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Si avvicina la data dell'ennesimo referendum ,questa volta con valore vincolante secondo il governo catalano, per l'indipendenza della Catalogna, questa volta pero' il governo centrale non sembra limitarsi alle parole ed entra in azione .
Secondo voi a che punto arrivera' lo scontro tra i due governi?
BARCELLONA - Tensione altissima tra Madrid e Barcellona con l'avvicinarsi del referendum catalano per l'indipendenza. Stamattina agenti della Guardia Civil hanno arrestato Josep Maria Jové, braccio destro del vice presidente catalano, insieme ad almeno altre 13 persone tra funzionari ed esponenti del governo regionale in quanto principali organizzatori del referendum secessionista, ma non riconosciuto da Madrid, previsto il 1 ottobre. Fra gli ultimi arrestati, il direttore del dipartimento di attenzione ai cittadini del governo Jordi Graell e il presidente del Centro delle telecomunicazioni Jordi Puignero.
Inoltre sono in corso delle perquisizioni della stessa gendarmeria, che è un corpo nazionale con funzioni di polizia militare, negli uffici dell'esecutivo di Barcellona. A riferirlo è stato un portavoce della Generalitat: "Sono entrati nei dipartimenti Affari economici, Esteri e della Presidenza dell'esecutivo regionale".
La Guardia Civil ha perquisito anche gli edifici dell'ufficio delle Entrate, del Welfare e del Centro Telecomunicazioni regionale, mentre ieri gli agenti avevano perquisito una società di posta privata, sequestrando l'80 per cento delle notifiche di convocazione ai seggi referendari destinate agli elettori in vista del voto del 1° ottobre.
Dopo gli arresti, davanti alla Generalitat si sono radunate centinaia di persone per protestare contro l'azione dei militari. La manifestazione è tuttora in corso, con striscioni e cori contro le "forze di occupazione".
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, parlando nell'aula del Congresso dei deputati spagnolo, difende la decisione dell'esecutivo: "Il governo tutela i diritti di tutti gli spagnoli", ha dichiarato in Parlamento, "i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza".In aula, a Rajoy si è duramente contrapposto il dirigente della sinistra repubblica catalana Gabriel Rufian: "Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna" gli ha intimato.
Il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha convocato una riunione d'urgenza del governo locale. Presente anche l'ex presidente Artur Mas. Su Twitter ha risposto all'arresto del suo braccio destro il vicepresidente catalano, Oriol Junqueras: "Stanno attaccando le istituzioni di questo paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo".
La sindaca di Barcellona Ada Colau ha definito "scandaloso" quanto sta succedendo in città: "È uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane".
Il blitz contro le istituzioni catalane ha provocato la dura reazione anche di Podemos: "E' una vergogna" ha detto il segretario Pablo Iglesias, "in Spagna tornano a esserci detenuti politici".
Questa è solo l'ultima delle azioni intraprese da Madrid per impedire il referendum d'indipendenza previsto per il prossimo 1° ottobre. L'ultima era stata il blocco dei fondi federali di Madrid, per evitare che soldi pubblici venissero utilizzati per un referendum considerato illegale e anticostituzionale dal governo centrale.
Nei giorni scorsiPuigdemont aveva firmato il decreto per convocare la consultazione popolare. Su richiesta del governo spagnolo, la Corte costituzionale ne aveva sospeso l'efficacia: Madrid considera illegale il referendum e ha fatto capire che non terrà conto dell'esito di una pronuncia che potrebbe minacciare l'unità e l'indivisibiltà del paese, sancite dalla Costituzione spagnola.
Circa 700 sindaci catalani su 948 hanno accolto positivamente la decisione della Generalitat, promettendo di garantire l'apertura dei seggi e il regolare svolgimento delle votazioni. La Procura di Stato nazionale ha aperto un fascicolo nei loro confronti, mentre Madrid ha dato un ultimatum finanziario alla comunità regionale.
Secondo voi a che punto arrivera' lo scontro tra i due governi?
BARCELLONA - Tensione altissima tra Madrid e Barcellona con l'avvicinarsi del referendum catalano per l'indipendenza. Stamattina agenti della Guardia Civil hanno arrestato Josep Maria Jové, braccio destro del vice presidente catalano, insieme ad almeno altre 13 persone tra funzionari ed esponenti del governo regionale in quanto principali organizzatori del referendum secessionista, ma non riconosciuto da Madrid, previsto il 1 ottobre. Fra gli ultimi arrestati, il direttore del dipartimento di attenzione ai cittadini del governo Jordi Graell e il presidente del Centro delle telecomunicazioni Jordi Puignero.
Inoltre sono in corso delle perquisizioni della stessa gendarmeria, che è un corpo nazionale con funzioni di polizia militare, negli uffici dell'esecutivo di Barcellona. A riferirlo è stato un portavoce della Generalitat: "Sono entrati nei dipartimenti Affari economici, Esteri e della Presidenza dell'esecutivo regionale".
La Guardia Civil ha perquisito anche gli edifici dell'ufficio delle Entrate, del Welfare e del Centro Telecomunicazioni regionale, mentre ieri gli agenti avevano perquisito una società di posta privata, sequestrando l'80 per cento delle notifiche di convocazione ai seggi referendari destinate agli elettori in vista del voto del 1° ottobre.
Dopo gli arresti, davanti alla Generalitat si sono radunate centinaia di persone per protestare contro l'azione dei militari. La manifestazione è tuttora in corso, con striscioni e cori contro le "forze di occupazione".
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, parlando nell'aula del Congresso dei deputati spagnolo, difende la decisione dell'esecutivo: "Il governo tutela i diritti di tutti gli spagnoli", ha dichiarato in Parlamento, "i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza".In aula, a Rajoy si è duramente contrapposto il dirigente della sinistra repubblica catalana Gabriel Rufian: "Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna" gli ha intimato.
Il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha convocato una riunione d'urgenza del governo locale. Presente anche l'ex presidente Artur Mas. Su Twitter ha risposto all'arresto del suo braccio destro il vicepresidente catalano, Oriol Junqueras: "Stanno attaccando le istituzioni di questo paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo".
La sindaca di Barcellona Ada Colau ha definito "scandaloso" quanto sta succedendo in città: "È uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane".
Il blitz contro le istituzioni catalane ha provocato la dura reazione anche di Podemos: "E' una vergogna" ha detto il segretario Pablo Iglesias, "in Spagna tornano a esserci detenuti politici".
Questa è solo l'ultima delle azioni intraprese da Madrid per impedire il referendum d'indipendenza previsto per il prossimo 1° ottobre. L'ultima era stata il blocco dei fondi federali di Madrid, per evitare che soldi pubblici venissero utilizzati per un referendum considerato illegale e anticostituzionale dal governo centrale.
Nei giorni scorsiPuigdemont aveva firmato il decreto per convocare la consultazione popolare. Su richiesta del governo spagnolo, la Corte costituzionale ne aveva sospeso l'efficacia: Madrid considera illegale il referendum e ha fatto capire che non terrà conto dell'esito di una pronuncia che potrebbe minacciare l'unità e l'indivisibiltà del paese, sancite dalla Costituzione spagnola.
Circa 700 sindaci catalani su 948 hanno accolto positivamente la decisione della Generalitat, promettendo di garantire l'apertura dei seggi e il regolare svolgimento delle votazioni. La Procura di Stato nazionale ha aperto un fascicolo nei loro confronti, mentre Madrid ha dato un ultimatum finanziario alla comunità regionale.