Al Campino di Custoza, la squadra lavora tranquillamente, ma con il coltello tra i denti, in preparazione dell'ultima sfida contro il Verticale, ciascuno sapendo di dover dare il massimo, e oltre, per raggiungere l'agognata salvezza, tutti concentrati come monaci vietnamiti disposti a immolarsi per la vittoria, eseguendo gli esercizi fisici e spirituali sotto lo sguardo da Oceano Pacifico di Sciacca, che regolarmente prende cinque minuti per parlare a quattrocchi con i singoli giocatori, al fine di caricarli, incitarli, tranquillizzarli e "situarli" nel match.
Il Presocrático è a sua volta tranquillizzato, incitato e caricato dai continui "bilaterali", anche se non nasconde al suo fido confidente (e giornalista di TeleMarciano) Florentino Aríza, la sua frustrazione per non essere ancora riuscito ad ottenere il 200% da Reynaard, che a suo dire "non ha ancora raggiunto il settimo senso. Reynaard è un giocatore abituato a grandi palcoscenici, è un figlio di ricchi, sono sicuro che sarà più sensibile al richiamo dei piani alti della Società che alla mia retorica popolare". A questo proposito, Sciacca telefona alla Presidente Merloponte, per chiederle di intervenire personalmente, per parlare col giocatore e fargli sentire tanto l'importanza suprema della partita, quanto la vicinanza della Società. La Presidente capisce al volo e convoca immediatamente il centrocampista olandese presso il suo ufficio in sede.
Alla fine dell'allenamento, infatti, un torvo emissario della società entra in spogliatoio mentre i giocatori si stanno cambiando e, avvicinato Reynaard, dice
- Mr. Reynaard, la Presidente Merloponte La attende per un breve colloquio nel suo ufficio. Quando sarà pronto, La prego di seguirmi.
Frank non capisce, è stanco e istintivamente reagisce come un impiegato a fine turno cui il capo ha appena chiesto di fare uno straordinario. Si guarda intorno, cercando uno sguardo di comprensione, e incrociando immediatamente gli occhi di Leào, che lo guardano ironici.
- Non ti preoccupare, Frankie, andrà tutto bene. Poi mi dirai.
Con un impercettibile occhiolino. Reynaard continua a non capire, ma ora è meno preoccupato, e incuriosito, e vagamente eccitato.
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Marciano Confidential
Nella penombra dello spazioso ufficio illuminato solo da una lampada sferica poggiata sulla moquette scura, la Presidente lo aspetta, avvolta in una voluttuosa e ampia pelliccia nera, seduta su un trono di pelle che domina un grande scrittoio di marmo bianco, completamente vuoto se non per un macbook air e un cestello di ghiaccio al cui interno riposa una bottiglia di champagne aperta.
- Serviti pure.
Frank prende la bottiglia, riempie cavallerescamente il flute della Presidente prima del proprio, e presolo in mano, azzarda
- A cosa brindiamo?
- Secondo te a cosa dobbiamo brindare?
- Alla vittoria.
- Ecco. Alla vittoria. E basta. Fino a domenica nessuno di noi vorrà altro dalla vita, non è vero?
- Certamente, Presidente.
- Sai perché ti ho convocato? Perché voglio metterti alla prova. Finora sei stato eccellente, hai fatto tantissimo per la squadra e ci hai portato dove siamo. Hai fatto gol, hai fatto assist, ma diciamoci la verità: non hai mai dominato le partite. So che lo sai: tu sei uno che può fare tre gol e tre assist in una singola partita, sei uno che può fare di tutto in fase offensiva. E allora ti sfido: dovrai dimostrarmelo.
Frank è ammaliato dalla presenza della Presidente, ma orgogliosamente sente di fare già il massimo, e di essere sempre sul pezzo. Prova a resisterle
- Presidente, io sto già dando il 100% e in campo si vede, sono totalmente impegnato con la squadra e col mister, non deve temere per questo
Ma mentre il giocatore parla, la Presidente con indifferenza scosta con la mano la pelliccia, canaglia, fino a scoprire un grande e bellissimo seno bianco, sodo e dal capezzolo perlaceo, che carezza furtivamente con le dita. Frankie è incredulo: la donna è completamente nuda sotto la pelliccia nera, e a cotanta grazia il suo pene olandese sembra reagire esplodendogli nei pantaloni di lana vergine della divisa societaria.
- Tu dai il 100%, ma io ti dò questo [afferrando con decisione il seno ballonzolante] E se io ti dò questo, caro mio, tu devi darmi di più. Devi tirarmi fuori tutto quello che hai, e oltre, devi andare a pescare tutta la voglia e la motivazione che tieni dentro, perché domenica ti voglio in forma smagliante, voglio vederti fare le buche per terra, voglio che mi sotterri i centrocampisti e la difesa del Verticale. Loro hanno Zarno, ma tu sei più forte di Zarno, tu sei più bello di Zarno, tu sei più grande di Zarno. Fammelo vedere.
- Lo farò, Presidente, lo farò, mentre l'eccitazione e la fotta invadono ogni anfratto del suo intero corpo.
- Lo farai, domenica. Ma fallo anche adesso: fammelo vedere.
Frank la guarda attonito.
- Spogliati, giocatore. Ti pago; fammi vedere il cazzo.
- Va bene.
E senza più indugi, senza più fingere di non capire, stabilitosi oramai sulla stessa, benedetta lunghezza d'onda della Presidente, Frankie estrae il suo serpente nero del Suriname. Per un istante, la donna non riesce a domare un moto di sorpresa (e forse di timore sacro), ma poi monta decisa sul marmo diaccio, si denuda della pelliccia che le scivola frusciando lungo il corpo candido, e come una gatta in calore, si avvicina al solido d'ebano, che la attende voluminoso e cilindrico, sospeso nel vuoto. in un sol colpo ne inghiotte oltre la metà, sorprendendo a sua volta il giocatore, che però non ha nemmeno il tempo di assaporare tale prodezza, che già sta realizzando, come solo un uomo nel suo intimo può sapere, e discernere e giudicare, che quello è senza alcun dubbio il miglior pompino della sua vita. "Godverdomme! Godverdomme!"* pensa, mentre gode come godrebbe chiunque, dinanzi a tanta grazia. La Presidente infatti lo sbocchina come la Fata dei sogni, irreale e sublime, efficacissima. Frankie gusta ogni istante come il più bello della sua vita, talmente carico di sensualità, di libidine e di orgasmo, che in pochi secondi sta già venendo. Ma la Presidente lo aspettava proprio lì, perché intuendolo con magica visione si stacca di botto, e prendendo agile il cestello di ghiaccio, vi infila dentro il membro nero, provocando un urlo di terrore al povero Frank.
- Buono, buono, ecco qui, ecco qui, gli dice ora, mentre gli carezza il pene spaurito, pur imbarzottito, ridandogli calore con i palmi e con l'alito caldo, che sa di champagne.
- Se domenica ci salviamo, ti darò il culo: sia letteralmente, nel senso che avrai il permesso di penetrare l'ano della tua Presidente, sia in senso figurato, che accetterò, cioè, se deciderai di andare via, accetterò se mi chiederai un aumento (ragionevole), accetterò qualunque proposta sessuale volessi farmi. Per avere tutto questo, però, ti devi sottomettere alla squadra, al tuo allenatore, devi giocare per loro e per tutti noi, devi guidarci come la stella polare, devi essere pronto a diventare supernova, e a morire per noi, se necessario. è per giocare e vincere questa partita che ti ho comprato: se vinciamo, giuro che vengo negli spogliatoi e finisco il bocchino che ho qui cominciato: e allora forza, rimani a cazzo duro fino a domenica, sfoga in campo tutta la tua energia, spargi il tuo seme sull'erba, che dopo ci penso io a rifocillarti. mi raccomando: a cazzo duro.
e portando un'ultima volta le labbra al suddetto cazzo, lo bacia delicatamente, in punta di lingua, provocando all'inverosimile il povero Frank, che ha capito l'antifona e lotta come un pazzo per non cedere, comprendendo ora tutto il senso della metafora sciacchiana sui monaci vietnamiti. Dice
- Ok, basta
e, a sua volta, prende il cestello del ghiaccio e se lo versa sui genitali, gridacchiando di dolore misto a piacere.
- Bene. Sei pronto. E ora vai, Cigno Nero, tieni in corpo tutta questa voglia per quando calcerai in porta, e ricordati della mia lingua, quando suggerirai l'assist decisivo. Alla fine avrai il tuo premio, campione, te l'assicuro, quant'è vero che sono una figa immane.
E dicendo questo, prende un seno e ne lecca il capezzolo con l'agile lingua, per poi ricoprirsi con la pelliccia mentre Frankie, attonito e gasatissimo, si riveste e se ne va.
Uscito fuori in strada, il torvo emissario della società lo aspetta accanto alla portiera dell'auto blu. E' molto meno torvo, ora, e sorridendogli amabilmente lo invita a salire. Frankie respira gagliardo l'aria della sera, riuscendo solo a dire, ancora e per sempre a billo ritto, "Godverdomme! Godverdomme!"*
*Porcoddio! Porcoddio!"