GDR [Despotato di Magheìa] Presentazione personaggi

Abyssius

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Il tumulo di Inachus era finalmente chiuso, la veglia terminata. Ognuno dei Membri del Culto aveva lasciato la propria dracma, riconoscendo il valore di quello che era stato uno tra i più stretti compagni dell’attuale Gran Sacerdote. Era stato un uomo leale che era morto al servizio di Magheìa, per cui meritava di essere condotto dalla Trivia verso il riposo.

Quando tutti se ne furono andati, soltanto un uomo rimase lì, ad osservare il tumulo del proprio comandante. Nausithous era il secondo in comando degli Elmi Neri di Magheìa, membro minore del Culto ed era il comandante ad interim dell’esercito fino a quando il suo superiore non sarebbe tornato. Quello che non si aspettava era di vedere ritornare una salma irriconoscibile. Gli avevano detto che era morto con onore, affrontando il cinghiale e morendo nella frana causata dalla creatura di Demetra.

Era morto da eroe, sebbene fosse stato un semplice mortale.

Nausithous sentì dei passi dietro di sé, si girò e vide arrivare Cilix, il comandante della Marina. Il Navarca gli mise una mano sulla spalla, osservando anche lui, con tristezza, la lastra in bronzo che recava il nome e l’iscrizione.

-Era un grande uomo. – Disse, Nausithous.

-Era un ubriacone e la persona meno seria che io abbia mai incontrato, ma è sempre stato un compagno leale e un fedele membro del Culto. Eravamo amici da anni, siamo sopravvissuti alle persecuzioni e lui è morto in terra straniera. – Disse Cilix, con una smorfia di dolore.

Rimasero alcuni minuti in silenzio, poi Nausithous ruppe il silenzio, obbligato ad affrontare problemi concreti.

-Gli uomini rumoreggiano, Membro Superiore. Inachus era un comandante rispettato e serviva gli Elmi Neri da anni. Considerando la paranoia del Gran Sacerdote, dubito che il suo successore potrà essere qualcuno di esterno al Culto. –

Cilix sospirò: -Il despota ne è già al corrente, Nausithous. Ed è di questo che volevo parlarti: il Gran Sacerdote crede che tu sia pronto per l’ultima Ordalia. –

Il militare si girò verso il Navarca, sorpreso: -Credevo si dovesse essere membri da più tempo prima di poterne essere degni. -

-Il Gran Sacerdote ritiene che tu sia pronto. Passare l’Ordalia è una prova sufficiente della tua fedeltà: se vivrai, allora Ecate avrà dato la Sua approvazione e ti verrà affidato il comando, come è naturale che sia: sei stato il braccio destro di Inachus per anni e, considerando il suo carattere, hai già avuto la tua merda da pulire e sei più che competente. -


-E se dovessi fallire, Membro Superiore? –



-Sai già la risposta. Hai tre giorni per prepararti. Posso dirti che non sarai solo nell’affrontarla. –
Detto questo, il Navarca fece l’ultimo saluto ad Inachus prima di andarsene, lasciando l’ufficiale degli Elmi Neri a raccogliere i suoi pensieri.



Meges aveva già fatto numerose volte quella strada per motivi di lavoro, ma questa volta doveva fare il messe per uno dei membri inferiori del Culto, in particolare per uno di quelli sotto la sua protezione. Svoltò per le ultime due volte, prima di entrare in un edificio che sembrava una sorta di centro per i poveri di Magheìa, dove stavano servendo per pranzo una zuppa di acqua e verdure. Si sedette al solito posto, aspettando che la donna arrivasse.

Nesaea non era di certo una signora di bell’aspetto, con quel suo volto stanco e stretto, quasi emancipato, ingabbiato da dei capelli neri. Tuttavia, gli occhi, come ogni volta, guizzavano veloci in ogni punto della stanza, cercando minacce o qualcosa fuori posto. Certe professioni portavano la gente a diventare paranoica e quello di informatore era sicuramente il principale.

Si sedette di fronte a lui, con un’espressione confusa: -Ero sicura di averti già inviato gli ultimi rapporti, Maestro Meges. La mia rete non ha avuto altre voci interessanti da ieri, per cui mi dispiace che abbia dovuto fare la strada a vuoto. –

Meges annuì: -I tuoi rapporti erano precisi come sempre e ci aiutano a tenere sotto controllo la città, specialmente i dissidenti e i criminali. - Non aggiunse altro: non era il tipo da perdere più tempo del necessario con gli elogi, specie se erano ormai tre anni che Nesaea lavorava in quel settore, da prima che il Despotato fosse guidato da Timanthes e aveva sempre fatto un lavoro impeccabile.

-Tutto quello che faccio è per la gloria della Trivia e del Culto, maestro. Cosa l’ha portata qui, allora? –

-Il Gran Maestro ritiene che tu sia pronta per sottoporti all’ultima Ordalia e diventare un Membro Superiore del Culto. Il tuo lavoro nel gestire la rete di informatori e la tua lealtà meritano una ricompensa, se Ecate ti considererà degna. Avresti finalmente un ruolo di comando, invece che come mia subordinata.-

Nesaea sembrava nervosa, preoccupata: -Non sono una Kryptes come lei, maestro. Sono sempre stata più abile a raccogliere informazioni e a persuadere le persone che a combattere con un pugnale. Che speranze ha una come di superare l’Ordalia? –

Meges si alzò: aveva poco tempo e aveva altro da fare.

-Lo sai: la Trivia non chiede combattenti, ma solo persone con una sincera fede in Lei. Se avrai abbastanza fede, allora la passerai. In caso contrario, perirai. Avverrà tra tre giorni e non sarai l’unica a partecipare. – Rapidamente come era arrivato, il Kryptes se ne andò, lasciando la donna alle sue preoccupazioni.



La sala era scura, in modo che la luce non rovinasse i rotoli su cui era contenuta la conoscenza di Magheìa. Soltanto una candela illuminava quel tetro ambiente, rendendo visibile la scrivania a cui erano seduti l’uomo più potente di Magheìa e un giovane con il volto ricoperto di simboli arcani.

-Credo che tu sia pronto. Ho passato quest’anno a supervisionare il tuo apprendistato in vista di quella che sarà la tua grande occasione, Areisus. – Disse il Despota. Il giovane non poteva avere più di vent’anni, ma i simboli rendevano difficile capire per bene la sua età e i suoi occhi, all’apparenza impegnati a vedere qualcosa di invisibile, mostravano una maturità diversa da quella che si acquisisce con la vecchiaia.


-Gran Maestro, ho letto ogni testo sulle Sacri Arti che avesse mio padre e qualunque altro briciolo di conoscenza che questa biblioteca avesse da offrirmi. Ho letto ogni formula magica della Trivia, studiato ogni rituale che ci fosse in questa biblioteca. Lei mi ha fatto un Dono e io ho fatto del mio meglio per affinarlo, dimostrandoLe che questo suo seguace è meritevole. –


Timanthes fissò il ragazzo, ormai da due anni parte del culto, da quando l’aveva trovato in quella grotta insieme al padre che si era nascosto durante le persecuzioni. Lui aveva visto quella luce negli occhi che il padre aveva cercato di nascondergli, consapevole di cosa sarebbe successo al figlio se Timanthes lo avesse trovato.

Quel ragazzo era stato toccato da Ecate e lui poteva vedere il Suo tocco nel suo sguardo, uno sguardo antico quanto la Trivia stessa. Il suo talento nelle arti magiche non era altro che un’ulteriore prova di ciò e Timanthes aveva fatto in modo che Areisus coltivasse tanto il suo talento quanto la sua devozione alla Trivia.

Adesso era pronto ad entrare tra i Prescelti della Trivia, come parigrado di Amathea. Forse non ne condivideva il sangue divino, ma di certo aveva altri talenti, i Suoi talenti.

-Sono certo che la Trivia ti mostrerà il suo favore quando parteciperai all’Ordalia finale, tra tre giorni. In quanto Prescelto, hai dei doveri verso i semplici mortali che parteciperanno con te. – Disse Timanthes.

-Noi serviamo la Trivia, ma l’unico modo che abbiamo per farlo al meglio è insieme. Dovrete aiutarvi a vicenda. Perfino tu che sei un Prescelto, se non dovessi esserne degno, morirai. Mi dispiacerebbe veder sprecati i Suoi doni. –



Quattro giorni dopo, l’Ordalia era conclusa, la maggior parte delle ferite ormai guarita. I tre erano riusciti a superare tutte le prove sfruttando i rispettivi talenti in modo da compensare i reciproci difetti.

In una sala circolare scavata nella pietra sotto la città di Magheìa, in quei sacri tunnel in cui il Culto era nato ed aveva prosperato, Timanthes diede loro il medaglione simbolo del loro nuovo ruolo in quanto membri superiori del Culto della Trivia.
@giobia86 , scusa il ritardo ma ecco il post per i personaggi
 

giobia86

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presentazione un po generica do un tratto solo all'eroe, gli do prescelto di ecate: equivalente di magia rituale
 

Abyssius

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Areisus bussò alla porta di Timanthes, prima di entrare: -Mi aveva fatto chiamare, Gran Sacerdote?-
Timanthes stava consultando alcune pergamene, richiudendole appena il Prescelto entrò nella stanza.
-Sì, Areisus. Ho un incarico da affidarti, una cosa sufficientemente complessa da non annoiarti.-

-Amathea è tornata e questo mi ha fatto ricordare che abbiamo ancora il nostro bottino del Cinghiale che abbiamo tolto di mezzo a Rankor, quello inviato da Demetra. Sfortunatamente non sono ancora riuscito a trovare un fabbro in grado di lavorare le setole e renderle utili a qualcosa. Qui entri in gioco tu: io sono impegnato a parlare con un tizio che viaggia a bordo di una biga-casa che sembra essere un combattente veramente temibile. Lamachos mi ha confermato la sua validità è mi ha detto che vuole un sacerdote e dieci capre, oltre ai soldi. Dato che nessuno di noi sa in che lingua stia parlando, mi terrà impegnato per settimane. Nel mentre, tu dovrai cercare il fabbro acheo più abile di tutto il Despotato, uno così bravo che sia chiaramente benedetto da Efesto. I nostri territori sono sufficientemente grandi ed è probabile che nelle montagne di Escea ed Eskos ce ne sia qualcuno nascosto in qualche villaggio vicino le miniere. Tu trovamelo e convincilo ad unirsi ai Prescelti della Trivia. Non credo tu voglia deludermi, vero?-

Il mago fece un inchino al Sacerdote: -Obbedisco con piacere, per la gloria della Trivia e di Magheìa.- Poi andò a prepare i suoi bagagli.


Erano passate diverse settimane e aveva visitato ogni sperduto villaggio di Eskos, trovando sì abili fabbri, ma nessuno che sembrava toccato dal loro dio patrono. Areisus si stava chiedendo se il viaggio si sarebbe rivelato un nulla di fatto, mentre era ospite del governatore locale di Escea. La visita di un Prescelto l’aveva reso pronto ad ogni sua richiesta, temendo che fosse un’ispezione da parte di Timanthes per controllare che nessun governatore stesse complottando contro di lui. Lo stregone non aveva né confermato né negato che fosse il motivo della sua presenza, godendosi l’ospitalità prima di mettersi in viaggio per cercare questo stramaledetto prescelto.
Ad un certo punto, mentre il governatore continuava a tessere le lodi della Trivia, lo sguardo gli cadde su una statuina nell’angolo della stanza. Areisus alzò un dito per zittire il vociare dell’altro per poi avvicinarsi all’oggetto.

Era un capolavoro di artigianato che raffigurava una fenice in procinto di rinascere dalle sue ceneri e a spiccare il volo. La fluidità del movimento conferivano alla composizione una naturalezza che la faceva sembrare viva e ogni piccolo dettaglio era stato curato con minuzia. L’eroe non si sarebbe sorpreso se questa avesse veramente spiccato il volo.
-Da dove proviene questa?- Chiese, rigirando la statuetta tra le sue mani.
Il governatore ingoiò un groppo che aveva in gola, prima di spiegargli che proveniva da una miniera di un villaggio lontano circa una settimana a piedi. L’aveva comprata da un fabbro che risiedeva lì e aveva provato a convincerlo a venire nella città, ma aveva rifiutato la sua proposta.

Areisus sorrise, prima di avvisare l’uomo che sarebbe partito la mattina del giorno dopo, all’alba.


Gli mancavano poche ore di viaggio per arrivare al suo obiettivo, quando, da un’insenatura nella roccia, nascosta da poca vegetazione, spuntarono tre uomini sporchi,laceri e armati.
Il mago non mosse un muscolo, osservando un dettaglio fin troppo curioso per quei tre straccioni. Le armi che gli puntavano contro erano di ottima fattura e sembravano più adatte ad un aristocratico che a dei rapinatori di strada.
-Ehi compare, non sai che bisogna pagare un pedaggio per mantenere le strade sicure? Noi siamo qui per riscuotere.-
Areisus rimase fermo, le braccia incrociate: -Dove avete preso quelle armi?-
I tre rapinatori si guardarono tra di loro, chiedendosi se l’uomo fosse pazzo. Il più grosso dei tre gli si avvicinò, pronto a colpirlo con la spada: -Non provare a scherz… -

Areisus, rapido, gli piantò un coltello nel cuore, prima di lanciarlo contro il secondo nemico più vicino. Mentre quest’ultimo cercava di fermare l'emorragia al collo, l’eroe avanzò rapidamente verso il terzo, preso alla sprovvista dalla velocità con cui i suoi compagni erano morti.
Lo stregone gli bloccò il braccio armato, lo disarmò e gli bloccò il collo con una mano. Estrasse un secondo coltello da un fondina nascosta, per poi avvicinarlo al suo collo.
-Devo ripetere la domanda?-
Il terzo rapinatore notò solo allora i tatuaggi sul volto dell’uomo, capendo chi aveva di fronte.
-Tu … tu sei un Prescelto di Timanthes.-
Areisus serrò la presa, avvicinando il coltello.

-Ce le ha date il nostro capo, le ha prese al villaggio. E’ la nostra base.- L’uomo tossì, bloccato in quella morsa d’acciaio.
-Spiegati meglio.- La voce di Areisus era priva di emozione e la freddezza con cui parlava, unita ai tatuaggi lo facevano sembrare più una creatura degli inferi che un essere umano.
-Abbiamo occupato il villaggio due mesi fa: ci facciamo pagare una percentuale per ogni carico di materiale che esce e che va a Baskanìa. Gli abitanti non si ribellano perché abbiamo in ostaggio i loro figli e le loro donne …-

Areisus gli fece sputare ogni singola informazione utile. In breve, erano una banda di briganti che aveva cercato di attaccare il villaggio. Gli anziani avevano deciso di mandare donne e bambini in un posto sicuro prima dell’attacco, ma sfortunatamente erano state viste e prese in ostaggio. Adesso il villaggio ubbidiva ai loro ordini per paura di una ritorsione.
Non erano tantissimi briganti, circa una trentina. L’Eroe poteva occuparsene senza troppi problemi da solo.
Ottenute tutte le informazioni che voleva, lo stregone gli tagliò la gola e lo lasciò soffocare nel suo stesso sangue, mentre puliva il coltello sulle sue vesti mentre ancora si dimenava. Raccolse il secondo coltello e si mise in marcia, stavolta con più circospezione.


Nonostante le informazioni, ci mise del tempo a trovare la fucina del villaggio e a infiltrarsi senza farsi scoprire. Non era bravo come Amathea, ma aveva imparato un trucchetto o due nel mentre.
Entrato nell’edificio senza farsi scoprire, si mosse seguendo il rumore del martello che batteva sull’incudine. Il suo compito era quello di trovare quel fabbro, non salvare un villaggio sperduto tra le montagne. Quello era compito del governatore. A tal proposito: come aveva fatto quell’uomo a non sapere che un villaggio gli era stato soffiato da dei banditi di montagna? Ci avrebbe pensato dopo.
Sbirciò dalla porta che conduceva alla zona lavorativa e rimase spiazzato.
Di fronte a lui si trovava la donna più muscolosa che avesse mai visto. Non riusciva bene a vederla il volto, dato che le stava dando le spalle, ma capì che era lei il fabbro che stava cercando. Lavorava con sicurezza ed efficienza e, su un tavolo al suo fianco, vi erano dei capolavori: armi dalla squisita fattura, altre statuine di metallo dorato, armature decorate con una precisione da artista.
Ad un certo punto, la donna smise di martellare, per poi temprare il pezzo di metallo a cui stava lavorando. Poi si girò e Areisus, rimasto sbalordito da quegli oggetti, se ne accorse troppo tardi.

La donna gli si mosse contro, il martello stretto sopra la sua testa.

-Chi sei?-

La voce era dura e possente, quasi capace di intimidire il magheìano. Quasi.
-Sono Areisus, vengo da Magheìa. Sono in missione per conto del Despota Timanthes. Non sono con i banditi.- Disse con sicurezza, scoprendosi il volto. La donna lo studiò con attenzione, prima di abbassare il martello.
-Tu non sei qui per i banditi.- A quanto pare era anche intelligente. L’unica cosa che non aveva era la bellezza: il volto aveva dei lineamenti rigidi, gli occhi erano piccoli e gli incisivi grandi le davano una strana forma alla bocca. Effettivamente, nemmeno Efesto era noto per essere di bell’aspetto …
-Il Despota mi ha chiesto di cercare un fabbro benedetto dal Dio dei Fabbri. Direi che sei tu. I banditi non erano inclusi.-
La donna si grattò una cicatrice sulla guancia destra, dall’aspetto recente.
-Quindi qual’è la tua idea? Portarmi via dal villaggio e andare a Magheìa? Lasciando gli altri al loro destino?-
Areisus fece un cenno d’assenso.
-Ho una proposta per te: tu salvi il villaggio, in cambio io mi metto al tuo servizio senza condizioni.-
Areisus rispose stizzito: -Non ho tutto questo tempo da perdere per quattro bifolchi …-
La donna gli prese il collo, iniziando a stringere. Areisus era ben più forte di un uomo normale, esattamente come tutti gli eroi. Ma la tizia davanti a lui era sicuramente una Prescelta di Efesto e aveva una presa ben più salda della sua.
-Stammi a sentire. Se io lascio il villaggio, qui uccidono tutti. Se ti scoprono, uccidono tutti. Quindi tu adesso vai a salvare le donne e i bambini. Oppure giuro su Efesto che ti rompo il collo e brucio il tuo corpo nella fucina. Sono stata chiara?-
-Cristallina.- Rispose il mago, con voce strozzata.
Lei rilasciò la presa. -Come ti chiami?-
-Areisus. Tu?-
-Te lo dirò se torni vivo. Mandami un segnale quando hai finito.-


Attalos si grattò la barba sporca, mentre osservava le donne all’interno della casupola a cui era di guardia. Le tenevano separate dai bambini per assicurarsi che rimanessero docili, in modo che anche stare vicino ai loro figli diventasse una concessione. Sorrise con fare lascivo ad una delle donne: una volta finito il suo turno, sarebbe stato libero e già pregustava il modo in cui avrebbe passato la serata.
-Ohi, Attalos.- Il suo compagno gli passò il rancio della serata: anche oggi quella zuppa di merda.
-Ci siamo mangiati l’ultimo maiale la settimana scorsa, dovremmo mandare qualcuno a prendere i viveri a Baskanìa facendosi pagare per uno del villaggio.-
-Pensavo che Eukles e il governatore avessero raggiunto un accordo su questo.-
-Lo stronzo sta tirando la corda: vuole può oggetti preziosi e meno ferro, apparentemente. Eukles è incazzato nero come un toro in calore che non può trombare, ma deve stare al gioco perché il governatore può riprendersi il villaggio quando cazzo vuole.-

Attalos borbottò, prima di bere quella zuppa. Aveva anche un sapore peggiore del solito, come se non bastasse.
Il compagno lo salutò e proseguì il giro, continuando a distribuire il rancio tra tutti in modo che non lasciassero le loro postazioni di guardia.


Due ore dopo, Attalos sentì dei crampi allo stomaco e sentì la febbre salirgli. Pensò che forse il freddo e la zuppa l’avvessero fatto ammalare, ma si ritrovò a vomitare sangue, prima di non sentirsi più le gambe e cadere a terra. L’ultima cosa che vide prima di perdere la vista, mentre si contorceva per il dolore, fu un uomo con un cappuccio che gli nascondeva il volto che lo perquisiva, sorridendo non appena trovò le chiavi della casupola.


-EUKLES! IL VILLAGGIO DELLE DONNE E’ IN FIAMME!-
Il capo dei briganti si alzò immediatamente da quel trono che si era fatto realizzare. Un individuo arrogante che si sentiva il re di quel piccolo posto tra le montagne.
-COME CAZZO È’ POTUTO SUCCEDERE!-
L’uomo stava per rispondere, ma entrambi sentirono un tonfo fuori dalla porta. Si girarono verso l’ingresso, vedendo la guardia con il cranio spappolato, come un frutto maturo che era esploso. Sopra di lui, c’era quel fabbro donna, con un martello sporco di sangue.
Entrambi estrassero le armi: -Donna, vuoi un tatuaggio anche sull’altra guancia? Anzi, questa volta taglierò la gola a tua fratello davanti a tuoi occhi …-
La Prescelta di Efesto avanzò con calma, mentre i due uomini indietreggiavano.
-Dove cazzo sono gli altri?-
Un uomo incappucciato si piazzò davanti la porta, prima di deriderli: -Avete pensato che lasciare quasi tutti i vostri uomini al secondo villaggio fosse una buona idea. Se li aveste divisi meglio, mi avreste reso le cose più difficili.- Detto questo, chiuse la porta.
All’interno, si udirono solo urla di terrore e il rumore di ossa rotte per diversi, lunghissimi istanti. Cessato ogni suono, Areisus aprì le porte e la donna uscì, sporca di sangue. Gli offrì una mano insanguinata: -Piacere, il mio nome è Clymene. Dammi il tempo di ripulirmi e sono pronta per Magheìa.-
Il mago gli strinse la mano, incurante del sangue: -Prima dobbiamo fermarci a Baskanìa. Ho una cosa da sistemare.


Apparentemente il governatore di Baskanìa aveva lasciato la città, affermando che doveva “allontanarsi” per affari personali poco dopo la partenza di Areisus. Sfortunatamente per lui, la nuova amministrazione di Timanthes aveva occhi e orecchie ovunque e fu arrestato pochi giorni dopo che i due eroi erano arrivati a Baskanìa. Fu condotto a Magheìa, dove chiese di avere un processo giusto.
In tutta risposta, Timanthes lo ricevette nel proprio palazzo mentre stava pranzando insieme ad altri e lo condannò alla pena capitale senza nemmeno ascoltare la sua difesa. L’uomo provò a chiedere pietà e Timanthes, con tutta la tranquillità del mondo, gli si avvicinò: -Pietà? Mi spiace, non si chiede pietà ad un Magheìano. Si chiede solo una morte rapida.-
L’ultima cosa che l’ex governatore vide mentre i cani lo sbranavano furono i loro collari: delle opere d’arte, realizzate con cura e perizia da una mano esperta che conosceva bene.


Timanthes, come ad ogni esecuzione, era presente.
-Quindi, se ho capito bene il tuo nome è Clymene, giusto?- Rimirò tra le mani il collare che la donna aveva realizzato come prova delle sue abilità: assomigliava ad una serie di catene fuse insieme, ma aveva visto la realizzazione e sapeva che quell’effetto aveva richiesto grande lavoro. I suoi fabbri ci avrebbero messo mesi per ottenere qualcosa di simile. Lei ci aveva messo appena una settimana per farne dieci.
La donna annuì.
Timanthes sorrise ad Areisus: -Benvenuta tra i Prescelti della Trivia, Clymene di Escea.-
[ @giobia86 nuova role per reclutare Clymene, Prescelta di Efesto. E dato che il GDR per reclutare Areisus è stato un po' corto, ho caratterizzato un po' pure lui.]
 
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