Garrone > Sorrentino, tutti d'accordo si?
si, nonostante 10 anni fa avrei baldanzosamente detto il contrario. ma ad oggi si può dire che Garrone abbia mantenuto e sviluppato una coerenza, un'esigenza artistica, una ricerca cinematografica personale e stimolante, laddove Sorrentino si fa i seghini allo specchio, si autocita, si compiace, è
ingrassato.
ed è un vero peccato perché i primi 4 film di sorrentino sono tutti bellissimi (Il Divo è semplicemente uno dei migliori film della storia del cinema italiano). ma proprio da quel successo di critica, paolo ha smesso di fare ricerca, si è adagiato sugli allori, ha riciclato se stesso pensando - molto, molto superficialmente - che quel che ha fatto grande un Fellini fossero gli stilemi formali piuttosto che le innovazioni/rischi intellettuali.
la parabola di Sorrentino è in questo senso paradigmatica, mostrando e indicando a chi ama e vuole praticare il cinema, quel che un autore non deve fare.
Garrone invece ha continuato a macinare cinema, e anche il passo falso de Il racconto dei racconti va inteso nell'ottica della ricerca, dell'azzardo, del mai visto. Con questo Dogman, Garrone segna il ritorno sui luoghi perduti della periferia esistenziale, come un pittore che, giunto alla maturità, aggiorna e aggiunge qualcosa di nuovo al suo soggetto-tesi. Garrone si conferma dunque artista, Sorrentino è scivolato nella macchietta.