Silen
Get a life
La Grande Guerra del Sud
Il quinto anno di guerra si apre con l'intervento dell'Unione di Carandor che decide di unire le proprie forze a quelle del Regno della Tempesta per cercare di ricacciare le arpie dal territorio di Minnonar , da anni ormai esposto alle devastazioni delle forze comandate prima da Falka ed ora da Ilias. Divise in due tronconi le forze dell'Unione pianificano di riunirsi con le forze che anche la Tempesta stà inviando da ovest per procedere poi ad una avanzata congiunta, ma fin dalle prime battute si capisce che la situazione non potrà svolgersi nella maniera pianificata...non appena le forze unioniste entrano in Minnonar infatti si trovano di fronte una nazione lacerata dalla guerra civile.
Mentre l'inverno cede il passo alla primavera la tensione non ha fatto altro che aumentare nel regno di Minnonar. Alla vigilia della stagione bellica infine il Consiglio della Corona richiese un incontro con la regina regnante. Nel corso di una udienza drammatica i nobili del Consiglio ricordarono alla regina tutti i fallimenti riportati dalla sua ascesa dal trono, le guerre perse, il territorio perduto, la reputazione infamata chiedendo niente di meno che l'abdicazione della regina Elenwen. al rifiuto sdegnato della regina il Consiglio reagì con un proclama dichiarando Elenwen Elensil deposta dalla carica e avocando i poteri sovrani ad una reggenza nominata dal Consiglio della Corona.
Da qui in poi la situazione precipita: le guardie che la regina invia ad arrestare il Consiglio vengono respinte da un drappello di guerrieri che indossano i colori del Consiglio, palesemente addestrati e preparati in segreto in vista di questo giorno e quando la regina ordina all'esercito riunito ad Almarillan di intervenire il risultato è un ammutinamento che si allarga fino a coinvolgere poco meno della metà dei militari affollati nella città.
Mentre nelle strade di Almarillan i soldati fedeli al Consiglio si scontrano con coloro rimasti fedeli alla regina, in tutte le grandi città del regno la Guardia Nobile, così chiamano sè stessi i sostenitori del Consiglio della Corona, attaccano le guarnigioni reali, riportando alcuni clamorosi successi: le città del sud infatti, terrorizzate dalla atrocità commesse dalle arpie e ormai preda della disaffezione nei confronti della regina che ha trascinato il suo popolo in una guerra disastrosa e ha poi lasciato il sud in balia dell'Impero meridionale, non oppongono alcuna resistenza ai ribelli quando non li aiutano attivamente. Galsinya, Rilmeren e Val Nira dopo pochi giorni innalzano la bandiera della ribellione e sono pressochè perdute per i lealisti che solamente ad Ainatur riescono a sopraffare la Guardia Nobile e tenere la città in nome della regina.
Ad aumentare ulteriormente il caos, nelle regioni di Fanyati e Altamar scoppia una seconda ribellione, anche se da quanto sembra staccata dalla rivolta dei nobili del Consiglio della Corona. Questi ribelli infatti proclamano non solo la propria totale estraneità rispetto agli intrighi della capitale, ma anche la propria intenzione di separarsi completamente dal regno di Minnonar il cui governo centrale, a parer loro, non è più in diritto di rappresentare tutti gli Eldar. Il Movimento Separatista, questo il nome che i ribelli hanno dato a sè stessi, prende rapidamente piede fra la scontenta popolazione eldar facendo proseliti in tutte le classi e non passa molto prima che anche queste regioni siano perdute per il governo centrale. Fortunatamente per le forze dell'Unione i Separatisti non mostrano ostilità verso Carandor che anzi viene vista con simpatia per il suo intervento a favore degli eldar e le forze dell'Unione che entrano a Fanyati dirette verso sud non vengono molestate.
Intanto nella capitale gli scontri proseguono per ben dieci giorni con gravi perdite da entrambe le parti e fra gli innocenti civili finchè in ultimo le forze della regina riescono a prendere d'assalto il palazzo del Consiglio e a darlo alle fiamme; la maggior parte dei nobili riesce però a sfuggire alla cattura e a lasciare la città per rifugiarsi nei territori dove la rivolta ha preso il potere. Qualche tempo dopo il Consiglio della Corona fa nuovamente parlare di sè lanciando un proclama dalla città di Val Nira affermando die ssere l'unico governo legittimo di Minnonar ed esortando tutti gli eldar a riunirsi sotto la bandiera della Guardia Nobile.
Ma il peggio deve ancora venire: non sono passati che pochi giorni dai disordini che la capitale si trova di fronte un imprevisto, e mortale, pericolo. Mentre le armate dei soccorritori si trovano ancora a Sendylimion, a molte leghe di distanza, un'armata immensa giunge da sud, gli esploratori parlano di un numero di 55-58mila guerrieri, un mare di stendardi con le Ali e l'Artiglio dell'Impero meridionale. L'armata di Ilias marcia sulla capitale Eldar con un numero di effettivi molto più alto di quanto ci si attendeva, preceduta dal colossale Arconita, la cui sola presenza getta un'ombra sul campo di battaglia. Anche le illusioni che il nemico intenda operare una semplice diversione o operare un normale assedio sono di breve durata: dopo ilt empo minimo richiesto dai preparativi l'armata parte all'assalto della città, in un mattino avvolto da una fittissima ed innaturale nebbiolina grigiastra che sembra rendere ogni cosa triste e spaventosa. Guerrieri in armatura nera escono dalle fitte nebbie per lanciarsi contro le difese mentre nel cielo plumbeo risuonano le grida delle arpie nella loro lingua natale e piovono frecce mortali; assistiti dalla popolazione e dai superstiti della guarnigione gli eldar si apprestano a resistere nel loro giorno più lungo.
Ma ancora, ancora non è finito l'elenco dei disastri che si abbattono sugli eldar: ad un tratto dalle fitte nebbie, come un incubo che si materializza dal nulla, Shooting Star, l'Antico Drago, emerge dalle tenebre per sputare fuocoe fiamme sulle mura avvolgendo i difensori in una atroce morte rossa mentre le poche e sparse frecce che i terrorizzati eldar dirigono nella sua direzione rimbalzano innocue sulla sua corazza.
Per un tempo che sembra infinito l'Antico Drago imperversa sulla città, sputando fuoco sulle mura, abbattendo torri con la coda e gli artigli, spargendo morte nelle fila dei difensori; il tutto mentre i pugni artigiati dell'Arconita battono e ribattono sulle porte della città mentre il colosso di ferro impegna le sue forze nell'aprire un varco per le forze di terra, interrompendosi solo per lanciare arcane grida che nessun essere vivente dovrebbe essere in grado di fare, tanto meno uno scheletrico costrutto di ferro e acciaio.
La storia un giorno narrerà dell'eroica difesa dei soldati eldar, di come, traditi dai propri nobili e soverchiati da forze immani abbiano resistito coraggiosamente al terrore che veniva dalla terra e dal cielo, di come, perdute le mura e sfondate le porte, abbiano resistito casa per casa facendo pagare un caro prezzo alle soldatesse arpie e ai loro guerrieri schiavarazza; di come la popolazione civile abbia aiutato i difensori in ogni modo possibile prendendo in molti casi le armi cadute ai morti per continuare a combattere...
Invano.
L'ultima resistenza fu, come era da prevedersi, al palazzo reale. Qui gli ultimi difensori degli eldar si radunarono per l'ultima difesa, qui Ilias in persona darà l'ordine per l'ultimo attacco che verrà condotto solamente dai cosiddetti Artigli, una misura, si dice, volta soprattutto ad assicurarsi che non vi sarebbe stata pietà alcuna per gli abitanti del palazzo. Una sola persona uscirà viva dall'edificio al termine dei combattimenti...la regina Elenwen, ferita e sanguinante, trascinata da due guerriere come un sacco di patate di fronte alla comandante degli invasori.
"E' un vero piacere incontrarti, preda." furono le glaciali parole dell'Arpia "Grazie a te, non ho più una sorella. Se fosse stato per te, ne avrei perdute due. Per molto tempo ho sognato di come avrei posto fine alla tua vita, delle sofferenze che ti avrei inflitto...ma in fondo, non è nemmeno colpa tua, sei solamente un'animale feroce, una bestia priva di cervello. Una preda. E come preda verrai trattata."
Alcuni giorni dopo, le foreste attorno ad Almarillan furono teatro di una scena molto particolare. Elenwen Elensil, un tempo regina degli eldar, fu rilasciata nuda e disarmata nelle foreste. Due ore dopo le arpie diedero inizio alla caccia.
Quando fu tutto finito, la testa di elenwen Elensil venne spiccata dal busto ed inviata a Kyrne Lamiya. In nome della Prima e di tutte le Sorelle del Territorio di Caccia Ilias proclamò agli eldar superstiti che l'Exterminatus che pendeva sulla loro razza poteva considerarsi annullato.
Silene aveva avuto la sua vendetta.
7.600 guerrieri e arpie dell'impero meridionale sono caduti nell'assalto alla città. Tutti i difensori Eldar, compresa la guarnigione della città, e poco meno di un quarto della popolazione civile, giacciono senza vita nelle strade e nelle piazze.
Mentre a nord il regno di Minnonar va in pezzi, a sud le armate del Regno della Tempesta tentano di sfondare il fronte in una nuova direzione: mentre l'Armata reale avanza su Rammaj affiancata dalle forze dei naga e dei centauri, la flotta reale, ormai apdrona dei mari, raduna tutte le forze disperse per i mari sbarcandoli in appoggio al tentatiuvo di invasione. L'intenzione è ovviamente quella di combattere su un terreno diverso dalle pianure insanguinate di Loki dove l'esercito di Nilin è trincerato ormai da anni su solide posizioni difensive e in effetti le truppe dell'arpia marciano inevitabilmente incontro alle forze alleate per bloccare ogni eventuale avanzata contro Kyrne Lamiya. Come ogni anno le forze di Nilin hanno ricevuto rinforzi massicci ma gli alleati hanno gettato tutte le loro forze in un vero e proprio "all in" arrivando a sfiore gli 86mila effettivi contro i 66mila guerrieri al comando di Nilin: per la prima volta nella guerra il rapporto truppe sembra essere nettamente a favore degli attaccanti. D'altro canto le forze imperiali comprendono lancieri e truppe corazzate oltre a migliaia di Artigli e Furie e poco meno di ventimila arpie arciere la cui letale rpecisione è ormai ben nota; fra gli alleati solamente la Tempesta può schierare truppe di fanteria pesante in grado di affrontare la potenza grezza degli imperiali mentre le forze naga e centauri sono nettamente più leggere.
Lo scontro inizia con un fitto lancio di magie da entrambe le parti; in particolare il mago delle froze della Tempesta, un elfo giunto appositamente d aMinnonar, lancia una magia di protezione sull'esercito alleato riuscendo così a contrastare, almeno in parte, la magia dei venti utilizzata dalle arpie: un grido di esultanza si leva dai soldati quando le frecce lanciate dal nemico colpiscono infliggendo epsanti danni certo, ma senza la precisione sovrannaturale data dal controllo dei venti; sfortunatamente però le frecce alleate vengono ancora deviate d venti contrari...lo scudo magico riesce infatti a proteggere dalle magie nemiche ma non estende il suo effetto sull'esercito avversario. Lo scontro divempa ferocemente su tutto il fronte, am ancora una volt ai centauri sono i primi ad essere in difficoltà: i tiri dei loro arcieri vengono in massima parte deviati mentre le loro cariche si trovano di fronte un muro compatto di lancieri ...si direbbe che Nilin ha ormai sviluppato una tattica collaudata contro i quadrupedi che sfortunatamente mancano di truppe epsanti con cui contrastare il nemico efficacemente. Dal canto loro i Naga ingaggiano furiosamente il fianco opposto contando sul numero ma anche sull'Aatme: il titano evocato dai fedeli di Krietiva ottiene buoni risultati contro le Furie e le truppe corazzate, compensando la maggiore pesantezza delle forze delle arpie. Al centro invece infuria lo scontro fra la cavalleria pesante imperiale e i corpi degli Artigli avvinti in scontro mrotale contro i fanti di mare e le forze principali della Tempesta.
Lo scontro si protrae per diverso tempo ma sia pure lentamente le forze alleate sembrano guadagnare terreno, specialmente sul fronte tenuto dai Naga che con quasi 10mila fanti leggeri e l'Aatme, pur subendo terribili eprdite, stanno spingendo indietro l'ala imperiale. Sull'ala opposta i mercenari nanici danno buona prova di sè contro lancieri e truppe corazzate mentre al centro i fanti di mare e la fanteria epsante della tempesta si battono alla pari con cavalieri e Artigli.
Mentre gli ufficiali esortano i sodlati a spingere in avanti da un lato e a tenere duro sul fronte opposto, squilli di trombe echeggiano sul campo di battaglia. I soldati sudati e impolverati che riescono a trovareun istante per tergersi la fronte e controllare la causa di tanto frastuono sentono un brivido correre lungo la schiena...improvvisamente l'esercito reale di Britannia si è amterializzato sul campo di battaglia, in perfetto ordine. File e file di cavalieri, crociati, arcieri freschi e pronti alla battaglia. Mentre gli stendardi garriscono al vento, i cavalieri abbassano le lance e caricano...centrando in pieno lo schieramento alleato!
Quali che siano stati i diverbi che sono intercorsi un anno fa fra Britannia e l'Impero essi sono stati risolti, a quanto sembra, e le forze britanniche hanno ripreso il loro posto a fianco delle forze imperiali, non un momento troppo presto. L'effetto della carica britannica cambia le sorti della battaglia: tremila cavalieri britannici si abbattono contro i emrcenari nanici infliggendo gravi eprdite e tentando una manovra di aggiramento per colpirli alle spalle mentre settemila fra fanti epsnati e crociati convergono al centro contro i fanti di mare della tempesta facendo a pezzi persino i Trent evocati dal mago elfico nel tentativo di sfondare il centro nemico; arcieri e fanti leggeri bersagliano l'Aatme, il quale dopo essersi ben comportato contro le truppe pesanti delle arpie si trova inopinatamente in difficoltà contro le unità più leggere.
Vedendo sfuggire quella che sembrava ormai una vittoria assicurata gli alleati raddoppiano gli sforzi, ma invano; debbono anzi guardarsi dal centro nemico che già considerevolmente forte è ora passato al contrattacco mentre sull'ala mercenari e centauri reggono con difficoltà. E tuttavia gli imperiali esausti non riescono a loro volta a sfondare.
Quando dopo un giorno e una notte di combattimenti i due eserciti finalmente si separano non è perchè si sia giunti ad una conclusione ma perchè semplicemente, uomini , naga, centauri e arpie, non riescono letteralmente più ad alzare la spada, o correre o volare, o anche solo strisciare. Lentamente, di comune accordo, le due armate si separano dopo l'ennesima, inutile carneficina ma il rimpianto maggiore è certamente quello delle truppe alleate mai così vicine ad ottenere la vittoria.
Senza precedenti le perdite dei due eserciti: 23,000 morti fra gli alleati, 18,500 fra le forze dei due imperi.
Il quinto anno di guerra si apre con l'intervento dell'Unione di Carandor che decide di unire le proprie forze a quelle del Regno della Tempesta per cercare di ricacciare le arpie dal territorio di Minnonar , da anni ormai esposto alle devastazioni delle forze comandate prima da Falka ed ora da Ilias. Divise in due tronconi le forze dell'Unione pianificano di riunirsi con le forze che anche la Tempesta stà inviando da ovest per procedere poi ad una avanzata congiunta, ma fin dalle prime battute si capisce che la situazione non potrà svolgersi nella maniera pianificata...non appena le forze unioniste entrano in Minnonar infatti si trovano di fronte una nazione lacerata dalla guerra civile.
Mentre l'inverno cede il passo alla primavera la tensione non ha fatto altro che aumentare nel regno di Minnonar. Alla vigilia della stagione bellica infine il Consiglio della Corona richiese un incontro con la regina regnante. Nel corso di una udienza drammatica i nobili del Consiglio ricordarono alla regina tutti i fallimenti riportati dalla sua ascesa dal trono, le guerre perse, il territorio perduto, la reputazione infamata chiedendo niente di meno che l'abdicazione della regina Elenwen. al rifiuto sdegnato della regina il Consiglio reagì con un proclama dichiarando Elenwen Elensil deposta dalla carica e avocando i poteri sovrani ad una reggenza nominata dal Consiglio della Corona.
Da qui in poi la situazione precipita: le guardie che la regina invia ad arrestare il Consiglio vengono respinte da un drappello di guerrieri che indossano i colori del Consiglio, palesemente addestrati e preparati in segreto in vista di questo giorno e quando la regina ordina all'esercito riunito ad Almarillan di intervenire il risultato è un ammutinamento che si allarga fino a coinvolgere poco meno della metà dei militari affollati nella città.
Mentre nelle strade di Almarillan i soldati fedeli al Consiglio si scontrano con coloro rimasti fedeli alla regina, in tutte le grandi città del regno la Guardia Nobile, così chiamano sè stessi i sostenitori del Consiglio della Corona, attaccano le guarnigioni reali, riportando alcuni clamorosi successi: le città del sud infatti, terrorizzate dalla atrocità commesse dalle arpie e ormai preda della disaffezione nei confronti della regina che ha trascinato il suo popolo in una guerra disastrosa e ha poi lasciato il sud in balia dell'Impero meridionale, non oppongono alcuna resistenza ai ribelli quando non li aiutano attivamente. Galsinya, Rilmeren e Val Nira dopo pochi giorni innalzano la bandiera della ribellione e sono pressochè perdute per i lealisti che solamente ad Ainatur riescono a sopraffare la Guardia Nobile e tenere la città in nome della regina.
Ad aumentare ulteriormente il caos, nelle regioni di Fanyati e Altamar scoppia una seconda ribellione, anche se da quanto sembra staccata dalla rivolta dei nobili del Consiglio della Corona. Questi ribelli infatti proclamano non solo la propria totale estraneità rispetto agli intrighi della capitale, ma anche la propria intenzione di separarsi completamente dal regno di Minnonar il cui governo centrale, a parer loro, non è più in diritto di rappresentare tutti gli Eldar. Il Movimento Separatista, questo il nome che i ribelli hanno dato a sè stessi, prende rapidamente piede fra la scontenta popolazione eldar facendo proseliti in tutte le classi e non passa molto prima che anche queste regioni siano perdute per il governo centrale. Fortunatamente per le forze dell'Unione i Separatisti non mostrano ostilità verso Carandor che anzi viene vista con simpatia per il suo intervento a favore degli eldar e le forze dell'Unione che entrano a Fanyati dirette verso sud non vengono molestate.
Intanto nella capitale gli scontri proseguono per ben dieci giorni con gravi perdite da entrambe le parti e fra gli innocenti civili finchè in ultimo le forze della regina riescono a prendere d'assalto il palazzo del Consiglio e a darlo alle fiamme; la maggior parte dei nobili riesce però a sfuggire alla cattura e a lasciare la città per rifugiarsi nei territori dove la rivolta ha preso il potere. Qualche tempo dopo il Consiglio della Corona fa nuovamente parlare di sè lanciando un proclama dalla città di Val Nira affermando die ssere l'unico governo legittimo di Minnonar ed esortando tutti gli eldar a riunirsi sotto la bandiera della Guardia Nobile.
Ma il peggio deve ancora venire: non sono passati che pochi giorni dai disordini che la capitale si trova di fronte un imprevisto, e mortale, pericolo. Mentre le armate dei soccorritori si trovano ancora a Sendylimion, a molte leghe di distanza, un'armata immensa giunge da sud, gli esploratori parlano di un numero di 55-58mila guerrieri, un mare di stendardi con le Ali e l'Artiglio dell'Impero meridionale. L'armata di Ilias marcia sulla capitale Eldar con un numero di effettivi molto più alto di quanto ci si attendeva, preceduta dal colossale Arconita, la cui sola presenza getta un'ombra sul campo di battaglia. Anche le illusioni che il nemico intenda operare una semplice diversione o operare un normale assedio sono di breve durata: dopo ilt empo minimo richiesto dai preparativi l'armata parte all'assalto della città, in un mattino avvolto da una fittissima ed innaturale nebbiolina grigiastra che sembra rendere ogni cosa triste e spaventosa. Guerrieri in armatura nera escono dalle fitte nebbie per lanciarsi contro le difese mentre nel cielo plumbeo risuonano le grida delle arpie nella loro lingua natale e piovono frecce mortali; assistiti dalla popolazione e dai superstiti della guarnigione gli eldar si apprestano a resistere nel loro giorno più lungo.
Ma ancora, ancora non è finito l'elenco dei disastri che si abbattono sugli eldar: ad un tratto dalle fitte nebbie, come un incubo che si materializza dal nulla, Shooting Star, l'Antico Drago, emerge dalle tenebre per sputare fuocoe fiamme sulle mura avvolgendo i difensori in una atroce morte rossa mentre le poche e sparse frecce che i terrorizzati eldar dirigono nella sua direzione rimbalzano innocue sulla sua corazza.
Per un tempo che sembra infinito l'Antico Drago imperversa sulla città, sputando fuoco sulle mura, abbattendo torri con la coda e gli artigli, spargendo morte nelle fila dei difensori; il tutto mentre i pugni artigiati dell'Arconita battono e ribattono sulle porte della città mentre il colosso di ferro impegna le sue forze nell'aprire un varco per le forze di terra, interrompendosi solo per lanciare arcane grida che nessun essere vivente dovrebbe essere in grado di fare, tanto meno uno scheletrico costrutto di ferro e acciaio.
La storia un giorno narrerà dell'eroica difesa dei soldati eldar, di come, traditi dai propri nobili e soverchiati da forze immani abbiano resistito coraggiosamente al terrore che veniva dalla terra e dal cielo, di come, perdute le mura e sfondate le porte, abbiano resistito casa per casa facendo pagare un caro prezzo alle soldatesse arpie e ai loro guerrieri schiavarazza; di come la popolazione civile abbia aiutato i difensori in ogni modo possibile prendendo in molti casi le armi cadute ai morti per continuare a combattere...
Invano.
L'ultima resistenza fu, come era da prevedersi, al palazzo reale. Qui gli ultimi difensori degli eldar si radunarono per l'ultima difesa, qui Ilias in persona darà l'ordine per l'ultimo attacco che verrà condotto solamente dai cosiddetti Artigli, una misura, si dice, volta soprattutto ad assicurarsi che non vi sarebbe stata pietà alcuna per gli abitanti del palazzo. Una sola persona uscirà viva dall'edificio al termine dei combattimenti...la regina Elenwen, ferita e sanguinante, trascinata da due guerriere come un sacco di patate di fronte alla comandante degli invasori.
"E' un vero piacere incontrarti, preda." furono le glaciali parole dell'Arpia "Grazie a te, non ho più una sorella. Se fosse stato per te, ne avrei perdute due. Per molto tempo ho sognato di come avrei posto fine alla tua vita, delle sofferenze che ti avrei inflitto...ma in fondo, non è nemmeno colpa tua, sei solamente un'animale feroce, una bestia priva di cervello. Una preda. E come preda verrai trattata."
Alcuni giorni dopo, le foreste attorno ad Almarillan furono teatro di una scena molto particolare. Elenwen Elensil, un tempo regina degli eldar, fu rilasciata nuda e disarmata nelle foreste. Due ore dopo le arpie diedero inizio alla caccia.
Quando fu tutto finito, la testa di elenwen Elensil venne spiccata dal busto ed inviata a Kyrne Lamiya. In nome della Prima e di tutte le Sorelle del Territorio di Caccia Ilias proclamò agli eldar superstiti che l'Exterminatus che pendeva sulla loro razza poteva considerarsi annullato.
Silene aveva avuto la sua vendetta.
7.600 guerrieri e arpie dell'impero meridionale sono caduti nell'assalto alla città. Tutti i difensori Eldar, compresa la guarnigione della città, e poco meno di un quarto della popolazione civile, giacciono senza vita nelle strade e nelle piazze.
Mentre a nord il regno di Minnonar va in pezzi, a sud le armate del Regno della Tempesta tentano di sfondare il fronte in una nuova direzione: mentre l'Armata reale avanza su Rammaj affiancata dalle forze dei naga e dei centauri, la flotta reale, ormai apdrona dei mari, raduna tutte le forze disperse per i mari sbarcandoli in appoggio al tentatiuvo di invasione. L'intenzione è ovviamente quella di combattere su un terreno diverso dalle pianure insanguinate di Loki dove l'esercito di Nilin è trincerato ormai da anni su solide posizioni difensive e in effetti le truppe dell'arpia marciano inevitabilmente incontro alle forze alleate per bloccare ogni eventuale avanzata contro Kyrne Lamiya. Come ogni anno le forze di Nilin hanno ricevuto rinforzi massicci ma gli alleati hanno gettato tutte le loro forze in un vero e proprio "all in" arrivando a sfiore gli 86mila effettivi contro i 66mila guerrieri al comando di Nilin: per la prima volta nella guerra il rapporto truppe sembra essere nettamente a favore degli attaccanti. D'altro canto le forze imperiali comprendono lancieri e truppe corazzate oltre a migliaia di Artigli e Furie e poco meno di ventimila arpie arciere la cui letale rpecisione è ormai ben nota; fra gli alleati solamente la Tempesta può schierare truppe di fanteria pesante in grado di affrontare la potenza grezza degli imperiali mentre le forze naga e centauri sono nettamente più leggere.
Lo scontro inizia con un fitto lancio di magie da entrambe le parti; in particolare il mago delle froze della Tempesta, un elfo giunto appositamente d aMinnonar, lancia una magia di protezione sull'esercito alleato riuscendo così a contrastare, almeno in parte, la magia dei venti utilizzata dalle arpie: un grido di esultanza si leva dai soldati quando le frecce lanciate dal nemico colpiscono infliggendo epsanti danni certo, ma senza la precisione sovrannaturale data dal controllo dei venti; sfortunatamente però le frecce alleate vengono ancora deviate d venti contrari...lo scudo magico riesce infatti a proteggere dalle magie nemiche ma non estende il suo effetto sull'esercito avversario. Lo scontro divempa ferocemente su tutto il fronte, am ancora una volt ai centauri sono i primi ad essere in difficoltà: i tiri dei loro arcieri vengono in massima parte deviati mentre le loro cariche si trovano di fronte un muro compatto di lancieri ...si direbbe che Nilin ha ormai sviluppato una tattica collaudata contro i quadrupedi che sfortunatamente mancano di truppe epsanti con cui contrastare il nemico efficacemente. Dal canto loro i Naga ingaggiano furiosamente il fianco opposto contando sul numero ma anche sull'Aatme: il titano evocato dai fedeli di Krietiva ottiene buoni risultati contro le Furie e le truppe corazzate, compensando la maggiore pesantezza delle forze delle arpie. Al centro invece infuria lo scontro fra la cavalleria pesante imperiale e i corpi degli Artigli avvinti in scontro mrotale contro i fanti di mare e le forze principali della Tempesta.
Lo scontro si protrae per diverso tempo ma sia pure lentamente le forze alleate sembrano guadagnare terreno, specialmente sul fronte tenuto dai Naga che con quasi 10mila fanti leggeri e l'Aatme, pur subendo terribili eprdite, stanno spingendo indietro l'ala imperiale. Sull'ala opposta i mercenari nanici danno buona prova di sè contro lancieri e truppe corazzate mentre al centro i fanti di mare e la fanteria epsante della tempesta si battono alla pari con cavalieri e Artigli.
Mentre gli ufficiali esortano i sodlati a spingere in avanti da un lato e a tenere duro sul fronte opposto, squilli di trombe echeggiano sul campo di battaglia. I soldati sudati e impolverati che riescono a trovareun istante per tergersi la fronte e controllare la causa di tanto frastuono sentono un brivido correre lungo la schiena...improvvisamente l'esercito reale di Britannia si è amterializzato sul campo di battaglia, in perfetto ordine. File e file di cavalieri, crociati, arcieri freschi e pronti alla battaglia. Mentre gli stendardi garriscono al vento, i cavalieri abbassano le lance e caricano...centrando in pieno lo schieramento alleato!
Quali che siano stati i diverbi che sono intercorsi un anno fa fra Britannia e l'Impero essi sono stati risolti, a quanto sembra, e le forze britanniche hanno ripreso il loro posto a fianco delle forze imperiali, non un momento troppo presto. L'effetto della carica britannica cambia le sorti della battaglia: tremila cavalieri britannici si abbattono contro i emrcenari nanici infliggendo gravi eprdite e tentando una manovra di aggiramento per colpirli alle spalle mentre settemila fra fanti epsnati e crociati convergono al centro contro i fanti di mare della tempesta facendo a pezzi persino i Trent evocati dal mago elfico nel tentativo di sfondare il centro nemico; arcieri e fanti leggeri bersagliano l'Aatme, il quale dopo essersi ben comportato contro le truppe pesanti delle arpie si trova inopinatamente in difficoltà contro le unità più leggere.
Vedendo sfuggire quella che sembrava ormai una vittoria assicurata gli alleati raddoppiano gli sforzi, ma invano; debbono anzi guardarsi dal centro nemico che già considerevolmente forte è ora passato al contrattacco mentre sull'ala mercenari e centauri reggono con difficoltà. E tuttavia gli imperiali esausti non riescono a loro volta a sfondare.
Quando dopo un giorno e una notte di combattimenti i due eserciti finalmente si separano non è perchè si sia giunti ad una conclusione ma perchè semplicemente, uomini , naga, centauri e arpie, non riescono letteralmente più ad alzare la spada, o correre o volare, o anche solo strisciare. Lentamente, di comune accordo, le due armate si separano dopo l'ennesima, inutile carneficina ma il rimpianto maggiore è certamente quello delle truppe alleate mai così vicine ad ottenere la vittoria.
Senza precedenti le perdite dei due eserciti: 23,000 morti fra gli alleati, 18,500 fra le forze dei due imperi.
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