Diploannessione Ordine della Rosa - Litania

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Arianna Ramodoro era tornata dalla sua ultima esplorazione in terra incognita con una grossa serie d'interrogativi in mente ed una ancor più intensa repulsione per i fiori. Non era più riuscita a sopportare la vista di troppe piante tutte assieme, la stomacavano alla stregua di quanto avrebbe stomacato un cibo mangiato per anni di fila, senza tregua né requie. Tutto sommato, comunque, a parte quella sgradevolissima sensazione ed il ricordo di aver vissuto un'esperienza ai limiti della consapevolezza dei senzienti, stava perfettamente. Così perfettamente da essere nuovamente spedita in ricognizione, stavolta più a sud, nelle terre di confine del mondo conosciuto, a Litania.

Nelle carte quella regione risultava letteralmente un quadrato di nulla cosmico ai confini delle cartine, ma era abbastanza vicina al cuore dell'Ordine da dover essere messa in sicurezza al più presto. Col rischio che Zenji si tramutasse in una debacle e dovendo ancora espandersi a nord, nulla era prioritario come recuperare il tempo perduto l'anno precedente in maniera tanto sfortunata; allo sciogliere dei ghiacci Arianna ed un drappello di soldati mossero sveltamente a sud, passando per le regioni perimetrali dell'ordine, discendendo poi il confine per Litania, evitando in toto Zanji ed i suoi abominevoli esperimenti maligni. Entrati nella terra di nessuno, come da prassi, iniziarono la cerca di sopravvissuti, stando tuttavia ben attenti che non ci fossero altre mostruosità in agguato nell'ombra.

@Silen
- Arianna Ramodoro (Non più tossicodipendente dall'Erba)
- Regione di Litania
 

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E appariva davvero come una terra ai confini del mondo la vasta pianura di Litania, allora come oggi parte della grande steppa orientale, piatta e priva di punti di riferimento in tutti e quattro i punti cardinali. Sebbene un tempo fosse stata parte del Trollheim gli stessi troll non si erano mai curati di costruire una città in quella regione brulla e solitaria. E tuttavia le esperienze degli ultimi anni avevanor eso chiaro che in quelle steppe c'era da aspettarsi di trovare di tutto...dai fiori mutanti alle rovine di laboratori perduti; ma anche se non fosse stato questo il caso la vicinanza al territorio di caccia dell'Esperimento 235 era troppa per poter sentirsi sicuri. Ebbene, restava da decidere il piano di azione: non si vedevano fili di fumo che potessero fare da indizi nè tracce di antichi insediamenti; capire se quella desolazione ospitasse dei superstiti era un pò come cercare un ago in un pagliaio.
 

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«Almeno non sono fiori mutanti e psicotropi, mia Signora. E' qualcosa, nevvero?» scherzò una delle guardie con Arianna alla vista di quel piattume dimenticato da Dio.
«Cavaliere Bormann, se sapessi quanti fiori ho lanciato fuori da casa mia non faresti queste battute. Quel posto ancora mi da i brividi. I brividi.» ripeté. Comunque, visto e considerato tutto, potevano fare ben poco se non trovare qualcuno o qualcosa nella regione. L'idea venne proprio ad Arianna, memore anche di quali erano state le situazioni che avevano contraddistinto le sue visite precedenti nelle terre di nessuno.
«Facciamo così: troviamo gli animali che popolano la zona. Uccelli, selvaggina, qualsiasi cosa. Se ci sono sopravvissuti - o predatori - le bestie saranno un loro punto fisso. In entrambi i casi troveremo qualcosa.»
L'idea fu particolarmente apprezzata e, pur con un certo riguardo alla sicurezza, messa in pratica. L'idea di volare rapidamente a casa qualora le cose si fossero messe male, comunque, era sempiternamente presente nelle menti di tutti.
 

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Il gruppo di esploratori si mise in cerca delle tracce della presenza di animali; non un compito rapido ma che come Arianna e i suoi avevano dedotto, presentava alcuni vantaggi. Ovviamente era inutile concentrarsi sulle tracce di singoli animali, ma se gli esploratori fossero stati in grado di individuare un branco o uno stormo, allora ci sarebbe stata una possibilità di trovare quel che cercavano.
In un territorio così ampio e vuoto ci fu bisogno di un paio di giorni di attenta ricerca per trovare prima e seguire poi le tracce ma alla fine i soldati dell'Ordine individuarono una pista che portava a un laghetto evidentemente frequentato dalla fauna della regione.
Gli esploratori si avvicinarono allo specchio d'acqua con cautela, preparati a trovarsi davanti sopravvissuti ma anche predoni o fiere; quello a cui non erano preparati era la cosa che stava bivaccando pacificamente appena sulle rive del laghetto e che fece pensare ad Arianna che forse dopotutto non si era ancora scrollata di dosso gli effetti del polline respirato in abbondanza l'anno prima.
La creatura che Arianna aveva di fronte sembrava un patiche di creature diverse, come se un ubriaco avesse preso e mescolato assieme senza criterio alcuni esseri scelti a casaccio. La parte inferiore del corpo era in tutto simile a una piovra gigante, ammesso che una piovra decidesse di uscire dall'acqua e muoversi sulla terra, cosa che questa faceva con sorprendente velocità nonostante una certa goffaggine di fondo. La parte superiore del corpo era un torso umanoide ma dalla pelle verdastra, squamosa e serpentina, la testa non era coperta da una capigliatura bensì a sua volta da una serie di tentacoli, neanche troppo dissimili da quelli che usava come mezzo di locomozione. A completare il quadretto, un paio di ali piumate, grottescamente incoerenti col torace quanto questo lo era col resto del corpo. La creatura sembrava indossare i resti laceri di una tunica, forse di un mantello, difficile dirlo. Sembrava che l'essere fosse impegnato a nutrirsi anche se da quella distanza Arianna non riuscì a distinguere cosa esattamente stesse mangiando, e per il momento sembrava ignaro della loro presenza.
 

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Arianna si stropicciò gli occhi al vedere quell'affare, e lo definì così poiché altra nomenclatura le mancò dalla voce.
Se non avesse adocchiato forme vagamente umanoidi in quell'ammasso di cose casuali e convulse, probabilmente avrebbe immediatamente ordinato la ritirata lasciando tutto nelle mani dei generali dell'Ordine, auspicando nella purificazione mediante fuoco, ma in quel caso tentennò. Poteva trattarsi di qualche disgraziato mutato, di un demone o di qualsiasi nuova forma di vita che facessi riferimento al ceppo "Nu-", ma ad ogni modo non poteva scoprirlo restandosene lì immobile e nascosta. Raccolto il coraggio a due mani, e badando bene a lasciare una retroguardia che la soccorresse in caso di bisogno, si fece avanti piano piano, lasciando che fosse la creatura a notarla, così da poterla valutare immediatamente per capire le sue intenzioni. Si tenne comunque ben a distanza - e a cavallo - poiché il timore era parecchio.
Quando infine l'ebbe notata, Arianna subito disse.
«Riesci a capire le mie parole?» il tono era incerto, dubbioso. «Veniamo in pace, non ti faremo del male.» la sincerità e la gentilezza di Arianna, che l'avevano persino spinta ad essere inadatta al ruolo di cavaliere, emergevano in tutta la loro semplicità: anche dinnanzi ad un abominio del genere lei ci stava davvero provando ad instaurare un dialogo. Altri, era sicura, avrebbero ordinato una carica.
 

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Notata che ebbe la presenza di Arianna e dei suoi la creatura si diresse con decisione nella loro direzione. A imitazione dei movimenti del mollusco a cui somigliava (almeno nella sua parte inferiore) alcuni tentacoli si proiettavano in avanti per poi tirarsi dietro il corpo principale mentre altri tentacoli fornivano una spinta da dietro; il risultato era una andatura caracollante ma nonostante ciò piuttosto rapida.
Quando fu maggiormente vicina Arianna non potè non constatare con una certa preoccupazione le dimensioni dell'essere: sebbene lei fosse a cavallo era evidente che la statura di quella cosa era superiore e di parecchi centimetri. Ad aumentare ulteriormente il disagio, qualora ce ne fosse stato bisogno, il fatto che gli occhi che stavano scrutando Arianna avessero strette pupille verticali in orbite verdastre, inequivocabilmente felini e intelligenti. La cavalcatura di Arianna scartò nervosamente di fronte all'odore sconosciuto della creatura (per non parlare dell'aspetto) ma sebbene l'essere stringesse nella destra una spada malconcia, non sembrò voler compiere azioni ostili, almeno nell'immediato.
La creatura fissò Arianna per qualche istante, sottoponendola a minuzioso esame, poi spostò lo sguardo verso i soldati della sua scorta.
"Nativi. Nessun potenziale magico. Nessuna contaminazione o alterazione." commentò con una voce chiara e cristallina che non ci si sarebbe aspettati da una creatura così composita, dando l'impressione di parlare più a sè stessa che ad Arianna e ai suoi dopodichè sembrò perdere interesse nei nuovi venuti "Comprendo perfettamente le tue parole, nativa, e non ho nessun timore. Voi non siete una minaccia per me." disse, accennando ad andarsene.
 

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La sacerdotessa rimase colpita da... tutto. Dal portamento, dal modo di fare, dalla chiarezza d'esposizione e dalla evidente razionalità dell'essere, al punto tale da tentennare riuscendo solo a sbloccarsi per evitare che la creatura girasse i tacchi.
«Aspetta, aspetta, per favore!» lo richiamò. «Siamo alla ricerca di sopravvissuti, di persone come noi. Stiamo cercando di ricostruire qualcosa dalla ceneri del mondo che fu.» sintetizzare lo scopo dell'Ordine in mezzo secondo non era proprio facile, ma fece del suo meglio.
«Siamo colonizzatori e costruttori, studiosi, e mai abbiamo veduto una creatura come te prima d'ora. Ti prego, puoi dirmi qualcosa di questa terra tanto desolata?» chiese.

«Io sono Arianna.» si toccò il petto. «Sono una sacerdotessa, emissaria della mia gente, avrei davvero bisogno di sapere se queste terre sono pericolose per noi.» il tono della donna aveva il sentore della preghiera. Una creatura di quel tipo non solo era una visione unica, ma il fatto che non fosse aggressiva la rendeva doppiamente unica e irripetibile. Abbandonarla al suo destino in mezzo al nulla, tra l'altra, pareva ad Arianna un destino orribile anche per un mostro simile - seppur tale fosse solo nell'aspetto, a giudicare dal sui modi.
 

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Se la scena non fosse stata in sè piuttosto assurda, avrebbe potuto essere comica visto che Arianna stava letteralmente inseguendo la bizzarra creatura laddove molti altri al suo posto si sarebbero immaginati una scena diametralmente opposta e, nel dubbio, sarebbero scappati a gambe levate anche se non fossero stati inseguiti. Giusto per prudenza.
La sua insistenza tuttavia fu premiata perchè lo strano essere sif ermò e si voltò laboriosamente, fissando Arianna per qualche istante mentre i tentacoli sul capo si agitavano lentamente.
"Dubito di poter essere definita una persona come te" disse in tono ironico "forse lo sono stata...ma di sicuro non lo sono adesso...quanto al nome...uhm che cosa bizzarra. Diciamo....Valtan. Si, puoi chiamarmi Valtan. Io sono una Apoptosi" la creatura fece un gesto vago che voleva comprendere tutta la regione attorno a sè "La regione...si è sicura, credo. Dovrei aver cancellato ogni forma di contaminazione" di colpo Valtan assottigliò gli occhi ed indirizzò uno sguardo sospettoso ad Arianna "Tu sembri appartenere a un genotipo nativo, non contaminato, privo di potenziale magico distorsivo. L'esistenza di genotipi non nativi, creature mutate o contaminate, creature con poteri distorsivi non sarà tollerata. Io devo cancellare ogni intruso."
 

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Arianna comprese grossomodo metà dei termini usati da Valtan, e l'altra metà ebbe comunque una bastevole fatica a farseli entrare in testa. Quel che aveva capito lei, però, era che la creatura un tempo fosse stata umana e che il suo scopo era quello di eradicare le creature corrotte. Demoni, piaghe, esperimenti maledetti. Annuì mentre l'essere parlava, iniziando a vederlo per quello che era oltre l'aspetto puro e semplice. Il nome della razza in cui s'era definito, inoltre, l'aveva lasciata perplessa. Quello era un termine che era riuscita a capire, anche se non a comprendere come si sposasse nell'insieme delle cole.

«Non credo ci siano esseri mutati o distorti tra noi. Siamo rimasti chiusi sottoterra quando è finito il mondo, abbiamo rimesso il capo alla luce del solo pochi anni or sono.» spiegò. «Lo scopo della mia gente è combattere le cose che sono uscite dall'uso scriteriato della magia, i non morti e tutto ciò che ha contribuito alla distruzione di Ea per come la conoscevano le generazioni che furono.» aveva afferrato anche il concetto di "nativo", intuendo che stesse probabilmente parlando di demoni dell'Altrove, che appunto non erano creature native di Ea e del suo mondo. «Dici di non essere una persona come me, eppure ti comporti in modo non dissimile a quanto facciamo noi. Cacci le creature maligne, rendi la terra sicura per le persone che sono sopravvissute. So di starti probabilmente infastidendo con queste domande, ma abbiamo così tanto da sapere su quello che è successo, su chi sei, su cosa sei.» aveva gli occhi sgranati, ma non per lo spavento o l'orrore, quanto per la meraviglia. Finalmente aveva la possibilità di dimostrare ciò che aveva sempre sostenuto, ossia che fosse l'indole a determinare l'animo di una creatura, non i natali o la stirpe. Valtan era l'esempio capitale di quell'idea: un apparente mostro che di mostruoso aveva solo l'aspetto.

«Se venissimo qui potremmo costruire, lavorare la terra, farla tornare a fiorire come un tempo. Proteggerla dalle stesse minacce da cui l'hai protetta tu. Potresti persino insegnarci a farlo ancora meglio di quanto non possiamo fare già adesso!» l'accoratezza genuina di Arianna avrebbe smosso anche il drow più incallito, in certi momenti. «Sei la prima creatura ch'io abbia mai visto il cui animo mi pare assai gentile e che affatto si confà all'aspetto, ti prego, aiutaci a tenere lontani i demoni ed i mostri che da ogni lato ci attanagliano.»
 

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Valtan sembrò rilassarsi un poco ma i suoi occhi felini non parevano del tutto convinti "La tua perorazione è molto accorata e sarebbe vantaggioso per me potere estendere il raggio di azione del mio intervento, ma la probabilità che una qualunque civiltà riesca a sopravvivere a un contatto infra-mondo della portata manifestatasi trecento anni fa è quasi zero. Ne consegue una probabilità vicina al cento per cento che tutti i gruppi di superstiti attualmente presenti su questo mondo abbiano fra le proprie file (o siano dominate da) genotipi non nativi o creature mutate o contaminate o esseri dotati di poteri distorsivi. Se nella tua civiltà non sono presenti i primi due è inevitabile che sia presente il terzo."
Vedendo che Arianna non capiva, Valtan decise di fornire una spiegazione aggiuntiva "Tutti gli utilizzatori di magia ricadono nella categoria degli esseri dotati di poteri distorsivi; se nella tua civiltà sono presenti utilizzatori di magia allora essi debbono essere purificati o cancellati. Rifletti su questo: trecento anni fa i detentori di poteri distorsivi squarciarono la realtà rendendo possibile il verificarsi di un grande numero di contatti infra-mondo di classe uno; per poco questo non portò allo sterminio di ogni forma di vita su questo mondo. Cosa accadrebbe se, basandosi su quanto hanno imparato da questo avvenimento gli utilizzatori di magia riuscissero nell'impresa di realizzare un contatto infra-mondo di classe due o di classe tre? Questa eventualità deve essere prevenuta a qualsiasi costo. Il mio compito è cancellare...cancellare.... cancellarecancellarecancellarecancellare..." Valtan scosse la testa come se volesse scrollarsi di dosso con violenza quella linea di pensiero "Accetterebbero gli utilizzatori di magia della tua civiltà di sottoporsi spontaneamente al processo di purificazione? Una volta ripuliti dai loro poteri distorsivi non costituirebbero più un pericolo per il tessuto della realtà e potrei evitare loro la cancellazione."
 

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La linea di pensiero di Valtan era peculiare per usare un eufemismo, e forse c'era del vero nel suo ragionamento. Anzi, era pressoché sicuro che ci fosse del vero, quandanche non direttamente dati fattuali: senza maghi il mondo non avrebbe più rischiato catastrofi e apocalissi, ma come poteva una società avanzata giudicare qualcuno ancora prima di sapere quale peccato potesse aver commesso? Una minaccia potenziale non era una minaccia sicura, e l'azione repentina di strappare via i poteri da un qualsiasi arcanista aveva, in assoluto, la stessa valenza di privare qualcuno di parte della sua anima. Il dilemma era a dir poco soverchiante.

«Non avevo mai pensato alle cose in questa ottica.» ammise, molto candidamente, Arianna. «La stirpe dei figli di Gallean e dei loro discendenti è sempre stata un grande ricettacolo di potere magico, invero.» continuò, ragionando a voce alta assieme alla creatura. «Mi hai detto di essere stato... un mortale, un tempo, ma non capisco perché oggi tu sia così. Parli in modo a me sconosciuto, non riesco nemmeno a capire se tu sia stato generato o creato.» abbassò il capo, un pochino umiliata dalla sua limitata comprensione della materia.
«Non sei anche tu una creatura frutto dell'uso della magia?» domandò, confusa. «Riesco a comprendere che il tuo scopo sia quello di eradicare metodicamente tutti i fattori di rischio, ma...» si guardò attorno. «Apoptosi. Sembra il nome di una stirpe, di una razza, ma nessuno ha memoria di creature come voi prima di questo nostro incontro. Da quanto vagate su Ea?»

Voleva saperne di più di quell'essere affascinante. Forse, con qualche informazione aggiuntiva, avrebbe persino potuto persuadere la Gran Maestra a trovare un compromesso, specie con quei maghi e quegli arcanisti che s'erano dimostrati incapaci di controllare i loro poteri. La possibilità di silenziare il caos delle loro anima avrebbe potuto essere la chiave di volta di una nuova Ea.
 

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"Un tempo ero io stessa una maga" disse Valtan mentre il suo sguardo vagava lontano da Arianna, perdendosi nel vuoto "ricordo tutto il mio passato da essere umano ma è come se quei ricordi non fossero miei. Io sono stata....riscritta....per adempiere a un compito." gli occhi felini tornarono a focalizzarsi sull'inviata dell'Ordine "È ragionevole supporre che in passato il numero di contatti infra-mondo non abbia mai superato la soglia critica dato che è accertato che il verificarsi di singoli contatti infra-mondo di classe uno più o meno limitati nel tempo non conducono di per sè a una significativa alterazione dello spazio-tempo. Viceversa l'esteso squarcio nel tessuto della realtà verificatosi trecento anni fa ha portato a un forte afflusso di creature di genotipo non nativo che a sua volta ha causato una moltiplicazione esponenziale dei contatti infra-mondo e ad una massiccia degenerazione di questo continuum. La apparizione di creature e biomi fortemente mutati e Il verificarsi del fenomeno della Apoptosi ne sono una diretta conseguenza. " di nuovo Valtan inclinò il capo pensosamente e dopo un istante di riflessione fornì una spiegazione aggiuntiva "Qualunque incontro con creature di genotipo non nativo, che probabilmente tu identifichi come Demoni dell'Altrove, pacifico o meno, è definibile come un contatto infra-mondo di classe uno." la auto-definitasi apoptosi inclinò il capo da un lato "Ritengo che la tua supposizione sulla presenza di altre Apoptosi sia corretta. Vista l'estensione del fenomeno osservata la mia stima è di una dozzina circa di Apoptosi solamente in questo settore del continente. Sfortunatamente non sono in grado di speculare sulla loro forma o natura; io possedendo i ricordi di una maga piuttosto colta sono probabilmente una eccezione; è possibile che le altre Apoptosi siano meno consapevoli di sè al di fuori del compito da assolvere. "
 

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«Credi... credi di poterci insegnare a rendere innocui i maghi?» domandò Arianna. «Senza porre fine alla loro vita, intendo. Preferiremmo non uccidere inutilmente, se non strettamente necessario. Siamo rimasti in pochi e la ricostruzione di questo mondo sarà solo che impicciata da sangue versato senza motivo.» spiegò. «E soprattutto, chi... chi ti ha trasformato in ciò che sei oggi? Ai miei occhi la tua metamorfosi sembra frutto di qualcosa di terribile, di doloroso.» lo disse con un velo di tristezza nella voce. «A sud, lungo il grande fiume, abbiamo trovato un luogo maligno in cui le genti prima della fine avevano giocato a fare le divinità creando abomini mostruosi, cani enormi e feroci che hanno reso la regione invivibile per chiunque. Non riuscirei nemmeno a sopportare l'idea che ti abbiano fatto qualcosa di simile, Vatan.»

Si sarebbe anche proposta di trovare una cura, ma sapeva bene che quello avrebbe richiesto di passare per le mani di un mago e non sarebbe finita in modo piacevole.
 

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"Non è possibile, a meno che anche voi non diventiate delle Apoptosi" rispose Valtan "Ricordo un laboratorio, dei progetti che ora mi sembrano puerili nella loro vanità. Ma non è stato un esperimento come quello che ha generato le creature di cui parli a trasformarmi. La causa della mia trasformazione in Apoptosi è....indeterminata." un attimo fuggevole di perplessità passò negli occhi felini di Valtan ma venne scrollato via rapidamente come era venuto "Immagino che il qualcosa, o qualcuno, che mi ha trasformata sia il medesimo che mi ha assegnato il mio compito. Sembrano circostanze troppo specifiche per essere dovute a una serie di casualità, vero? Ma se la cosa ti interessa temo che dovrai trovare la risposta con le tue forze. C'è ancora molto da fare prima che la mia opera sia terminata e il mio compito è impellente."
Valtan scrutò Arianna con espressione schiettamente valutativa poi parlò nuovamente "Probabilmente passerà ancora del tempo prima che io possa iniziare a setacciare sistematicamente tutti i detentori di poteri distorsivi; in questo momento la cancellazione dei genotipi non nativi e di biomi e creature mutate ha la priorità. Consiglio a te ed alla tua gente di impiegare questo tempo per bandire la magia dalla vostra civiltà. Io devo cancellare...cancellare....CANCELLARE..."
 

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«Io... credo di capire.» disse Arianna. «Ma ora tu cosa farai? Ci sono ancora luoghi oscuri sulla superficie di Ea, rovine del vecchio mondo che pullulano di poteri inimmaginabili. Io porterò notizia della tua missione alla mia gente e mostrerò loro le tue ragioni, questo posso dirti, e in ogni caso ci assicureremo di restare vigili, Valtan.» non sapeva bene come spiegarsi, cosa dire. Qualsiasi cosa sembrava sbagliata, imperfetta.

«Terremo al sicuro quel che resta di questo mondo.»
 

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Valtan si chinò in avanti per indirizzare una occhiataccia ad Arianna "Tu pensi che io sia pazza" disse in tono aspro; dopo un attimo però stemperò la tensione mettendosi a ridere "Non importa. No, non importa cosa pensi" disse ancora ridendo "il mio lavoro qui è finito piccola Nativa, ma come tu stessa hai detto ci sono molti altri luoghi dove trovare genotipi non nativi e biomi contaminati da cancellare. Forse cercherò le altre Apoptosi che, ne sono certa, vagano per questo continente. Presto o tardi dovremo riunirci ed ora forse è il momento giusto per farlo. Chissà, magari ci rivedremo, nel frattempo pensa a quello che ti ho detto e, quando verrà il momento, non opporre resistenza o almeno resta al di fuori di quanto succederà. Mi spiacerebbe doverti cancellare."
Con queste ultime parole Valtan si allontanò. Quando già era rimpicciolita in lontananza la Apoptosi alzò la spada che impugnava in un ultimo saluto, che parve ad Arianna giocoso e minaccioso al tempo stesso.
 

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Arianna guardò andare via Valtan, che nel suo lasciare quelle terre portava seco più domande di quante non potesse ammettere la sacerdotessa. L'incontro, se non altro cordiale, l'aveva profondamente scosse e le aveva anche fornito più di qualche informazione da riferire alla sua Gran Maestra. Se le Apoptosi fossero un rischio, un assetto o una minaccia - addirittura tutto quanto assieme - era l'incognita peggiore.

Arianna incontra sempre cose belle, vedo... damn.
Se ho capito bene Valtan se ne è andata dopo aver ripulito la regione, quindi posso colonizzarla spostandoci degli elfi cianotici?
 
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