[Recensione] La Storia Infinita, di Michael Ende

Oghard "El Burro" Fireburp

Admin
Fantacalciaro
evento708971175.JPG

Titolo libro: La Storia Infinita
Autore: Michael Ende
Genere: Fantastico
Anno di pubblicazione: 1979

Nel 1937 un giovanissimo Michael Ende (aveva appena 8 anni) deve affrontare la morte del suo migliore amico, Willie; nel '79 lo scrittore lo rende immortale tramite il personaggio di Bastiano, protagonista di un libro di successo planetario.

"La Storia Infinita" è uno di quei romanzi che può essere letto a qualsiasi età.
L'inizio è subito atipico, con la scritta "otairauqitnA ilodnairoC odarroC olraC eralotiT", rigorosamente al contrario, della porta che viene aperta nelle prime righe della prima pagina; Ende ci abitua subito ad una struttura ben definita, divisa in capitoli che cominciano con capilettere che fanno il verso alle prime miniature dei manoscritti medievali. I capitoli sono 26, come le lettere dell'alfabeto tedesco, e denominati in base all'ordine dello stesso (come l'Odissea). La stessa copertina raffigura un simbolo (due serpenti di cui uno bianco e uno nero che si mordono a formare un ovale) che sarà una costante in tutta la lunga favola e che è la taoistica chiave di lettura del romanzo: la storia è infatti incentrata principalmente su due livelli di narrazione appartenenti a due mondi differenti (il mondo reale e quello di Fantasia) che si intrecciano sino a rendere indistinguibile la differenza, con il collasso della cosiddetta "quarta parete" (in un certo senso si potrebbe parlare anche di una "quinta parete") che di solito separa il lettore, di solito passivo spettatore, dal protagonista/attore. La storia ha dunque due personaggi principali, Bastiano, il quale comincia come spettatore (o meglio lettore) della questua di Atreiu, il giovane pelleverde che, da bravo eroe, ha ricevuto l'incarico di salvare il suo mondo dalla minaccia del Nulla, che inesorabilmente inghiottisce zone sempre più vaste del regno di Fantasia. Ben presto Atreiu apprende che solo un nuovo nome da dare all'Infanta Imperatrice, saggia sovrana di tutte le sue terre, potrà impedire il collasso del suo universo. Ed è qui che entra in scena il sempre più incredulo Bastiano, che si riscopre unico possibile salvatore di quell'universo poggiato sulle pagine del libro, fino a relegare il buon Atreiu ad un ruolo di secondo piano; quando infatti Bastiano viene invitato dall'Infanta Imperatrice a darle il nuovo nome e a ricreare da un semplice granello di sabbia l'intero mondo di Fantasia, il goffo ragazzino diventa in breve l'assoluto protagonista, assurgendo quasi allo status di divinità creatrice. Comincerà proprio qui il suo viaggio, un viaggio diverso da quello di Atreiu, nel quale l'unica persona da dover salvare sarà proprio se' stessa. E ci riuscirà, ma non senza qualche passo falso, come è giusto che sia in ogni favola.

Il linguaggio semplice, a tratti anche infantile, rende il libro fruibile ai ragazzi che si avvicinano alla lettura per la prima volta, e che non possono fare a meno di appassionarsi alle vicende del pelleverde nel disperato tentativo di completare la sua fondamentale questua, o semplicemente immedesimarsi nel goffo Bastiano; ad un livello semantico più elevato, il lettore più adulto non può fare a meno di affascinarsi alle parole di saggezza che il coraggioso Atreiu scambia con le numerose creature del mondo di Fantasia, prime tra tutte le più anziane come la vecchissima Morla, o la/le temibile/i "Ygramul le Molte"; è soprattutto nella seconda parte del libro, che lo scrittore Michael Ende dà il meglio di se', mettendo in risalto il processo di formazione e crescita di Bastiano che da semplice lettore diventa man mano sempre più protagonista della vicenda; insomma un vero e proprio Bildungsroman circolare che parte con l'infanzia del protagonista reale e vi ritorna solo alla fine, solo dopo che Bastiano, avendo avuto a che fare con la gloria dell'eroicità e un'onnipotenza domata solo dalla sua fantasia, per le quali ha rinunciato ai suoi ricordi della vita reale, (e per le quali compie più volte scelte sbagliate che lo porranno contro il suo migliore amico, Atreiu, simbolo della genuinità e della purezza dello spirito) giunge ad un punto zero, anzi un punto zero+1, dove la sua mente vuota ma finalmente lucida si ritrova supportata dai riscoperti valori dell'umiltà e della maturità, con i quali può finalmente ritrovare la felicità nelle cose semplici della vita reale che tanto odiava.

Come il serpente, anzi, i serpenti, che si mordono la coda, La Storia Infinita non ha una fine vera, ma è piuttosto parziale, ed è lo stesso Ende a metterci a corrente di una legge fondamentale che regola il mondo di Fantasia: non è possibile abbandonarlo se non si pone un termine a tutte le storie cominciate. E le storie "cominciate" da Bastiano, ma anche dallo stesso autore, sono molteplici e si ramificano ogni qual volta lo scrittore introduce un personaggio, più o meno importante, il quale ha un passato, ma soprattutto un futuro che si perde nelle nebbie delle possibilità, delle infinite probabilità scaturite dalla creatività, dalla fantasia umana. Sebbene il lettore segua quasi esclusivamente le vicende di Atreiu e Bastiano, La Storia infinita è anche una miniera inesauribile di spin-off, i quali vengono solo accennati con la rituale frase: "Ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta". Ancora una volta Ende allude alle infinite potenzialità della mente umana, e all'immortalità della narrativa, che accompagna la storia dell'uomo sin dai suoi albori. La fantasia come capacità fondamentale del demiurgo, dello scrittore, di Bastiano, che con il solo potere della volontà (potremmo dire, parafrasando Nietsche, la volontà di potenza) autorealizza il suo fantastico percorso di crescita.

Ende si erge a nuovo Tolkien con la creazione di un mondo mitico e surreale, un Tolkien più infantile e meno linguista (anche se non mancano interessanti spunti sullo studio della trasmissione delle storie, incentrato soprattutto sull'alfabeto), nei toni e nella qualità del racconto. Non mancano tuttavia le parti di terrore e tensione, tra cui il dialogo con Mork, il lupo mannaro, e la continua incombenza del Nulla divoratore della fantasia e dell'originalità umana, soprattutto nella prima parte del libro. Ende dimostra che si può ancora scrivere in maniera elementare e stupire, sia per i contenuti che per la scorrevolezza della trama; in parole povere, ci fa ricordare che è ancora possibile costruire un'epica di fine millennio; e i ragazzi del duemila non dovremmo dimenticare questa lezione.

Nota: da questo romanzo sono stati tratti ben tre film, di cui il primo famosissimo: La storia infinita di Wolfgang Petersen (1984), La storia infinita 2 di George Miller (1990), La storia infinita 3 di Peter MacDonald (1994). Altrettanto celebre è la colonna sonora, con il conosciutissimo brano "The Never Ending Story", interpretato dal cantante britannico pop rock/new wave/dance Limahl, all'epoca da poco uscito dal gruppo musicale dei Kajagoogoo, il cui testo è stato scritto da Keith Forsey, su musica del produttore italo-americano Giorgio Moroder. Nella versione tedesca del film di Petersen, tuttavia, la canzone non appare.
The_neverending_story.jpg
[sup]
La copertina del singolo "Neverending Story" di Limahl.

I film però mantengono solo l'impianto narrativo della prima parte, sfruttando a pieno il tema del viaggio di Atreiu nel mondo fantastico di Fantasia. Lodevole per gli effetti speciali, la trilogia cinematografica non tenta nemmeno di superare lo stereotipo del kolossal da Blockbuster, e tradisce l'intento formativo dello scrittore, al punto da convincere Ende a fare causa ai produttori per essere escluso dai titoli di testa...una causa che non vincerà. Dirà infatti dell'evento:

2032-1.jpg
«Auguro la peste ai produttori. Mi hanno ingannato: quello che mi hanno fatto è una sozzura a livello umano, un tradimento a quello artistico».



Maby, o chi lo sa: mi potete spiegare come si fa il sigcenter? Così aggiusto un po il format con le immagini e il testo. Grazieeee :D
 
Alto