri.
Ad oggi Euryphaessa si compone di alcune tra le regioni più a nord della grecia e sogna, nel suo piccolo, di poter continuare a crescere e intrattenere rapporti con tutti i suoi vicini, guardando oltre l'orizzonte con l'interesse spasmodico di scoprire nuove terre e nuovi popoli da cui apprendere - e a cui far apprendere - i loro usi e la loro cultura.
Nella loro ottica la filosofia e la moralità rivestono ruoli particolarmente importanti, così come la lealtà e la correttezza, mentre malsopportano chi guerreggia in maniera impune o senza causa, solo per il gusto di far guerra. Hanno un occhio di riguardo per il mare, pur non essendo seguaci di Poseidone, e lo ritengono una grande fonte di vita e scoperta da onorare e rispettare.

Come nota a margine, il nome "La Splendente" le è stato attribuito dal fatto che lo stile architettonico degli Eury preveda vivaci colori che, sotto al sole, riflettono la luce sul mare creando un gioco di bagliori capace di affascinare lo straniero che si approccia, per la prima volta, alle città dello stato.


 
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The Pony Killer

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Afragolius
-La grigia-
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Un paio di decenni fa, Afra era poco più di una città stato, completamente isolata e che, nonostante sfociasse sul mare, commerciava ben poco. La colpa era del vecchio regnante, Agakekkone, e quello stato di isolamento si rispecchiava in tutti i cittadini di Afra: troppo codardi per viaggiare ed allontanarsi dalle mura domestiche, troppa paura del confronto; Ade veniva pregato ogni giorno affinché non reclamasse le loro anime e gli venivano date ogni settimana svariate offerte. L'unica fortuna di Afra fu il riuscire a sostentarsi da sola, senza ricorrere alla squallida crematistica innaturale.

Ma come ogni storia che si rispetti, le leggende nascono quando qualcuno riesce a distinguersi, quando qualcuno prende in mano il proprio destino e cerca di coinvolgere gli altri. In questa storia, quel qualcuno è Guendalo, ragazzo che non vedeva l'ora di fuggire da quel grigiore di città. Sin da piccolo si distinse per la forza ed il carisma, oltre che a una serie di fortunati eventi che continuavano a coinvolgerlo. Molti ritenevano fosse il figlio di una divinità, ma la conferma non giunse mai e poteva tranquillamente trattarsi di un ragazzo particolarmente dotato.
Fatto sta, che il nostro Guendalo un giorno sparì, lasciando dietro di sé tutto. Di lui non si ebbero notizie per ben dieci anni ma, quando tornò, tutto era diverso: Afra stava venendo attaccata dalle cittadine vicine, che decisero di sfruttare la debolezza e l'isolamento della città-stato per prendere il sopravvento ed impossessarsi della città e dei terreni che la circondano. Guendalo caricò in difesa della sua patria e da solo riuscì a far fuori innumerevoli soldati, colti alla sprovvista da quel potere che pareva essere semi-divino.
Quando venne chiesto a Guendalo come avesse acquisito quei poteri, egli rispose che gli era apparso un dio, forse Ade, in sogno e lo condusse fin sopra l'Olimpo e, dopo delle sfide non proprio semplici, gli fece bere dell'ambrosia. Dopo aver finito di ingurgitare il nettare degli dei, si svegliò completamente sudato ma con forza e poteri inauditi, pronto a superare qualsiasi sfida.

Agakekkone vide in Guendalo un'opportunità, vide in lui un'ancora di salvezza. Il recente attacco gli aveva aperto gli occhi ed aveva finalmente compreso che restare da soli è svantaggioso, bisogna guardare verso l'esterno.. se non si vuol morire, bisogna fare in modo che siano gli altri a farlo, bisogna eliminare ogni possibile predatore.
"Possano le anime dei nostri nemici omaggiare Ade, e possa Lui garantire una lunga permanenza delle nostre anime sul mondo materiale!" furono le parole del sovrano, quella sera.

Ebbe così inizio la prima campagna militare di Afra, campagna che fu un enorme successo grazie a Guendalo ed il suo spirito combattivo. Afra conquistò, una ad una, tre regioni nuove, completamente impreparate e ancora scosse dal fallito attacco contro la città-stato.
Ma il malcontento era palpabile in tutti i territori soggetti.
Per porre rimedio, l'oramai vecchio Agakekkone decise di attuare un cambio di costituzione: si passò dalla costituzione monarchica a quella oligarchica, in particolare un'oligarchia basata sul censo. I membri della magistratura vengono scelti tra coloro che superano una certa soglia ed eleggono a vita dei governatori, i quali non potranno perdere il posto se non per morte o per alto tradimento verso la patria. Ogni volta che si libera un nuovo posto, saranno i magistrati a dover votare uno dei loro simili affinché copra il ruolo di governatore. Al momento i governatori sono 40, tra cui figurano sia Agakekkone che Guendalo.
In vista del cambio costituzionale, inoltre, si decise di lasciare il nome Afra solo all'antica città, mentre tutto lo stato avrebbe preso il nome di "Afragolius".

Nonostante però tutti questi cambiamenti, delle caratteristiche che contraddistinguevano gli afralesi sono rimaste invariate: la diffidenza verso il prossimo e la scarsissima voglia di morire. Però, almeno adesso, la diffidenza non va tra i vicini di casa ma va verso i paesi esteri. Meglio offrire le loro anime ad Ade, piuttosto che le proprie.
 

Andros

Just a newbie
Regno di Corinto

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La regione intorno all'istmo di Corinto e alla baia omonima ha sempre avuto un grande potenziale diplomatico, commerciale e militare. Purtroppo questo potenziale non fu mai sfruttato dagli autoctoni, i quali si limitavano alla semplice sopravvivenza, dedicandosi alla pesca, all'allevamento e all'agricoltura, senza mai però spingersi oltre e provare ad assaporare i veri piaceri della vita.

Questo fu, almeno fino alla colonizzazione degli Ioni e del loro comandante Erastos, figlio di Theodote, che approdò circa 30 anni fa sulla spiaggia che oggi ospita il porto della grande Corinto.
Gli ioni colonizzatori non entrarono mai in guerra aperta, a parte alcune schermaglie iniziali, con gli abitanti del posto, anzi condivisero le loro conoscenze in materia di Commercio, filosofia, diplomazia, tattica e navale.
Inoltre non mancarono di aprir loro le porte ad un mondo di piaceri completamente nuovo, alimentato dall'ingegno, dalle risorse e soprattutto dagli ideali estremamente progressisti dei futuri regnanti della zona.
Aprirono cosi numerose case di piacere dove trovare le cosidette "pornai", le prostitute più comuni o le Heterae, le prostitute più esclusive. Il piacere non si fermò solamente a quello fisico, ma anche il piacere culinario prese piede con l'apertura di "kapeleia" (taverne) in cui degustare vino e cibi particolari (a volte fino a perdere i sensi e ritrovandosi così da una pornai).
In ambito scolastico aprirono scuole filosofiche, militari e commerciali per placare la sete di sapere del nuovo popolo nascente.

Tutte queste strutture, erette vicino alla spiaggia dove Erastos sbarcò, andarono piano piano a formare una città, che oggi conosciamo con il nome di Corinto.
Questo fu però solo l'inizio dell'ascesa dei Corinzi, i quali iniziarono ad attirare l'attenzione delle popolazioni vicine, che piano piano decisero di accettare la protezione della nuova città stato e del suo re.

Tutto ciò portò pace e prosperità nel regno, che piano piano si espandeva pacificamente sempre di più.
Un giorno però una tribù, che dominava la regione di Chrysòs, decise di voler rubare agli ioni le loro ricchezze e conoscenze. Questi attaccarono a sorpresa e senza pudore la città di Corinto, la quale rimase sotto assedio per un intero anno. I combattimenti e le schermaglie andarono avanti, fino a che il re Erastos colono decise di uscire dalle mure per tentare di spezzare l'assedio. La missione fu un successo, i nemici fuggirono, ma una freccia colpì l'amato re, il quale perì dopo pochi giorni.
Suo figlio, Andros, divenne così re con il nome di Andros I e come primo proclama decise di istituire un corpo di opliti, presi tra i più valorosi difensori della città durante l'assedio, i quali avevano il compito di proteggere Corinto, la quale faceva da porta sia per il peloponneso che per il nord della Grecia. Furono così chiamati " I Guardiani della Porta".
Una volta radunato l'esercito il novello re decise di rendere giustizia al padre, raccolse I Guardiani della Porta e si mosse verso Chrysos , dove chiese a Narses, re di di Chrysòs una sfida. Andros decise però di porre una condizione, il vincitore avrebbe preso il potere su tutto il territorio dello sconfitto e questi avrebbe perso qualsiasi diritto sul suo trono.
Così il Narses accettò la sfida. Il combattimento durò diversi minuti e nessuno sembrava prevalere, ma ad un certo punto Andros I sentì una leggera melodia risuanare nella sua testa e all'improvviso Narses fu colpito da un raggio di sole che diede così l'opportunità al re corinzio di di affondare il colpo decisivo nel cuore dell'avversario.

Con questa vittoria Andros I ottenne il controllo della regione, unendo così tutti popoli della Corinzia sotto lo stesso vessillo.
Una volta tornato a casa non dimenticò l'aiuto ricevuto da Apollo durante il combattimento e decise così di costruire un templio in suo onore e dedicargli un mese all'anno dove poter effettuare cospicue offerte al nuovo patrono di Corinto. Inoltre decise di condividere il potere acquisito per diritto di nascita con il popolo formando così un nuovo governo con un parlamento presieduto dal re e formato da 30 rappresentanti del popolo.


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(Apollo)


Adesso che tutto il popolo è finalmente unito e pace e prosperità regnano sovrani nel regno il re, i parlamentari e i cittadini tutti possono guardare al futuro, preparandosi ai successi e ai fallimenti del domani, sotto la guida del grande Apollo.
 
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Tzasstan

Useless Member
Tirannide di Timurania
Si narra che in una terra lontana, in un tempo dimenticato, viveva un grande re, saggio ed innovatore allo stesso tempo che fondò, sotto la guida di Poseidone, un potente regno la cui cultura e tecnologia faceva impallidire anche i potenti regni atlantidei.

Nulla era sbagliato nel ridente regno di Buccari, tranne per un dettaglio: le leggi di successione. Il problema di una monarchia ereditaria è che spesso il successore di un grande re non sempre è all'altezza del padre. Magari a volte non riesce a lasciare il segno come il suo predecessore, o magari a volte è Rankor.

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Se sotto la guida di suo padre, il ridente regno illirico di Buccari era un baluardo di civiltà, sotto Rankor divenne una tirannide devota al potente Ares. Lo stato venne presto militarizzato, e le brillanti menti che prima lavoravano a sistemi di irrigazione o mezzi di trasporto vennero impiegate per la costruzione di quella che venne considerata la più grande visione del feroce Rankor: il Megolith. Un'arma destinata a diventare la colonna vertebrale del potente esercito di Buccari. Rankor infatti aveva promesso a se stesso e al potente Ares che avrebbe nutrito l'ambizione di Buccari con grandi conquiste, e la grande armatura Megolith era la chiave per questa visione.

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Purtroppo, sebbene nella testa di Rankor il Megolith fosse a prova di errore, la realtà dei fatti era ben diversa. Non si sa che cosa successe esattamente durante il collaudo, ma Rankor cadde in depressione e dopo aver fatto scorticare il creatore del Megolith mise al bando qualunque menzione di quello che venne chiamato Megolith I. Gli anni che passarono videro il tiranno allargarsi, mentre provava ad affogare i dispiaceri nel cibo, mentre i suoi funzionari si occupavano di gestire l'esercito e le altre noiose faccende che era troppo depresso per seguire. Tutto questo sembrava destinato a durare per sempre fino a che un geniale inventore presentò una nuova meraviglia, ispirata, a detta sua, da Ares in persona. Il Megolith II!

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La sola presenza di questa meraviglia fu sufficiente a distogliere Rankor il Terribile dal suo torpore apatico e ridargli interesse verso la florida Buccari, che sebbene non avesse prosperato come sperato nei suoi anni di disinteresse non era neppure peggiorata rispetto a quando la governava lui. Alcuni potrebbero dire che effettivamente il contributo di Rankor non è essenziale a Buccari, ma del resto nessuno vuole fare la fine di quello che durante una baccanale per sbaglio nomina il Megolith I e sparisce per sempre...


 
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Monitor_Dundee

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POSEIDONIA

Donami, o Musa, l'ispirazione e la saggezza, che delle antiche origini e dei chiarissimi sovrani della gloriosa città di Poseidonia io canto:
Nell'età dell'Oro, quando gli Déi celesti camminavano sulla terra mortale e Atlantide superba ancora dominava i flutti tempestosi del lontano Oceano
Nella terra fertile della regione d'Attica, che dall'antico Atteo glorioso re prende il suo nome fu fondata una città mirabile, a perclare imprese destinata

Cecrope Autoctono, dalla Terra stessa partorito e in questo fratello dei Titani e dei Giganti, il cui corpo terminava non in gambe ma in lunga coda con scaglie simili a scudi, come fosse di serpe o di drago, azzurra e verde e ornata di molti ocelli, Cecrope Autoctono in quella terra d'Attica fondò una città mirabile

E fondatala che ebbe, segnato il percorso delle mura, e l'agorà, e la strada che porta al mare e la strada che porta al monte, Cecrope dovette consacrarla, ed eresse nel mezzo della piazza un altare, per rendere grazia agli Déi celesti con sacrificio di molti capi di bestiame, ma la città era nuova, e non aveva nome e non vi era ancora un Divino Olimpio o nume che la proteggesse, sua prediletta.

Perché in ogni città e per ogni città, e per la sicurezza dei suoi abitanti e l'abbondanza dei suoi traffici fa sacrifici agli Déi celesti, e ogni città ha un tempio più alto, un nume tutelare, che più degli altri Olimpi la porta in gloria e la protegge, ha Corinto la Luminosa il favore di Febo Apollo, e Afragolius la grigia il favore di Ade Ctonio,
e molte altre città nelle terre sotto il sole e cinte da Oceano offrono sacrifici al loro nume tutelare.

E così si accinse Cecrope dal corpo di serpe, nato dalla terra, a rivolgersi al cielo, a bruciare sulla pira dell'altare la carne dei bovi, e il fumo saliva alle volte dell'Olimpo, assieme alle suppliche del fondatore, alle nari e alle orecchie dei Divini Olimpi, e questi diedero risposta.

Pallade Atena, figlia di Zeus, portatrice dell'Egida, fu la prima a rispondere alle suppliche di Cecrope, e a manifestarsi nell'Agorà appena spianata, con fulgore di luce e stupore degli astanti, che in quell'Età dell'Oro gli Déi camminavano tra i mortali, causando terrore e gioia a un tempo, e accecando gli occhi degli uomini con il loro divino splendore.

Non aveva ancora pronunciato una parola Atena Vergine, che con tremore della terra e fragore di tuono sorse dai flutti del vicino mare Poseidone Enosigéo, che porta la tempesta e scuote la terra, e come un gigante venne tra i mortali, in risposta alle suppliche di Cecrope.

Entrambi i Divini Olimpi risposero alle suppliche pie, agli abbondanti sacrifci di Cecrope Autoctono, poiché entrambi gli Déi sapevano che la città appena fondata era destinata dal Fato a un avvenire glorioso, a prosperi commerci ed eroiche vittorie, a divenire culla del sapere e a dominare sui flutti del mare, e entrambi gli Déi volevano divenire i protettori della città mirabile, fondata da Cercope Autoctono in terra d'Attica, nell'Età dell'Oro.

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Non poté Zeus adunator di nembi dirimere l'aspra contesa, nessuno dei due Divini Olimpi era disposto a cedere il suo posto nel sommo tempio della nuova città, destinata alla gloria, non poté trovare un astuto stratagemma il veloce Hermes, né portare la disfida al compromesso la sempre prodiga Demetra, Irene era fuggita dalle sale dell'Olimpo e dal regno di Cecrope, e Eris seminava la confusione e il conflitto.

Temi, figlia di Urano e madre delle Ore, divina ispiratrice della giustizia, mise nelle mani di Cecrope Autoctono, dal corpo di serpe, e del popolo tutto di quella città nuova, destinata alla gloria, la decisione che mettesse fine alla contesa tra Atena Guerriera e Poseidone Tempestoso.
Al cospetto degli Déi, giudici imparziali, Atena e Poseidone avrebbero offerto cadauno un dono divino al popolo della città nuova, e a Cecrope loro re, e il popolo e il sovrano avrebbero deciso quale era il più gradito, e quale divinità avrebbe protetto l'avvenire perclaro, la sorte gloriosa della loro città fondata in terra d'Attica.

Atena figlia di Zeus, portatrice dell'Egida, toccò il terreno con la lancia, e sul colle più alto della città mirabile crebbe istantaneamente un albero di ulivo, che avrebbe offerto agli abitanti il dono dei suoi frutti e del suo legno, e sopra ogni altra cosa l'olio dorato e prezioso.

Con un gesto Poseidone Tempestoso fece tremare la terra, una roccia al fondo di una valle si spaccò con fragore e ne sgorgò una sorgente con fiotto possente.
Non si trattava però di una sorgente comune, di acqua di sorgente, guardata dalle ninfe Naiadi, ma di un torrente di acqua salata come quella del mare.
Poseidone Enosigeo donava alla gente di Cecrope il sale, oro bianco che sostiene i commerci nella bella stagione e serba il cibo per la brutta, e nella polla formata dall'acqua prodigiosa il popolo della città mirabile avrebbe potuto allevare pesci di mare, e avere di che pescare anche quando la superficie del mare profondo è messa in tumulto da opposti venti.

I doni dell'Olio e del Sale, doni portati dai divini Olimpi in sfida furono contemplati da Cercope Autoctono, dal corpo di serpe, e dal popolo tutto della città mirabile, destinata alla gloria, fondata in terra d'Attica nell'Età dell Oro, e fu deciso che era il sale, prezioso dono del mare color del vino, era il più prezioso e necessario, e gli Déi celesti convenuti a testimoni dichiararono che Poseidone era il vincitore della contesa divina.

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Cecrope innalzò ringraziamenti a Pallade Atena che tanta gloria aveva veduto nel futuro della città mirabile da sfidare il dio del mare, a Zeus adunator di nembi, a Temi, fonte della giustizia e ai Divini Olimpi tutti, ma più di ogni altro fu invocato ed omaggiato Poseidone, scuotitore di terra e padrone delle tempeste, che ora si ergeva indiscusso a patrono della città nuova, quaranta tori bianchi furono uccisi e il sangue che bagnava la terra e il fumo che si innalzava dai roghi erano per Poseidone signore dei mari.

Da quel giorno la città mirabile, destinata alla gloria, fondata in terra d'Attica nell'Età dell'Oro da Cecrope Autoctono dal corpo di serpe, venne chiamata Poseidonia, e con quel nome è nota a noi, e lo sarà ai figli dei figli dei nostri figli, e perclara la sua fama, fulgida la sua gloria, vasto il suo impero sulle terre che giacciono sotto il sole e sulle acque che originano dall'Oceano e all'Oceano fanno ritorno.

A Poseidone fu dedicato l'altare di quel primo sacrificio, al sommo del promontorio che guarda l'ampio mare color del vino, e un superbo tempio marmoreo, ricco di statue ben fatte e decorazioni preziose fu poi costruito nel luogo dove era scaturita la sorgente salata, ordinato e consacrato da Erictone, figlio di Cercope Autoctono e di una ninfa del mare, e da lui il tempio prese il nome di Erectheum e Poseidone fu adorato in quelle sale come Poseidone Erictonio, ovvero Poseidone fenditore di terra.

Così raccontano gli Aedi ciechi, dell'origne leggendaria di Poseidonia mirabile, destinata alla gloria, fondata in terra d'Attica nell'Età dell'Oro da Cecrope Autoctono e dedicata a Poseidone Erictonio, padrone delle tempeste, signore dei mari e scuotitore di terra.
 
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Adamantio

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Regno di Χίος
La nave solcava con mestizia il grande specchio d'acqua che, lega dopo lega, allontanava quei poveri sventurati da quel lembo di terra che gli dei avevano concesso loro, quel medesimo lembo di terra che per secoli loro ed i padri prima di loro avevano identificato come casa.

Quale abominio quegli uomini e donne deperiti, affamati ed assetati, dagli occhi vuoti e dalle gole riarse avevano concepito per meritarsi l'ira degli dei?
A ben vedere non erano che pallide ombre, sbiaditi ricordi di ciò che i loro padri furono in vita.
Su quella nave, e su altre decine, che formavano quella flotta sgangherata di esuli, vi era di tutto, vi era il futuro personificato da quei pochi pargoli che erano sfuggiti all'epurazione, vi erano poche madri e donne portatrici di speranza, ancor meno uomini dalle mani salde per affrontare quel presente così arduo vi era, infine, solo una manciata di anziani depositari fedeli del loro glorioso passato, saldi nella loro incrollabile fede negli dei.
Sconfitti, ecco chi erano, perché se nella storia della civiltà ogni uomo e donna ha un posto, ecco
qual era il loro ingrato posto nella storia della civiltà minoica.

<< Padre, dove siamo..>>

Era un pargolo a parlare, o forse a lamentarsi, il padre scrutò scuro l'orizzonte in quell'ora magica che è l'alba, afosa ma non soffocante, fra il gemito di una donna ed il rombo sordo del mare placido che cullava quei disgraziati.
Doveva dare una risposta..

<< Il nostro viaggio finirà presto Artemio.. Nelle mani di Ade o sulle spiagge di qualche zolla di terra che finalmente chiameremo nuovamente casa.>>

L'Aristoi che tutti conoscevano con il nome di Artemio, urlando si alzo di soprassalto. La casa nella penombra che precede l'alba era inondata dalla piacevole frescura che la brezza del mare concede ai mortali. Note pungenti di mirto ne stimolavano l'olfatto.
Il sogno l'aveva turbato più di quanto potesse immaginare e si ritrovo a pensare. Si mosse nell'alcova, lento ed alla cieca, diede un bacio alla moglie gravida che si agitò placidamente nel letto, sorrise e gliene concesse un altro per la creatura che aveva in grembo e si alzo, senza voltarsi decise di scivolare oltre la finestra affacciandosi sul balcone.
La città era ancora addormentata eppure i fumi che segnalavano l'inizio delle officiazioni nei templi agli dei si innalzavano già nel cielo sgombro dalle nuvole.

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Sarebbe stata una luminosa giornata primaverile.
Si sorprese a pensare : il regno che i padri avevano rifondato dopo la diaspora oramai da alcune generazioni era un regno fiorente, dall'arcipelago di pacifici pescatori che fu, oramai da generazioni si era sviluppata una fiorente civiltà che non aveva rinnegato il proprio passato, accogliendo nel contempo il presente.
La città, specchio del regno era cresciuta a dismisura negli ultimi anni abbarbicandosi sui dolci pendii di quella collina che dominava l'isola di Schio e da li, l'isola divenne presto fulcro e motore dell'arcipelago.
Artemio si meritava il proprio appellativo? Il rango di Aristocratico con il quale veniva riconosciuto? Era veramente uno fra i "migliori"? Sorrise amaramente e di colpo senti gravare sulle sue spalle tutto il peso del comando.
Stava forse diventando vecchio.. o peggio, stolto?
..Non era solo, non lo sarebbe mai stato; L'oligarchia della prima ora si era disciolta come neve al sole quando il consiglio degli anziani aveva dichiarato inammissibile il potere così concepito.
Gli annali, gelosamente conservati nell'acropoli sulla sommità della collina ne parlano con dovizia di particolari, furono anni di tensioni crescenti per il neonato regno, l'orlo del collasso così vicino, il fallimento così a portata eppure, nell'ora buia un gruppo di Polites si fece strada, non rinnego quanto di buono fatto fino a quel punto, si prese l'onere del comando e dettò le basi a fondamento della Politeia.
Attorno all'assemblea così costituita si coagulò dapprima un drappello di cittadini, coloro che formeranno l'esercito e la flotta militare, poi i sacerdoti del culto, infine coloro che ne avevano interesse.
Fu un periodo colmo di speranza, inni agli dei vennero alzati e sebbene il politeismo non venne cancellato una fra tutte la divinità, Hermes, venne scelta.
Si diede l'impulso finale a ciò che il regno attualmente è.
Un aristocrazia al servizio del regno, una società coesa attorno ad un ideale, un cives pronto a dar la vita per la propria terra.

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